Alla sola parola Kamasutra (che poi in corretto sanscrito sarebbero due: Kama Sutra), ormai alziamo il sopracciglio diffidenti. Sì, d’accordo, l’antica e raffinata sapienza orientale, ma l’ars amandi ginnastica, confessiamolo, a volte risulta un po’ (ginn)ostica. Ordunque. Ci sono le acrobazie esplorative che ogni coppia sperimenta complice un po’ a caso, preda dell’estro del momento, e va bene; ci sono quelle che il partner più esperto suggerisce con variata nonchalance al partner meno esperto, e va bene; ma mettersi lì, in quei momenti, col manuale sul comodino, sinceramente toglie un po’ di poesia e di entusiasmo. Smorza lo slancio, no? Magari studiare prima, o ripensarci e consultare le alate istruzioni dopo, ma non durante, per favore. Eppure il Kamasutra continua a incuriosire, a vendere, a insegnare qualcosa, certo, e ancora a slogare qualche articolazione e facilmente indurre qualche crampo qua e là.
Però, bisogna dire, le bimillenarie acrobazie copulatorie indiane mantengono pure un altro fascino, forse meno evidente; ed è ciò che interessa l’esteta. Esatto: belle forme, alquanto inusitate, coreografie astruse, speziate dalla sorpresa e dalla curiosità: avventure della fantasia, oltre che di molte parti del corpo. Non v’è da stupirsi, allora, se da sempre stimolano la creatività (psicofisica) degli artisti.
Tra gli ultimi, una brigata cosmopolita di giovani visionari erotici arruolati da una tipa audace: l’italiana a Parigi Francesca Protopapa, nome d’arte Il Pistrice, grafica, illustratrice, disinvolta agitatrice culturale, anima e cuore del progetto Squame, “un’associazione culturale creata per la promozione di artisti internazionali attraverso pubblicazioni editoriali, mostre e eventi artistici”, in cui gli autori coinvolti “lavorano in totale libertà stilistica su una comune tematica creativa”. Quindi: mostre, cataloghi, libri, una bella fanzine, happening, una specie di factory e di agenzia artistica. Ce n’è per tutti. E soprattutto c’è molto di nuovo e di buono. E questo è precisamente un invito a curiosare.
Insomma, fra le tante iniziative, un bel fascicolone di 144 pagine raccoglie sotto il titolo 64 Kamasutra Artbook altrettante interpretazioni delle altrettante figure canoniche dell’amplesso sanscrito. Ed è un festival succoso della nuova figurazione. Gli artisti chiamati a eccitante raccolta sono tutti giovani e forti, e si spera amanti esperti (almeno ancor di più dopo tale impresa). Sono sessantaquattro, parola lunga, e pertanto per non far torto a nessuno non se ne citerà alcuno, pardon. L’orgia di forme e colori che producono accalcandosi insieme su queste pagine è comunque stimolante, molto. In quanti sensi, lo lasciamo immaginare. Ma, appunto, il tutto è una festa dell’immaginazione. E amiamoli, su, senza timidezze.
Ferruccio Giromini
Articolo pubblicato su Artribune Magazine #22
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