Pubblicata da HarperCollins (2024), l’opera “La vita delle forme. Filosofia del reincanto” nasce dall’incontro virtuoso tra due protagonisti di spicco nei loro rispettivi ambiti: il filosofo italiano Emanuele Coccia e Alessandro Michele, già direttore creativo di Gucci e attualmente alla guida della maison Valentino. Con acume, viene esplorato il rapporto tra speculazione filosofica, creazione artistica e pratica sartoriale, elevando la moda a una dimensione che trascende l’artigianato e il design.
Il libro La vita delle forme
Fin dalle prime pagine, attraverso un dialogo intenso e appassionato, le voci degli autori si alternano dissolvendo progressivamente la linea di confine tra filosofia e moda: le due discipline si contaminano e si fondono, ricorrendo a linguaggi diversi per esprimere una comune ricerca di senso, con particolare attenzione a temi quali il corpo, l’identità, il tempo e la trasformazione.
I pensieri di Coccia e Michele sembrano intrecciarsi nella trama di un ordito, creando un’atmosfera quasi mistica. La scelta stilistica di differenziare i loro contributi – con il corsivo per Coccia – conferisce un ritmo fluido e coinvolgente, mentre la prosa raffinata guida il lettore in un percorso dove le forme si animano e i significati si sovrappongono, rivelandosi in modo graduale. L’elegante progetto grafico curato da Riccardo Falcinelli aggiunge un ulteriore livello di profondità al testo, evocando la complessità stratificata dei commenti del Talmud e arricchendo l’esperienza di chi vi si immerge.
La moda linguaggio segreto della vita
Il tema centrale è il concetto di forma e vita, e la moda ne diventa il linguaggio segreto. Non si tratta solo di abiti, ma di un’esperienza corporea, quasi sciamanica, che trasforma il modo in cui percepiamo e abitiamo il mondo.
Secondo gli autori, moda e filosofia condividono un’esigenza fondamentale: liberare le idee e permettere alla vita di esprimersi attraverso le forme. La moda, in particolare, è descritta come una delle espressioni più radicali di libertà creativa, in grado di reinventare costantemente il corpo e il modo di essere nel mondo. Superando le barriere tra estetica e vita quotidiana, ogni gesto di vestizione diventa un atto di libertà e significato. La sua forza o la sua alchimia risiedono nel costante rinnovarsi, nell’abilità di combinare passato e presente, ridando vita a ciò che sembrava perduto e incarnando la “libertà di riattualizzare delle possibilità accantonate” (Michele).
Sebbene diversa nella sua struttura, anche la filosofia non è meno legata a un’idea di libertà: Coccia evidenzia come essa permetta alla vita di esprimersi attraverso le proprie forme, offrendo una via di fuga dall’immobilità del pensiero e lasciando spazio all’immaginazione e alla creatività intellettuale. In questo senso, la filosofia diventa uno strumento per far vivere le idee in modi nuovi, aprendo a nuove possibilità di interpretazione e di esistenza.
Il concetto di libertà nella filosofia contemporanea
Ogni parola, ogni frase diviene un invito a cogliere l’essenza stessa della vita. Come afferma Coccia, “il pensiero può incarnarsi nei colori, nella forma e nella fibra di un tessuto con le medesime profondità e dignità con cui si incarna in una parola”.
Senza il supporto di immagini in senso letterale, si snoda così un affascinante viaggio nella creatività e nel pensiero, articolato in sette stanze tematiche: Filosofia, Ambiguità, Animismo, Design, Collezione, Hollywood, Gemelli. Ciascuna stanza offre un’esperienza di lettura autonoma, ma connessa alle altre, fondendosi in una narrazione che arriva a toccare le dimensioni più intime della vita e delle sue rappresentazioni.
Non mancano illustri riferimenti a grandi pensatori. Uno dei momenti chiave richiamati è il debutto di Alessandro Michele come direttore creativo di Gucci nel 2015, quando i suoi comunicati stampa segnano una rottura radicale con i canoni tradizionali del linguaggio della moda. Anziché limitarsi a descrivere i dettagli estetici delle collezioni, lo stilista romano, li trasforma in “brevi trattati” intrisi di riferimenti filosofici, culturali e letterari, citando autori come Roland Barthes, Giorgio Agamben e Hannah Arendt. Questi testi, raccolti nella seconda parte del libro, testimoniano un approccio innovativo che ridefinisce i confini della couture. Da qui le premesse per una nuova sfida intellettuale e creativa.
Domenico Carelli
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