Arte, lavoro e genitorialità: se ne parla in una fanzine. Intervista a Cristina Portolano

Una fanzine per raccontare a fumetti l’esperienza della genitorialità e della sua relazione con il lavoro artistico e freelance. L’intervista alla sua ideatrice (e contributor)

Di arte, lavoro e genitorialità Artribune si è già occupata con questa inchiesta. E ora ne ritorna a parlare grazie al progetto di Cristina Portolanofumettista e illustratrice che vive e lavora a Bologna la quale, mettendo a frutto la propria esperienza di artista free lance e neomamma, ha creato, coinvolgendo altri colleghi con una esperienza consimile, la fanzine indipendente Genitore, artista, altro…” uno spazio di carta che alcuni genitori si sono concessi per ripensare e disegnare i loro equilibrismi quotidiani, tracciando paralleli tra storie ed esperienze che, scritte separatamente, sembrano essere dei botta e risposta”. Ne abbiamo parlato con Portolano in questa intervista.

Intervista a Cristina Portolano

Come nasce l’idea di una fanzine su genitorialità e lavoro?
I primi mesi in cui allattavo mia figlia pensavo a come raccontare l’evoluzione della mia quotidianità lavorativa, come artista. In quel periodo mi sentivo tanto sola e mi chiedevo se fossi l’unica madre artista che in quel momento era ferma, se tutti gli altri artisti, anche i papà, si fermano quando diventano genitori o riescono a continuare a fare la loro vita? Partendo da queste riflessioni, anziché creare un memoir della mia gravidanza, del mio parto e della mia neo-maternità, ho deciso di fare un lavoro collettivo a più voci chiedendo ad alcuni amici come era stata per loro l’esperienza della genitorialità e come questa si incastrava con l’essere un artista.

Qual è stata la tua esperienza di fumettista in questo senso?
La mia esperienza l’ho raccontata nelle pagine di questa fanzine. Certo ho ancora tanto da raccontare e non escludo di farlo in progetti futuri.

Come è la tua giornata tipo, ora che sei madre? 
Quando mia figlia ha iniziato ad andare al nido, sono riuscita a strutturare meglio sia questo progetto che altri. Prima che lei avesse questa abitudine non riuscivo a fare nulla perché il mio tempo era scandito dai suoi bisogni e le sue esigenze e a te rimane davvero poco spazio sia fisico che mentale. Ti dico che solo a ottobre scorso, quando mia figlia ha ripreso il nido, ho finalmente realizzato scritto e disegnato la mia storia e la copertina, per poi impaginare e produrre il progetto e darlo alle stampe anche se gli artisti li ho iniziati a coinvolgere da febbraio 2024.

Come è cambiato il tuo modo di lavorare?
Cambia tanto il modo in cui percepisci il tempo. Adesso mi capita di fare molte più cose in pochissimo tempo perché so che non è più illimitato quindi devo far fruttare quello che ho. Se prima mi permettevo molti “spazi vuoti” per pensare ed elaborare adesso ne ho pochissimi ed è tutto un andare da punto A al punto B e poi C e D e via dicendo.

Come hai coinvolto e con quale idea i fumettisti, illustratori e disegnatori che ci sono nella fanzine? Quale è stata la loro reazione?
Gli artisti coinvolti nel progetto, che non finirò mai di ringraziare, sono: Paola RosiPaolo CastaldiAngelica RegniChiara Di VivonaAnna CercignanoCecilia CampironiRaffaele RiccioliDiego Miedo e Viola Sarnelli che ha scritto un breve testo critico come postfazione. Li ho coinvolti scrivendo una semplice mail in cui li invitavo, con i loro tempi considerando che appunto siamo tutti genitori, a realizzare 1 o 2 tavole in cui mi raccontavano gli aspetti pratici della loro vita da artisti e genitori condividendo con loro un file pdf con delle specifiche tecniche (tipo colori, formato, etc.). La reazione è sempre stata di entusiasmo, infatti ho ricevuto i primi contributi quasi subito con mia grande gioia e sorpresa!

