La storia illustre della famiglia Barberini raccontata in un libro dal suo erede
Urbano Barberini, discendente del casato che diede i natali al celebre Papa Urbano VIII, anticipa ad Artribune i punti chiave di questa storia affascinante, che chiama in causa i protagonisti della Roma del Seicento, tra cui Bernini e Borromini

Gli avvenimenti di una delle più illustri casate della nobiltà italiana sono oggi raccontati in un libro: La bellezza nel destino. Le api, il principe, l’eredità della famiglia Barberini. Quattro secoli di Storia, un Papa in particolare – Maffeo Barberini che diventerà Urbano VIII – e cent’anni di cambiamenti sociali, economici ed artistici con al centro la Roma barocca del ‘600 e due artisti quali Bernini e Borromini che la resero immortale. Per approfondire il tema abbiamo intervistato l’autore, Urbano Riario Sforza Barberini Colonna di Sciarra, con cui abbiamo dialogato anche di ambiente e di teatro. Egli è infatti anche attivo in questo ambito; il suo ultimo spettacolo – di cui è coautore e attore – è Barbari, Barberini e Barbiturici, recente successo all’Off Off Theatre di Roma. Un’autobiografia tragicomica, politicamente scorretta, una sapiente ed ironica fusione di comicità, riflessione esistenziale e critica sociale.
Il libro sulla famiglia Barberini
La Bellezza nel destino non è soltanto un’avventura letteraria, ma anche un romanzo che narra fatti veri. La cospicua vicenda della famiglia Barberini è un percorso che accompagna quattro secoli di Storia, quattro Papi, secoli profondi del nostro passato, attraverso arte e cultura, investimenti, battaglie politiche, cambiamenti economici e sociali, alleanze strategiche, intrighi. L’autore, Urbano Barberini, discende proprio da essa. Nelle pagine del volume racconta dunque i propri antenati.Come ha ricordato nella trasmissione La Torre di Babele, La7: “Papa Urbano VIII nei suoi ventun anni di pontificato ha cambiato Roma, ha compiuto una vera rivoluzione culturale, l’ha trasformata in una magnifica capitale barocca; per Papa Urbano VIII, Bernini fu un figlio mancato”.

Urbano Barberini e l’ambiente
Nel 2011, quando fu Assessore alla Cultura e Turismo del Comune di Tivoli, il patrimonio Unesco di Villa Adriana e l’Agro Romano Antico con i resti degli acquedotti furono minacciati da un progetto “scellerato” di creare una discarica, che avrebbe rovinato e compromesso il valore storico, archeologico, naturalistico e identitario di quei luoghi preziosi vicino alla Capitale. Già allora, Barberini si rese portavoce del Comitato che lottò in difesa di una delle aree più belle e pregiate della campagna romana.
La storia dei Barberini secondo l’autore
Parliamo del suo nuovo libro. Da dove nasce?
Ho un figlio di sei anni e credo che sia importante che lui conosca la storia della sua famiglia e del suo papà. Ora è ovviamente poco interessato, ma quando sarà più grande mi auguro che troverà in queste pagine uno strumento che lo aiuti ad orientarsi tra i vari incroci di una complessa storia secolare con cui dovrà fare i conti, chiamandosi Maffeo Riario Sforza Barberini Colonna di Sciarra.
Lei parte dal primo Maffeo Barberini, che nel ‘500 diventa Papa Urbano VIII e regna per vent’anni circa, attuando un disegno preciso volto a far recuperare centralità a Roma. Cosa ci dice di lui?
Divenuto Papa a 55 anni e regnò per circa vent’anni contribuendo in maniera determinante a generare la rivoluzione culturale chiamata in seguito Barocco, restituendo a Roma la centralità perduta. Ebbe l’intuizione geniale di fare politica attraverso la cultura (una lezione e un esempio purtroppo andati perduti), puntando sui migliori artisti del momento, come Gian Lorenzo Bernini, il suo preferito, ma anche Francesco Borromini, Pietro da Cortona, Andrea Cammasei e tanti altri, che lui istigò a non avere limiti nella loro creatività. Con Bernini ebbe un legame profondo, quasi fosse il figlio non avuto, e gli affidò l’attuazione del suo disegno di uomo di grande cultura, generando un irrefrenabile laboratorio culturale che rese grande Roma e la dinastia Barberini.
Qual è la chiave dietro a queste sue scelte “illuminate”?
