A Roma l’incontro tra arte e editoria d’avanguardia genera un libro per vedere scorrere il tempo

Non un semplice libro, ma un oggetto da leggere e contemplare “per sfogliare il tempo”. Questa l’unica definizione plausibile per “5 Secondi” il volume realizzato dalla Fondazione Baruchello con Arbor Edition in occasione della mostra di Andrea Martinucci

Definire 5 Secondi, semplicemente come un libro o anche un catalogo sarebbe riduttivo, perché nella sua ricerca grafica il volume si presenta come un libro-oggetto, da guardare e contemplare, oltre che da leggere. Un progetto editoriale, a cura di Lisa Andreani e realizzato da Edoardo Visalli di Arbor Edition, che si colloca concretamente in bilico tra la realtà del libro e quella dell’oggetto – in particolare dell’oggetto artistico – per il suo comporsi di due parti che effettivamente ne rispecchiano queste due nature, diverse ma complementari.
Ed effettivamente, il progetto, nato in occasione della prima personale di Andrea Martinucci (Roma, 1991) negli spazi della Fondazione Baruchello, a cura di Serena Schioppa, di cui mantiene il titolo: 5 Secondi, ne costituisce il concreto proseguimento o, per meglio dire, l’espansione e l’approfondimento, nel suo riflettere sul tempo. 
“Un pensare al tempo che, tanto nel libro quanto nella mostra”, ha osservato Carla Subrizi, presidente della Fondazione Baruchello e professoressa di Arte Contemporanea alla Sapienza di Roma, “sembra smaterializzarsi tra le mani, portando a riflettere sul fatto che una misura temporale, per quanto minima, possa essere percepita come un’eternità”. Il concetto di relatività, proprio della fisica quantistica, diventa dunque protagonista, nella misura in cui, per citare ancora la presidente: “l’artista ci porta ad osservare il tempo, dimostrando che, l’immagine non è solo ciò che vediamo ma anche il tempo che impieghiamo per vederla”.

Andrea Martinucci, 5 secondi, libro
Andrea Martinucci, 5 secondi, libro

La struttura del progetto editoriale di Andrea Martinucci

Come anticipato, il progetto editoriale consta di due parti che richiamano fisicamente la natura materiale e concettuale del dispositivo allestitivo, in cui sono presenti opere statiche e dinamiche. Infatti, così come la mostra si compone di un sintetico corpus di opere, realizzate, dopo un lungo periodo di maturazione e riflessione; il volume è costituito da due sezioni, la prima dialogica e narrativa, caratterizzata da una polifonia di voci; l’altra, costruita secondo la dinamica del flipbook che traspone l’esperienza dell’opera su carta, offrendo la possibilità di rivivere in maniera intima la mostra. Al centro, proprio come alla Fondazione, un flash, costituito da un poster con la riproduzione dei tre dipinti che, come un lampo di luce, crea uno stacco cromatico ed emotivo tra le due parti. In particolare, la coralità di voci nei saggi di Serena Schioppa; Carla Subrizi; Maria Alicata; Damiano Gullì, introdotte da Lisa Andraeni, rappresentano un prisma della visione che consente al lettore diverse “cadute”, rispettivamente: nella ricerca dell’artista; nel suo archivio; nella mostra e, infine, nella sua stessa voce.

Andrea Martinucci e la messa in scena del tempo

In una società, guidata dal fare e dal dover essere più che dall’essere, Andrea Martinucci, confrontando l’accelerata routine milanese con l’esperienza di una residenza artistica in un piccolissimo paese del sud Italia di sole trecento anime, ha deciso di mettere in scena il tempo, scegliendo appositamente, quasi a voler sfidare il visitatore, di lavorare sul minuscolo intervallo di 5 secondi. Intenzione che l’artista ha reso attraverso una sintesi estrema presente tanto in mostra, quanto nel volume. Scelta agita attraverso la radicale negazione del video, che rimane solo come traccia di partenza, in favore del montaggio (con i fotogrammi presentati singolarmente) con lo scopo di annullare il tempo, “in un corto circuito mentale ricco di contraddizioni che“, come ha affermato lui stesso, “sono la via per aprire le porte alle possibilità”. 

Il dispositivo allestivo ideato per la Fondazione Baruchello di Roma

L’allestimento, infatti, figlio di un progetto cambiato in corso d’opera – anche per la complessità dello spazio – è concepito per arrivare alla citata sintesi, “offrendo così la possibilità di fermarsi e rallentare, quasi un’occasione per perdere il controllo”, ha sottolineato la Subrizi. Finalità perseguita attraverso la realizzazione di una mostra percorribile che, articolando l’installazione principale lungo il pavimento della Fondazione, oltre a risolvere in maniera brillante la questione architettonica: “amplifica il coinvolgimento dei visitatori che, assistendo alla scena dall’alto in basso, assumono lo stesso punto di vista dell’artista: uomo alla finestra che guarda scorrere Milano dall’alto”, per usare ancora le parole della presidente.

Una parola sulla pittura di Andrea Martinucci

La mostra offre dunque un’esaustiva panoramica della ricerca dell’artista che, in maniera del tutto non convenzionale, rimbalza dal video alla scrittura, fino a toccare l’installazione e la pittura, rappresentata in mostra da tre grandi dipinti. Opere che, coerentemente con tutto il progetto, vivono del contrasto tra uno stile classico e un approccio inedito alla tela, dovuto al dialogo tra i diversi medium. La composizione, la gamma cromatica, acida e sgargiante, l’entrare e uscire dalla forma, con la continua alternanza tra astrazione e figurazione, derivano dal digitale; mentre, per contrasto, l’attenzione ai dettagli, dalla ricerca dei pigmenti a quella della forma, ottenuta sempre a mano libera, ha una matrice analogica e artigianale. Specchio di un rigore che ritorna anche nell’impianto compositivo dei tre lavori, in trittico solo per l’allestimento, che, realizzati in orizzontale, in linea con tutto il concept, propongono il medesimo punto di vista dell’osservatore alla finestra per giocare sulla massima sintesi che si estrinseca nell’apparizione di forme strecciate e sfuggenti. 

Ludovica Palmieri 

Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati

Ludovica Palmieri

Ludovica Palmieri

Ludovica Palmieri è nata a Napoli. Vive e lavora a Roma, dove ha conseguito il diploma di laurea magistrale con lode in Storia dell’Arte con un tesi sulla fortuna critica di Correggio nel Settecento presso la terza università. Subito dopo…

Scopri di più