Che immaginario emerge a tuo parere dalle storie che hai pubblicato? A parte la tua, ce n’è una in cui ti riconosci maggiormente?
Emerge sicuramente un immaginario di storie molto diverse tra loro ma che si parlano e dialogano. La storia di Angelica Regni parla sicuramente con quella di Paolo Castaldi. Sono molto felice di essere riuscita a coinvolgere anche tre papà. I loro contributi in questo senso sono preziosi. Poi la storia di Anna Cercignano è quella in cui mi riconosco maggiormente. Molte cose che ha scritto lei le ho pensate e vissute anche io. Come il sentirsi ferma e il riflettere sul mestiere che ti sei scelta per essere più libera ma che in questa contingenza ti ingabbia.

Come vivono le fumettiste e gli illustratori e le illustratrici italiane?
Non saprei dire, ognuno e ognuna vive una dimensione tutta sua e diversa rispetto ai colleghi e alle colleghe. Dipende molto dall’area geografica dove ti trovi, se hai la famiglia, nonni, zii e parenti vicini, se lavori più con l’estero o per un mercato italiano. Direi, però, che ce la caviamo egregiamente e dignitosamente seppur con mille difficoltà e ostacoli da superare.

Hai visto mutare nel tuo settore di riferimento la percezione del tuo lavoro da quando sei mamma?
La percezione del mio lavoro è soltanto migliorata nel mio settore. Per fortuna negli anni, dopo tanto peregrinare, ho selezionato bene le persone con cui avere delle collaborazioni stabili. Poi sono freelance e le percezioni sono mutevoli ma non scalfiscono quella che è la solidità della mia identità professionale maturata in anni e anni di esperienza. Chi non mi conosce e non ha seguito la mia evoluzione non può nemmeno giudicare il mio lavoro solo sulla base del fatto che io sia diventata madre.

Cosa vorresti che il mondo del lavoro offrisse agli artisti? Cosa credi che manchi?
Più che agli artisti vorrei che lo offrisse ai genitori in generale e credo che manchino tante cose a livello nazionale. Sto parlando dei tanti tagli fatti agli asili nido, ai bonus, alle strutture per l’infanzia, al sostegno (vero) alla genitorialità che passa necessariamente dal tempo che i genitori possono investire per se stessi. Per esempio, se in una coppia c’è uno dei due (spesso è la mamma!) che non ha un lavoro “riconosciuto” hanno pochissima possibilità che il figlio entri all’asilo nido e questo va a gravare sul genitore che non può avere letteralmente il tempo di cercarsi poi un lavoro o di intraprendere qualsiasi tipo di carriera o altra attività. 

Spiegaci meglio…
La logica è che se uno dei due non lavora (e spesso è la donna o chi non ha P.IVA e magari lavora solo con cessione di diritto d’autore) allora può prendersi cura dei figli e non c’è bisogno del posto al nido. Questo è quanto di più sbagliato e ingiusto possa esserci.
Poi per gli artisti in generale mancano spazi salubri dove magari portare i piccoli e poter lavorare fuori casa in tranquillità. Io, per esempio, i primi mesi che allattavo e mia figlia era ancora troppo piccola, andavo con lei nei bar. Un po’ leggevo e un po’ disegnavo per tenermi allenata ma era faticoso. Stare sempre in casa non fa bene alla creatività. Mancano anche sussidi specifici per chi fa lavori creativi che, spesso, non sono continuativi.

Santa Nastro

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Santa Nastro

Santa Nastro

Santa Nastro è nata a Napoli nel 1981. Laureata in Storia dell'Arte presso l'Università di Bologna con una tesi su Francesco Arcangeli, è critico d'arte, giornalista e comunicatore. Attualmente è vicedirettore di Artribune. È Responsabile della Comunicazione di FMAV Fondazione…

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