Valentina rediviva. In omaggio a Guido Crepax
Un volume raccoglie e ordina molte testimonianze critiche e affettuose su un’icona del fumetto del Novecento e sul suo geniale autore. E alcuni disegnatori contemporanei si cimentano nell'audace resurrezione del personaggio Valentina.
VALENTINA LA TESTIMONIAL
“Viva Valentina!”. Lo dicono, sussurrano, gridano molte voci – guidate e ordinate dalla giovane scrittrice e curatrice d’assalto Micol Beltramini – in un libro che è una spumeggiante testimonianza di ammirazione razionale e inclinazione sentimentale per una donna di carta che, specialmente per chi è cresciuto con lei, tra il 1965 e il 1995, è diventata quasi una donna in carne ed ossa. La Valentina di Guido Crepax non è un semplice personaggio dei fumetti ma un vero testimonial, fuori dall’ordinario, dell’evoluzione della cultura italiana e internazionale nella seconda metà del Novecento.
Il volume, se da un lato allinea alcuni omaggi fumettati all’eroina che si vuole così rivivificare (anche su testi di Beltramini, si sbizzarriscono i disegnatori Lola Airaghi, Adriano De Vincentiis, Corrado Roi, Maurizio Rosenzweig, Tuono Pettinato), per un altro verso si presenta soprattutto come una straordinaria antologia critica, tanto sul personaggio quanto sull’arte del suo creatore; e specialmente per ciò è raccomandabile.
QUANDO RESNAIS CHIAMAVA LINUS
Le testimonianze sono molteplici, per la maggior parte coeve alle avventure iniziali della bella fotografa milanese con i capelli a caschetto. Ne racconta la prima apparizione Giovanni Gandini, che sul suo Linus la tenne a battesimo: “Un primissimo piano, bruna, con la frangetta, carina e assolutamente innamorabile” (il che però non gli impedì di raschiar via dalla pellicola di stampa, prudentemente, il primo capezzolo esibito dalla già molto disinvolta fotografa milanese).
E poi le caratteristiche specialissime di quel fumetto così adulto: “Il segno nuovo, un bianco e nero massiccio e contrastato, l’armonia della pagina, il taglio irregolare delle vignette, la raffinatezza dei particolari, il salotto culturale”. Per ricordare inoltre di come il regista Alain Resnais ordinasse regolarmente a Milano, da Parigi, tutte le sue storie chiedendo ansiosamente, per telefono: “Non è uscito niente di Crepax?”.
TUTTI LA VOGLIONO, DA ECO A FINI
Umberto Eco ne vantava il “montaggio sconnesso” e sottolineava “la nuovissima sintassi dell’impaginazione (la quale oltretutto obbligava il disegno ad adeguarsi al suo ritmo e farsi più nervoso – e più nervose rendeva le storie)”. Evidenziava da parte sua il critico cinematografico Morando Morandini: “La ricerca di uno spazio-tempo complesso le cui componenti iconiche escludono spesso il supporto narrativo e dislocano l’azione nelle zone dello psichismo profondo, dell’immaginario, del sogno, l’abolizione o riduzione della scenografia (scrittura della scena) in favore della coreografia (scrittura dell’azione) dei corpi fanno di Crepax un disegnatore/narratore assimilabile al cinema d’avanguardia”. Invece Massimo Fini notava che “i suoi disegni non sono che infinite varianti di un unico motivo (la bellezza, la rispettabilità, l’ordine profanati in tutti i modi) ripetuto fino all’ossessione”.
VALENTINA SADOMASO, SECONDO ROLAND BARTHES
Ma tutti i critici più liberi da pregiudizi si scatenarono felicemente fin da subito. Della intelligente protagonista delle storie crepaxiane, che “vive in un mondo di ipertrofica modernità, ma non ne ha soggezione” (Vittorio Spinazzola), anche Gillo Dorfles affermava che “appartiene alla nostra quotidianità anche quando è impegnata in avventure impossibili e temerarie; ma la sua imperturbabilità è come quella di certe situazioni incresciose o esaltanti che ci visitano nei sogni”. Roland Barthes addirittura proclamava che “Crepax ha ricostituito i percorsi dell’interlocuzione sadomasochistica”.
E Oreste del Buono da un lato definiva Crepax “austero scandalista che non si stanca di lottare contro gli ipocriti di ogni età” e dall’altro puntualizzava: “Valentina non è un angelo edificante: non tiene affatto alla conservazione del mondo attuale, cerca di liberarsi da pastoie e inibizioni, non conosce moralismi e ipocrisie”.
E CONVINSE ANCHE LE FEMMINISTE
Per questo Valentina piaceva (e tuttora piace) alle donne e – dopo un primo confuso sconcerto – anche alle femministe. Natalia Aspesi la definì “maestra dello svestirsi: è lei che ha suggerito il potere magico del reggicalze, la lusinga efferata di certe sottovesti, il languore ipnotico delle mutandine di seta ricamata, e con la biancheria ha imposto anche quell’arrendevolezza dei gesti, quell’atteggiarsi al consenso che talvolta ha aiutato le donne ad avvantaggiarsi di situazioni incresciose”. E appunto Patrizia Carrano trovava il modo di ricordare che “per molti anni Valentina è stata di volta in volta considerata dalle donne più belle e determinate un demone da combattere o un’alleata di cui essere fiere”.
Ma forse il complimento più bello a Valentina lo seppe vergare, sornione, il grande Giorgio Manganelli: “Quando cammini produci infedeltà”.
Ferruccio Giromini
Micol Beltramini (a cura di) – Viva Valentina!
Edizioni BD, Milano 2016
Pagg. 128, € 20
ISBN 9788868831608
http://www.edizionibd.it/
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