Il romanzo “Intermezzo” conferma che Sally Rooney è una narratrice grandiosa

Con la storia dei fratelli Ivan e Peter, incontrati dai lettori alla morte del padre, l'autrice irlandese poco più che trentenne si riconferma una straordinaria creatrice di mondi, di persone e di emozioni complesse

Sally Rooney è tornata alla grande. Dopo Parlarne tra amici, il planetario successo di Persone Normali e il bel romanzo (mezzo epistolare) Dove sei, mondo bello, l’autrice irlandese è nuovamente in libreria con Intermezzo (titolo in italiano anche nell’originale inglese). La trama è così strutturata: c’è un padre che muore, sconvolgendo l’equilibrio di vita dei suoi figli, il trentenne avvocato Peter e il ventenne neolaureato Ivan. I due Koubek (seconda generazione dall’Est Europa) entrano in una nuova fase della propria vita, un intermezzo – il titolo è un termine scacchistico, per anni la passione ossessiva di Ivan – che intrappola uno e libera l’altro, creando collisioni, implosioni e piccole rivoluzioni.

La trama del romanzo Intermezzo

In trecento pagine – che nel libro (edito in Italia da Einaudi) equivalgono a un lasso temporale di alcuni mesi alla fine del 2022 – una poco più che trentenne Rooney torna a fare quello che sa fare meglio di quasi tutti gli autori attivi oggi: restituire l’universo interiore dei propri soggetti con una precisione e un’empatia strabilianti. È un continuo passare da una prospettiva all’altra, un costante slittamento di ragioni tra i due fratelli e le tre donne della loro vita: Sylvia, elegante e intellettuale, il grande amore di Peter prima (e dopo) che un terribile incidente li separasse; Naomi, la giovane provocatrice e ribelle, il nuovo interesse del fratello maggiore (l’unica mente che però non conosciamo mai in prima persona); e Margaret, la bella donna di provincia (sposata con un alcolista) che trova in Ivan tutti gli ingredienti per tornare a godersi il sesso, la natura, la vita.

La copertina italiana di Intermezzo, di Sally Rooney
La copertina italiana di Intermezzo, di Sally Rooney

Maschere e neurodivergenza nell’ultimo romanzo di Sally Rooney

Moltissimi gli elementi a contorno della storia, complicata dalle arzigogolate vicissitudini relazionali: gli anni di differenza tra i due fratelli, che pesano più nelle rispettive aspettative (su se stessi e reciproche) che nella realtà; l’importanza rivestita dall’opinione altrui, che paralizza Margaret e crea in Peter la necessità di una maschera, il cui mantenimento – con alcool e pillole per dormire – lo consuma ogni giorno di più; e, come viene lasciato intuire in più punti, la neurodivergenza, termine che indica le persone il cui cervello funziona in modo diverso rispetto a ciò che viene considerato “standard” (quella dei neurotipici). Autismo, ADHD, dislessia sono solo alcuni dei volti della neurodivergenza, che in questo volume permea la visione del mondo di entrambi i fratelli (e probabilmente del padre, che però, portato via dal cancro, non conosceremo mai), e lo fa a diverse intensità e in diversi modi. Vive nella difficoltà di Ivan di fare amicizia con i neurotipici, nella sua necessità di spiegare con estremo dettaglio le proprie intenzioni e nell’analisi puntuale con cui scandisce il reale – ma anche nella vividezza delle sue emozioni: è purissima la gioia che condivide con il piccolo levriero Alexei –; allo stesso tempo è la struttura del flusso di pensieri e stimoli costante in cui Peter segmenta e assorbe la propria vita – tratto che si riflette anche nello stile narrativo dei suoi paragrafi, che ricorda da vicino l’Ulisse di Joyce, solo uno dei molti riferimenti letterari del libro –, o ancora nella sua abilità nel dissimulare le emozioni e nell’argomentare a difesa degli underdog, gli sfavoriti e i perdenti della vita.

La forza narrativa di Sally Rooney

Intrecciando dinamiche di potere e di controllo – per esempio nel sesso, come in tutti i volumi dell’autrice – a tante forme diverse d’amore, torna anche quella cifra, così confortante in Rooney (che per la prima volta qui non è affatto biografica), della volontà viscerale di reagire e di parlarsi, nonostante la resistenza che quasi tutti i personaggi fanno all’accettare le cose che cambiano. Attraversando i rimbecchi della paura del giudizio, della paura di non essere abbastanza forti, dell’incapacità di farsi capire e capirsi, i due fratelli si scontrano – litigando per davvero per la prima volta – e incontrandosi di nuovo uniti dall’altra parte. Ed ecco che dalla morte di una famiglia, da tempo spezzata dal dolore e dall’incomprensione, ne fiorisce un’altra, assolutamente atipica, i cui legami romantici e affettivi – non immediatamente incasellabili – riescono finalmente a rispondere alle necessità dei singoli. A chiudere, un finale da piangere dalla tenerezza, che ci ricorda che Rooney – consapevole forse di tenere in mano il cuore dei lettori con una forza spietata – vuole bene a loro, e un po’ anche a noi.

Giulia Giaume

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Giulia Giaume

Giulia Giaume

Amante della cultura in ogni sua forma, è divoratrice di libri, spettacoli, mostre e balletti. Laureata in Lettere Moderne, con una tesi sul Furioso, e in Scienze Storiche, indirizzo di Storia Contemporanea, ha frequentato l'VIII edizione del master di giornalismo…

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