Un nuovo libro per scoprire i capolavori di Artemisia Gentileschi

Muovendosi tra filosofia, letteratura e storia dell’arte, Salvatore Tedesco rilegge la figura della pittrice seicentesca, descrivendola come una presenza ancora attiva nella nostra realtà e negli studi di genere

Nel saggio Artemisia Gentileschi. Et lei vederà in effetti questo talento, pubblicato da Inschibboleth, Salvatore Tedesco ci accompagna in una rilettura intensa e personale dell’opera e della figura della pittrice seicentesca. Muovendosi tra filosofia, letteratura e storia dell’arte, l’autore costruisce un discorso che intreccia trauma, memoria e potere dello sguardo, restituendo Artemisia Gentileschi come una presenza ancora attiva nel nostro immaginario contemporaneo.

La visione “politica” di Artemisia Gentileschi secondo Salvatore Tedesco

Il 27 marzo del 1993 nell’attentato di via dei Georgofili, un’autobomba carica di circa 200 chili di Semtex–H uccise cinque persone, fece crollare la Torre dei Pulci e distrusse o danneggiò numerose opere conservate agli Uffizi, fra le quali anche la versione fiorentina di Giuditta che decapita Oloferne, capolavoro fra i maggiori di Artemisia Gentileschi. Poi, 4 agosto del 2020, in piena pandemia del, la gigantesca esplosione di 2750 tonnellate di nitrato d’ammonio nel porto di Beirut, che sconvolse l’intera città, provocò 207 morti e circa trecentomila sfollati, investì l’annesso Palazzo Sursock, ferì mortalmente lady Yvonne Cochrane, (…) simbolo vivente del Libano laico ed umanista, coprendo di calcinacci e danneggiando tanto la cosiddetta Maddalena Sursock di Artemisia, quanto un Ercole e Onfale di cui si erano sostanzialmente perse le tracce (…)”. Con queste parole, spiazzanti e, oso scrivere, da togliere il fiato, Salvatore Tedesco inizia la sua riflessione sulla grande artista romana. Un’introduzione in forma di vero e proprio détournement, che dichiara, con evidente assunzione di responsabilità, il punto di vista dell’autore.
Un punto di vista politico, nell’accezione etimologica del termine, che merita condivisione perché fondato su una riflessione che parte dalla storia, ignorando le facili scorciatoie cui spesso si ricorre, anche in contesti accademici, per raggiungere visibilità.
Il lettore comprenderà, dunque, le ragioni del lungo riferimento al passo con cui Tedesco apre il suo testo su Artemisia Gentileschi e che introduce fuori da quei luoghi comuni in cui è possibile scivolare in ogni riflessione sulla pittrice romana, ormai entrata, a pieno titolo, nel canone. Un ragionamento, quello di Tedesco, sostenuto da una scrittura stratificata, colta, corposa e mai prevedibile.

Artemisia Gentileschi e il contemporaneo nel libro di Salvatore Tedesco

Perché, dunque, per ritornare alla citazione iniziale, il nesso che lega la grande Artemisia Gentileschi con gli attentati in Italia e nel Libano, il Covid e il tritolo, passando per Roberto Longhi, il celeberrimo saggio di Anna Banti e, ancora, per le macerie della Seconda Guerra Mondiale?
Quale il percorso che lega la pittura di una personalità che è riuscita, nel trascorrere del tempo e nelle gerarchie di genere della storia dell’arte occidentale, ad affrancarsi dalla figura paterna di Orazio Gentileschi, dallo stupro di Agostino Tassi e a conquistare una dimensione autoriale che si riverbera, ineludibilmente, anche negli studi di arte contemporanea?
Tedesco apre le pagine di un libro che tratta di storia dell’arte, seppur dall’osservatorio dell’estetica, con il ricordo di fatti cruenti che appartengono alla storia recente dei nostri anni. Ciò costituisce non una stravaganza dell’autore, fine e sensibile filosofo contemporaneo e non estraneo, come prassi della disciplina, ad incursioni nell’arte e nella letteratura, quanto, piuttosto, una dichiarazione di intenti che si aggancia e si contestualizza attraverso connessioni concrete, e tutt’altro che bizzarre, al tempo della storia.
Lo studioso pratica un interessante ampliamento del punto di vista che, con solida competenza, risolve, ribalta, oltrepassa non solo i luoghi comuni ma quello che rischia di divenire, nella letteratura critica su Artemisia, un “già detto” e che concorre a fare dell’artista, una “figura da Guinness dei primati”.
Pittrice, come si legge, sospesa tra natura e storia, fra l’istante e la narrazione,“(…) e dove l’Artemisia ferita diviene, senz’altro, un’ Artemisia stuprata secondo una reiterazione del trauma che ne blocca e ne riporta indietro la vicenda umana e che impedisce di vedere quel che la forma della sua pittura dice di nuovo sulla forma del nostro tempo (…)”.
Ne consegue, per citare ancora il filosofo, che “Artemisia parla al nostro tempo con una pregnanza inconfondibile (…)ma anche il nostro tempo parla ad Artemisia, e parla con una voce non  meno chiara, e della quale il duplice anello di eventi, non è che il riverbero più recente”.

