Il primo ad accorgersi del suo talento di scrittore era stato Eugenio Montale, che recensisce i primi racconti sulla rivista Pegaso nel 1932. A quell’epoca Pier Antonio Quarantotti Gambini (1910-1965) aveva ventidue anni, ma era già considerato una penna sensibile e raffinata, destinata ad una lunga carriera. Figlio del nobile Giovanni di origini istriane e di simpatie irredentiste, e di Fides Histriae Gambini, originaria di Capodistria, Pier Antonio trascorre l’infanzia nel paese di Semedella, per poi frequentare ginnasio e liceo a Capodistria e coltivare le prime amicizie letterarie a Trieste, amico di Umberto Saba e Giani Stuparich, prima di trasferirsi a Milano, dove si iscrive a giurisprudenza e comincia a scrivere le sue prime novelle, vicine allo stile di Italo Svevo.
Chi era Pier Antonio Quarantotti Gambini
Negli anni Trenta avvia alcune prestigiose collaborazioni giornalistiche, con L’Italia Letteraria e La Stampa, prima di pubblicare il suo romanzo La rosa rossa, uscito nel 1937, che inaugura una vena letteraria intrisa di memoria e fortemente legata alla sua terra, l’Istria. Nello stesso anno si laurea all’Università di Torino, e si impiega presso la società genovese di navigazione Italia, continuando però l’attività letteraria. Nel 1942, dopo aver pubblicato il racconto Le trincee, riceve una lettera da Giulio Einaudi che lo invita a pubblicare nella sua casa editrice, e nello stesso periodo diventa direttore della biblioteca civica Hortis di Trieste. Ed è proprio l’occupazione jugoslava di questa città nel 1945 il soggetto del diario Primavera a Trieste. Ricordi del 1945, dove Pier Antonio ricorda la sua lotta contro l’annessione, la perdita del posto di lavoro e la fuga clandestina ad Udine, poi a Venezia, dove rimarrà tutta la vita. Nella città lagunare assume la direzione dell’emittente radiofonica clandestina Radio Venezia Giulia e riprende, con rinnovato vigore, la scrittura, sempre legata alle sue origini, con il romanzo L’onda dell’incrociatore -il titolo gli era stato suggerito dall’amico Saba-, uscito nel 1947 e vincitore del premio Bagutta nel 1948: ambientato nel mandracchio del porto di Trieste che vede protagonisti un gruppo di ragazzi di umili origini, alle prese con il passaggio dall’adolescenza all’età adulta.
I libri e i film di Pier Antonio Quarantotti Gambini
Nel 1960 il libro ispira un film girato dal regista francese Roger Debelmas e la colonna sonora di Dalida, con il titolo Il risveglio dell’istinto, che viene massacrato dalla critica e giudicato “un disastro” dallo stesso Quarantotti. Dopo aver pubblicato altri romanzi di ambientazione istriana, come Amor militare (1955) e Il cavallo Tripoli (1956), lo scrittore si cimenta con una storia differente, La calda vita (1958), ambientata in Polonia nel 1939. Il libro viene giudicato dalla critica troppo audace per le descrizioni sessuali, immerse in un’atmosfera decadente, dai risvolti dannunziani.
Le polemiche sui libri di Quarantotti Gambini
Nonostante le polemiche, dall’opera viene tratto un film, girato da Florestano Vancini, uscito sugli schermi nel 1964. Pier Antonio viene stimato anche come saggista, autore di Sotto il cielo di Russia (1963) e Luce di Trieste (1964), commissionato dalla Rai in occasione dell’apertura della sede triestina e pubblicato pochi mesi prima dell’infarto che colpisce lo scrittore il 22 aprile 1965. Gli scritti di Quarantotti Gambini sono stati raccolti nel volume Opere Scelte, curato da Mauro Covacich, edito da Bompiani nel 2015.
Ludovico Pratesi
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