Per usare una similitudine cinematografica, potremmo dire che Urbano VIII è stato un grande produttore, un grande regista e un grande pubblicitario, basti pensare al rebranding che ha trasformato gli orrendi tafani dello stemma della sua famiglia nelle magnifiche api. A Roma ci sono più di 10.000 api, scolpite, dipinte, ricamate e incastonate in una serie di capolavori che contribuiscono a renderla la città culturalmente più importante del mondo.
La lotta per l’ambiente nell’intervista a Urbano Barberini
Si è sempre battuto per l’ambiente: la sua tutela è un dovere civile. A che punto siamo oggi sul tema?
L’ambiente, il paesaggio e i beni culturali sono il nostro capitale più prezioso, quello su cui dovremmo investire di più, e non solo dal punto di vista economico. Abbiamo il grande privilegio di avere più siti patrimonio dell’umanità al mondo, e questo comporta grandi responsabilità, che noi continuiamo a disattendere in modo clamorosamente sconsiderato, investendo poco nella nostra grande bellezza e continuando a distruggerne porzioni consistenti. In questo senso servirebbe una vera e propria rivoluzione della società civile.
Che cosa proporrebbe, dunque?
La valorizzazione del nostro immenso e fragile patrimonio, che potrebbe generare un’economia sana, tutelare i nostri beni e migliorare la nostra qualità di vita, con prospettive notevoli, soprattutto per le nuove generazioni, e ci permetterebbe di tornare al centro della scena culturale mondiale. Ma per questo serve una società civile, attenta e che partecipi attivamente.
Quando fu Assessore alla Cultura e Turismo di Tivoli, riuscì a vincere una dura battaglia, salvando il territorio vicino a Villa Adriana da uno scellerato progetto di una grande discarica romana.
Da anni ci stiamo battendo per la tutela e lo sviluppo sostenibile di quell’ultima porzione ancora integra di Agro Romano Antico che si trova ad est della Capitale. Nel 2011 dovemmo lottare duramente per sventare il progetto di spostare la grande discarica di Roma in quel territorio, tra reperti archeologici, acquedotti e aziende agricole, a pochi passi dal sito Unesco di Villa Adriana. Ci scontrammo, anche nei tribunali, contro un commissario straordinario per i rifiuti, l’allora prefetto di Roma, e la governatrice del Lazio.
Che cosa ricorda di quei momenti?
Abbiamo creato un movimento di opinione che si è mosso a livello internazionale. Ad un certo punto è stata la settima notizia più cliccata sul web, provocando una spaccatura in Consiglio dei Ministri cui seguirono le dimissioni del commissario straordinario. Una vittoria della società civile contro la barbarie di una politica arrogante e senza memoria. Scongiurato quel pericolo abbiamo dovuto continuare a combattere anche negli anni successivi contro tentativi di lottizzazioni, discariche e cementificazioni di zone agricole, e continuiamo perché non ci sentiamo mai fuori pericolo.
L’impegno di Urbano Barberini per Roma e l’Italia
È stato ospite di Corrado Augias nel programma La Torre di Babele su La7. Si è parlato proprio della Roma Barocca, di Bernini e Borromini.
I due geni rivali, Bernini e Borromini, hanno contribuito con le loro straordinarie capacità a creare il Barocco, riportando Roma al centro della scena mondiale. Come scrive Jake Morrissey, Bernini ebbe successo superando le aspettative; Borromini sbalordì tutti, sfidandole. Insieme e separatamente lavorarono al meglio delle proprie capacità per produrre un’arte che il tempo non potesse intaccare.
Ma parliamo, invece, del suo appello al Ministro della Cultura, Giuli, di riportare a Roma “nella sua casa”, ossia Palazzo Barberini, il dipinto del Caravaggio raffigurante il suo antenato Maffeo Barberini (conservato attualmente in una collezione privata di Firenze).
Ho voluto sottolineare l’importanza di investire per rafforzare la nostra offerta culturale. Quel dipinto dovrebbe far parte della collezione di Palazzo Barberini, fruibile a tutti coloro che vogliano ammirarlo e dovrebbe essere dovere delle istituzioni acquisirlo. Ma la politica pensa a perpetrare se stessa e non ascolta gli appelli degli illusi.
Concludiamo con un commento sul suo ultimo successo teatrale, Barbari, Barberini e Barbiturici.
Il nuovo spettacolo teatrale, scritto a quattro mani da me e Daniele Falleri, è un’autobiografia tragicomica molto privata, spietata, politicamente scorretta ed estremamente liberatoria. E lo è evidentemente anche per il pubblico e per la critica che l’hanno accolta entrambi con entusiasmo e risate. Torneremo in scena in autunno all’Off Off Theatre di Roma.
Alessandra Luna Paparelli
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