Artemisia Gentileschi e gli studi di genere nel libro di Salvatore Tedesco

La sua lettura appare, dunque, nell’impianto generale convincente e ciò pur riservando riletture e supplementi di indagine.
Non solo: gettando il cuore oltre l’ostacolo e grazie ad un fitto quanto aggiornato apparato documentario, l’autore apre ad altre importanti pagine sul fronte del metodo negli studi umanistici e di genere. Ossia alla dimensione di temporalità e al rischio di incorrere nella tentazione, pur avvincente, di attuare quella che si definisce come “rilettura attualizzante del passato” e a cui, per molte inevitabili quanto comprensibili ragioni, è stata sottoposta. Materia incandescente, a cui lo studioso si accosta con gli strumenti della filosofia, dell’iconografia, dell’iconologia, in un serrato dialogo con la storia dell’arte, il restauro, le fonti, gli Judith-Studies e, ovviamente, gli studi di genere. A questa ampiezza di punti di vista si aggiunge lo sguardo in forma di ekphrasis rivolto alla narrativa più o meno recente: dalla ricordata Banti a Susan Vreeland (La passione diArtemisia, trad.it., Neri Pozza, Vicenza 2002).
Artemisia, infatti, per quel suo stretto intreccio tra arte e vita che ha appassionato, e ancor ci appassiona, travalica, come Caravaggio, Paul Gauguin, Frida Kahlo o Keith Haring i confini specialistici e l’approccio temporale.

 Artemisia Gentileschi. Et lei vederà in effetti questo talento, copertina libro
 Artemisia Gentileschi. Et lei vederà in effetti questo talento, copertina libro

La visione complessiva del libro su Artemisia Gentileschi

Un libro complesso, difficile, da approfondire, particolarmente per quell’affondo sulle guerre e le stragi del XX e XXI Secolo; un libro da leggere e “rileggere” perché offre molti spunti di riflessione e proprio per quel suo darsi per stratificazioni.
Non dunque un prendere o lasciare, da parte dell’autore, rispetto alle tante narrazioni su Artemisia Gentileschi, ma un invito alla costruzione di nuove argomentazioni. Argomentazioni utili, ineludibili, sul fronte epistemologico, anche per una storica dell’arte contemporaneista non specialista di Artemisia e della pittura del XVII Secolo.   
Artemisia di Salvatore Tedesco va salutato, sul fronte del dibattito, non come un’invasione di campo ma come una felice occasione di confronto tra le Muse sorelle.

Gabriella De Marco

Salvatore Tedesco, Artemisia Gentileschi. Et lei vederà in effetti questo talento
Inschibboleth, 2025

pag. 144, € 14,00

ISBN 9788855295444

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Gabriella De Marco

Gabriella De Marco

Gabriella De Marco, è professoressa ordinaria di Storia dell'arte contemporanea, presso il Dipartimento di Scienze Umanistiche, dell'Università degli Studi di Palermo, dove insegna dal 1998. I suoi interessi di studiosa si sono concentrati, nel tempo, sui rapporti tra arte, letteratura…

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