Il fascino dell’underground. Al Ratatà Festival di Macerata
Dal centro sociale all’ambiente urbano, il festival Ratatà di Macerata ha coinvolto l’intera città in una grande rassegna dedicata alla grafica, ai fumetti e all’editoria. Nel segno dell’indipendenza. Perché la cultura non è solo mainstream.
UN FESTIVAL INDIPENDENTE
C’è sempre stata una cultura di tendenza che si è mossa nel sottosuolo tra locali underground e spazi autogestiti, quel tipo di cultura (arte, musica, spettacolo) scansata dal sistema come cultura minore, indegna del finanziamento pubblico, che è sopravvissuta e si è sviluppata attraverso l’autonomia economica e il libero scambio di idee e talento tra le persone.
Ora quegli artisti sono diventati “grandi”, e sono cresciuti insieme alla loro capacità di fare ricerca e sperimentazione, a volte fallendo, altre volte approdando a linee di ricerca che per temi e linguaggi stanno suscitando l’interesse (anche economico) di quel sistema che una volta li teneva in disparte. Entrati anch’essi nella società, non vogliono però rinunciare al metodo che è diventato il loro stile, e soprattutto non vogliono rinunciare alla propria indipendenza. Da questo sottosuolo artistico nasce il Festival Ratatà di Macerata che, coraggiosamente nato in una placida cittadina marchigiana dall’iniziativa del suo centro sociale, è arrivato alla terza edizione coinvolgendo tutta la città, “invasa”, dal 14 al 17 aprile, è negli spazi pubblici e privati da esposizioni, workshop, incontri, musica, murales, mercato di illustrazioni, fumetto ed editoria indipendente, coinvolgendo un pubblico molto ampio e diverso.
CREATIVITÀ NON DI MASSA
Cresciuto attraverso il crowdfunding e la capacità di fare rete con altre associazioni del territorio, il festival non solo ha portato a Macerata un pubblico da atmosfera internazionale, ma anche artisti e opere che non si erano mai visti in Italia, come la prima retrospettiva italiana di Igor Hofbauer, artista underground famoso per il suo contributo estetico al Club Močvara, storica sala concerti di Zagabria e al festival di editoria indipendente NOVO DOBA di Belgrado. O il serigrafo francese Blexbolex, le cui coloratissime opere sono edite da importanti case editrici e hanno vinto numerosi premi. O il fumettista e disegnatore italiano Riccardo Mannelli, collaboratore di La Repubblica e Il Fatto Quotidiano, o ancora Elzo Durt, responsabile della comunicazione grafica al Recyclart, la mecca della cultura underground di Bruxelles. Impossibile nominare tutti gli artisti coinvolti, rappresentativi di più generazioni e linguaggi: il festival lascerà il segno nell’immaginario e anche sui muri della città, con i murales di Hitnes, Lui Gig, Andrea Casciu, Geometric Bang, Patrizia Mastrapasqua, ampliando l’itinerario-galleria d’arte pubblica tracciato dal festival POP UP!, che oggi conta ventiquattro opere di artisti internazionali disseminate su tutto il territorio regionale.
Annalisa Filonzi
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