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Un bellissimo titolo, Il sospetto del paradiso, quello assegnato alla prima mostra dedicata a Patrizia Cavalli (Todi, Perugia, 1974 – Roma 2022), uno dei maggiori poeti del Novecento, unico nel panorama italiano e internazionale per originalità di linguaggio, potenza evocativa di immagini, suoni e colori, intensità lirica e profondità di pensiero. In un salone del primo piano al Macro di Roma, l’esposizione si snoda sulle pareti e su più registri, nelle teche centrali e tra i duecento scatti fotografici di Lorenzo Castore, mentre scorre il video di Gianni Barcelloni.
La mostra sulla casa di Patrizia Cavalli
Le fotografie e le tante pagine stampate e manoscritte ci accompagnano nella casa romana della Cavalli in Via del Biscione presso Campo de’ Fiori, da lei abitata per mezzo secolo, e la sua voce profonda e fanciullesca dà senso e realtà alla nostra immersione. Non si tratta di una mostra fotografica nell’accezione tradizionale, ma è piuttosto un ingresso autorizzato, sebbene a passi cauti – giapponesi direbbe lei –, nel suo mondo privato. Un mondo fatato e insieme oscuro, pieno di cose, amici, facce, animali, pensieri, appunti, cataloghi in bozza o editati, bella e commovente quotidianità: eppure di quotidiano non vi è, né vi era nulla, nella sua esistenza e nelle sue abitudini, come la mostra illustra perfettamente.
Gli scatti accorpati in serrata sequenza restituiscono una successione filmica e reale degli ambienti, ma allo stesso tempo onirica nell’apparizione alternata di cose e persone, parole e appunti. La mostra somiglia enormemente a lei stessa e alle sue liriche: semplice, ruvida, incantevole, misteriosa e insieme splendida, mai retorica e sempre fulminante. La sua casa nel tardo Novecento è stata un luogo di scambio fondamentale per la cultura italiana di allora, favorito e sostenuto dall’incontro della Cavalli con Elsa Morante, che per prima ne riconobbe il valore e la introdusse nel mondo dell’intellettualità più fine e colta.
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Chi era Patrizia Cavalli
Una doppia sezione di dattiloscritti, manoscritti e pagine stampate svela il processo poetico che dalla suggestione giunge alla parola, tra bozze, correzioni, precisazioni, negazioni, fino all’apparire delle celebri composizioni. Un terzo settore è dedicato ai progetti editoriali di carattere artistico, compiuti o di collaborazione, cui la Cavalli ha lavorato nel tempo. Nel centro della sala una grande teca contiene un centinaio di appunti, che passano amabilmente dalle più comuni annotazioni giornaliere, ai proponimenti rivolti a sé stessa, fino a ricordi e pensieri già traboccanti di immagini e di poesia.
Le fotografie di Patrizia Cavalli in mostra
Il suo bel viso diafano e biondo si affaccia ovunque a sorvegliare il nostro incauto incedere attraverso le sue stanze, tra le poltrone, le tazze, i gatti, i quadri, i libri e gli scaffali pieni di oggetti, ognuno dei quali sembra narrare una storia, perché solo ad essi appartiene la vita, essi misurano le distanze e i riconoscimenti, restituiscono la forma invariata dell’incanto (…). E intanto la sua bella voce rude ma morbida risuona dalla sua stessa casa mentre legge le sue liriche e chiacchiera della vita, della morte, della noia, della felicità e della faccia di Elsa Morante. Mentre si ostina, insomma, a far parlare il nulla. E forse è davvero un paradiso.
Francesca Bottari
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