L’abbraccio moderno può essere rappresentato da quello che circonda, come una corona di fiori, il treno sbuffante nel quadro di Boccioni Gli Addii (1911-12). Boccioli chiusi intorno a un congedo: immagine con cui il pittore futurista dipinse l’ultimo assaggio di odori e corpi prima del distacco. Quella che Roland Barthes definì “L’amorosa quiete delle tue braccia” citando una canzone di Henri Duprac, in questo quadro è squassata dal fiato meccanico della macchina, fredda esecutrice del distacco, numerato 6947. L’abbraccio è dunque un tema ricco di spunti, che la storica dell’arte Virtus Zallot ha trattato nel suo ultimo libro: Un Medioevo di abbracci. Non solo d’amore, non solo umani. Si tratta di un nuovo capitolo tematico per questa scrittrice, che già ci ha parlato del corpo nel medioevo da una prospettiva tricologica (Sulle teste nel Medioevo. Storie e immagini di capelli, Il Mulino Bologna 2021).
Il significato profondo dell’abbraccio
C’è un senso più profondo nelle varianti di un gesto – quello dell’abbraccio – che congiunge e risolve una contiguità umana, sia essa rivolta all’incontro sia essa protesa al distacco. Il senso profondo di quando una congiunzione viene negata, come quella negazione che abbiamo vissuto durante la pandemia, e per questo ancor più desiderata.
Voluto tanto da apparire nei ricordi, l’abbraccio diviene, così un’immagine di senso, oltre che dei sensi.
L’abbraccio nel libro di Virtus Zallot
Zallot non è per nulla nuova a questi temi, di cui l’abbraccio è forse un caso semiotico, che travalica la riduzione essenziale della distanza tra corpi sino alla fusione. Non solo d’amore e non solo umani sono gli abbracci di cui parla Zallot. Il suo approccio di Nouvelle Historie – che ci ricorda le incursioni di Chiara Frugoni nella storia delle mentalità medievali – qui crea relazioni tra poesia e pittura sino all’amplesso tra due discipline che da tempo si corteggiano a distanza. Non sembra esserci, infatti, seduzione della parola cui l’immagine non ceda, risolvendo nel visibile l’evocazione di un’atmosfera in cui s’intrecciano respiri e tepori.
L’abbraccio analizzato in termini visivi da Virtus Zallot
Andre Chastel, che aveva analizzato i gesti delle mani nell’arte, ci suggeriva: “[…] se non conosciamo il soggetto, per mancanza di titolo o perché è un tema che ignoriamo […] la nostra sensazione sarà di partire dai gesti”. Così, se studiose come Chiara Frugoni hanno riletto i gesti sul piano sociale, ora Zallot stabilisce i termini di una relazione con quello che può essere verificato visivamente.
Quasi a fugare l’illusione della presenza immaginaria, l’abbraccio è di fatto il contatto più stretto con l’amato, è una verifica di corporeità che però diventa il più puro amplesso col carattere astratto di un sentimento.
L’abbraccio nella storia dell’arte nel libro di Virtus Zallot
Il tragitto iconografico scelto dall’autrice attraversa il Medioevo per giungere al Salone dei mesi in Palazzo Schifanoia a Ferrara, dove il pittore Ercole de Roberti dipinge l’intreccio fecondo tra Marte e Ilia da cui nasceranno Romolo e Remo.
Più dinamica è l’aerea fuga di Clori trattenuta da Zefiro nella Primavera di Botticelli, traduzione in immagine dei Fasti di Ovidio, in cui il soffio preclaro e caldo cinge la natura per fecondarla di fiori. E ancora, l’abbraccio consolatorio può anche trasformarsi in una trappola che determina il giudizio inappellabile della morale per l’inequivocabilità del gesto, la fragranza della prova di peccaminosa riduzione delle distanze tra anime incorrotte.
Di tutt’altra natura è l’abbraccio materno di cui l’iconografia mariana è colma. Il concilio di Efeso nel 413 dichiarando la maternità divina della Vergine ha di fatto autorizzato la raffigurazione dell’abbraccio tra Maria e Gesù bambino. La vergine Theotokos ha quindi ragion d’essere unita al figlio da un abbraccio materno e, pertanto, reso dolce dall’atteggiamento affettuoso (Glicofileusa). In questa trasposizione del gesto ordinario nel divino c’è la volontà di renderlo umano e visibile. Lo spostamento dall’astrazione dell’icona sul piano della mìmesis sta nella scelta del modello terreno. Nell’ allineamento tra visibile e sensibile è contemplata la verosimile reazione all’abbraccio da parte del pargolo divino e del devoto al crocefisso. Le fonti che supportano la lettura delle immagini vanno dalla Bibbia ai Vangeli, dalla tradizione agiografica ai romanzi cavallereschi.
Cosa distingue il libro Un Medioevo di abbracci
Tutto ciò rende questo libro qualcosa di diverso da una rassegna di esempi visivi, è la descrizione di un intreccio tra piani culturali: una metodologia capace di aprire a un approccio che unisce ricerca iconografica e semiotica. Con le braccia, infatti, si può trasportare, sollevare, sostenere, ma anche trattenere, stritolare, sicché la gestualità col variare del contesto può assumere un significato che potrebbe anche opporsi all’evidenza. Il Libro Un Medioevo di abbracci. Non solo d’amore, non solo umani, oltrepassa il limite temporale imposto dal titolo poiché tramite l’approccio di cui si parlava determina una linea di ricerca valida per tutti gli studi visuali. Per questo motivo il libro di Virtus Zallot, che del Medioevo sostanzialmente parla, può servire a rileggere in quella chiave gli abbracci di tutta la storia dell’arte come la scena della stazione dipinta da Boccioni all’inizio del Secolo Scorso.
Marcello Carriero
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