Il 9 ottobre 2024 si è tenuta la premiazione del Premio Strega Poesia 2024. C’eravamo arrivati sui passi di una serie di interviste ai cinque finalisti che hanno finito per rivelare una visione tutto sommato comune, priva di contrasti o sussulti. A dominare tra le risposte dei poeti sono stati un clima di solidarietà reciproca e un apparente – ma questo non coglie certo di sorpresa – disinteresse per l’aspetto agonistico del Premio.
Chi sono stati i finalisti al Premio Strega Poesia
Gian Maria Annovi (in gara con Discomparse, Aragno 2023), per esempio, ha concluso con uno sportivo “comunque sia, vincerà la poesia”. Sulla stessa linea le risposte degli altri, fatti salvi alcuni accenni alle opportunità personali e lavorative che la candidatura avrebbe comportato. Una voce fuori dal coro è stata Daniela Attanasio (Vivi al mondo, Vallecchi 2023) che, interrogata sul suo rapporto con la competizione, ha spiritosamente replicato “sarei felice di vincere, perché dovrebbe farmi schifo un premio?”. Le risposte sulla concezione personale della poesia sono sicuramente quelle che più hanno fatto emergere uno sguardo unico, come se al centro tra i cinque si ergesse invisibile un qualcosa uguale per tutti e quel qualcosa fosse la poesia stessa, monolitica, fattuale. Ciascuno dei cinque ha parlato di un’urgenza, un bisogno di fissare e comunicare un certo sentire. Si è parlato di un aprirsi dei sensi (Attanasio), di legame con il mondo (Frene, in gara con Eredità ed Estinzione, Donzelli 2024), di rito fossile della lingua (Cescon, Natura, Stampa2009 2023), di un modo di fare decantare lo scompiglio (Dal Bianco, Paradiso, Garzanti 2024).
Premio Strega Poesia: nel ricordo di Andrea Zanzotto
In corsa tra loro, idealmente, c’era anche il compianto poeta Andrea Zanzotto, che tanto ha significato per la carriera di Frene e Dal Bianco – essendo rispettivamente mentore e importante oggetto di studi – e che Attanasio ha menzionato nel corso dell’intervista come un collega dallo spirito affine. Un viaggio, dunque, che ha regalato uno spaccato organico e fedele del panorama poetico attuale, mostrando stili diversi ma anime concordi tra loro. Il 9 ottobre a (stra)vincere lo Strega Poesia 2024 è stato Stefano Dal Bianco e il suo Paradiso, che ha ricevuto quaranta voti su ottantanove espressi. Seconda Daniela Attanasio con diciassette, che si è aggiudicata il Premio Strega Poesia Giovani, al terzo posto Giovanna Frene con sedici voti, quarto Gian Maria Annovi con tredici voti, e quinto Roberto Cescon con tre voti.
La vincitrice del Premio Strega Poesia
Una vittoria, quella di Dal Bianco, schiacciante e annunciata dai tanti che lo davano per favorito. Non solo: si è trattato di un riconoscimento ampiamente meritato per un libro impeccabile e per una carriera senza dubbio brillante. Una premiazione di alto profilo, svoltasi al Teatro Studio Borgna di Roma e andata in onda in diretta nazionale su Raiplay, con la partecipazione di Giovanni Solimine, presidente della Fondazione Maria e Goffredo Bellonci, Giuseppe D’Avino, presidente di Strega Alberti Benevento e Lorena De Vita, Ufficio Sponsorships di BPER Banca. Una vera e propria cerimonia istituzionale, insomma, su un palco altrettanto importante.
Ho voluto aspettare un mese prima di parlarne, proprio perché mi sarebbe premuto discutere dei risvolti positivi che questa seconda edizione del Premio (l’anno scorso vinto da Vivian Lamarque) avrebbe avuto sul ruolo della poesia all’interno del dibattito pubblico. Avrei voluto fare delle considerazioni che in qualche modo prevedessero un dopo, rispetto a quella singola serata di riflettori. La realtà dei fatti, tuttavia, è che il parere a freddo che mi ritrovo a fare oggi somiglia pericolosamente a un commento che avrei potuto formulare la sera stessa.
L’effetto Farfalla del Premio Strega
L’impressione, infatti, è che questo effetto farfalla non ci sia stato, e che fuori dalla bolla degli addetti ai lavori il premio non abbia inciso poi tanto, con tendenza al nulla, diversamente dal suo corrispettivo in prosa; il quale ha quantomeno il merito di fare parlare di sé su diverse testate, anche generaliste, e per un tempo che di questi tempi, per la letteratura, è assolutamente dignitoso. Lo stesso non si può dire dello Strega Poesia, che pure nel 2023 – anno della sua creazione – era stato salutato come potenziale svolta per un genere, la poesia, che non è mai stato tra i più popolari.
Ma almeno nel circolo degli appassionati, allora, è cambiato qualcosa dal 9 ottobre? Pare di no. Questo perché, come l’anno scorso, a essere premiata è stata la casa editrice più forte sul mercato (Garzanti, mentre per la scorsa edizione Mondadori) e un autore già abbondantemente consolidato, mentre proposte altrettanto valide ma più underground erano state escluse già dalla dozzina.
Premio Strega Poesia: proposte per il futuro
Potrebbe essere interessante, in futuro, orientarsi verso realtà indipendenti e più sperimentali, rispettando lo spirito di quello stesso Premio Strega che, per la narrativa, nei decenni passati portò alla ribalta romanzi come Il Gattopardo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa e A caso di Tommaso Landolfi. Scelta che, tra l’altro, sarebbe ancora più coerente nel caso di un genere come la poesia, intrinsecamente meno aderente alla norma e meno artigianale rispetto alla prosa.
Con questo spunto, dunque, si conclude il nostro percorso con il Premio Strega Poesia e si attende di scoprire cosa riserverà il 2025. Perché il fatto di combinare la poesia con il meccanismo del voto e dell’agonismo è forse un’operazione innecessaria e vagamente assurda, certo, ma proprio per questo in fondo divertente.
Maria Oppo
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