C’è tutta una scienza dietro a una carezza. Il nuovo libro di Laura Crucianelli
Come funziona il tatto? Quali sono le conseguenze psicofisiche dei gesti d’affetto che passano attraverso la nostra pelle? Il nuovo libro della neuroscienziata Laura Crucianelli lo spiega. Ne parliamo con lei
Tutto inizia dalla pelle, dice Laura Crucianelli, neuroscienziata e docente universitaria. Il tatto è il senso attraverso cui incontriamo il mondo e l’ultimo a lasciarci, il più esteso ma anche il più sottovalutato. E dopo il Covid, come sono cambiati I nostri scambi fisici? Storia naturale del tatto (edito da UTET) è un saggio dedicato all’unica lingua che dice sempre la verità ed è capace di trasmettere fiscamente le nostre emozioni.
Intervista a Laura Crucianelli
Come è nata l’idea di questo libro e il suo titolo dal sapore scientifico?
Come neuroscienziata e psicologa cognitiva, ho dedicato gli ultimi dieci anni allo studio del tatto, in particolare della percezione del tatto affettivo, o in altre parole delle carezze, e nel cercare di capire la funzione che questo senso svolge nel modo in cui percepiamo noi stessi e gli altri. Questo libro vuole proprio rappresentare un viaggio alla scoperta di questo “senso dimenticato” attraverso un fruttuoso incontro di discipline diverse, come ad esempio le neuroscienze, la psicologia, la fisiologia, e la biologia. Il titolo fa riferimento al fatto che utilizziamo il tatto in modo intuitivo e spontaneo, senza pensarci troppo quindi in maniera naturale appunto. Ma fa anche riferimento al fatto che questo senso ci accomuna a tante altre specie animali, quindi al mondo naturale. Inoltre, il tatto è il senso della concretezza, è il senso terrestre per eccellenza, ci “sporca” data la sua stessa natura, è umano, e ci radica fermamente su ciò che è reale.
Come si sono evoluti i tuoi studi e quando hai scelto questo senso come campo di ricerca?
Durante il mio percorso di studi preso l’Università di Bologna, ho iniziato ad appassionarmi al funzionamento del cervello in relazione al comportamento umano e alle emozioni. Ma è stato durante il mio dottorato di ricerca all’University College di Londra che mi sono interessata all’importanza dei sensi, in particolare del tatto, nel plasmare le nostre esperienze quotidiane e le relazioni sociali. In particolare, attraverso il lavoro in laboratorio ed in ospedale con pazienti, ho scelto di focalizzarmi sul tatto affettivo, perché questo senso rappresenta un punto d’incontro affascinante tra neuroscienze, biologia e psicologia. Ho iniziato a chiedermi: in che modo il tatto contribuisce al nostro senso di connessione con gli altri? Questa domanda ha guidato le mie ricerche, rivelandomi quanto il tatto sia cruciale per il nostro benessere psicologico e sociale.
Il tatto oltre la cultura e oltre la specie
Quali rilevanti differenze noti tra le culture cosiddette occidentali e quelle orientali o del sud del mondo, nel giudicare il tatto?
Il tatto è una lingua universale che ‘parliamo’ tutti in maniera istintiva ed intuitiva. Tuttavia, la percezione e l’uso del tatto variano notevolmente tra culture e contesti sociali. Tendenzialmente, paesi mediterranei e sudamericani mostrano una maggiore propensione al contatto fisico rispetto a nord Europa, Asia e Nord America, influenzati da clima, latitudine e tradizioni culturali. Ad esempio, in Italia il tatto è comune nei saluti, mentre in Giappone prevale il rispetto dello spazio personale. Norme sociali, clima e credenze influenzano il contatto tattile, che resta essenziale per esprimere affetto e costruire relazioni significative.
Tra i miei capitoli preferiti, quello dedicato al tatto negli animali. Ti va di anticiparci qualcosa?
Le prime evidenze scientifiche che hanno suggerito l’importanza fondamentale del tatto per il benessere psicosociale vengono proprio dall’osservazione del comportamento animale. Gli studi di Harry Harlow sugli Anni Venti con cuccioli di scimmia hanno dimostrato l’importanza del contatto fisico per lo sviluppo emotivo e comportamentale. Negli scimpanzé, il tatto è un mezzo comunicativo importantissimo, utilizzato in contesti sociali, come nel caso della toelettatura (o grooming). Anche nelle interazioni uomo-animale, il tatto ha effetti benefici che sono supportati da evidenze scientifiche. Studi mostrano che accarezzare un cane riduce pressione sanguigna e battito cardiaco, suggerendo che il contatto fisico sia il principale fattore dell’“effetto coccole”.
Il tatto nel mondo post-pandemia secondo Laura Crucianelli
Siamo “letteralmente” appena usciti dalla pandemia di Covid-19, di cui il tatto è stato, ahimè, uno scomodo protagonista, soprattutto nella prima fase. Che lezione ne è scaturita? Reputi che abbiamo acquisito una maggiore consapevolezza del nostro sentire?
Assolutamente. Non ci siamo mai focalizzati sull’importanza del tatto perché lo diamo per scontato, e come spesso accade nella nostra vita, riconosciamo l’importanza di qualcosa solo quando rischiamo di perderla o ci viene portata via. Durante la pandemia da COVID-19, le restrizioni sociali e l’uso di dispositivi protettivi hanno causato una significativa deprivazione tattile, privandoci di abbracci e contatti fisici essenziali per il benessere emotivo. Questo ha aumentato solitudine, isolamento e depressione, mostrando quanto il tatto sia fondamentale per il nostro equilibrio psicologico. Dopo la pandemia, il crescente desiderio di contatto è anche stato accompagnato da timori persistenti verso gesti prima naturali, come stringere la mano o toccare oggetti comuni, modificando profondamente le interazioni sociali.
Quale può essere, quindi il “ruolo” di questo libro?
Il mio augurio è che la lettura di questo libro possa offrire uno sguardo nuovo sul potere del tatto come strumento di interazione con il mondo che ci circonda e con le altre persone, con tutti i benefici e responsabilità che ne derivano.
Annalisa Trasatti
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati