La grande onda del fumetto ad Angoulême

La 45ma edizione del Festival International de la Bande Dessinée si conferma come il più importante appuntamento europeo per la nona arte. Un’Europa che non smette di guardare all’altra sponda del Mediterraneo, cercando magari segnali di fumo, linee e traiettorie per un nuovo immaginario a fumetti.

Non ci sono Goku e i guardiani della galassia, non c’è insomma nessun carnevale: questa è forse la cosa che salta più all’occhio quando si cammina per la più importante fiera del fumetto in Europa, quella di Angoulême. “Cosplayer? No, grazie”, sembrano dire i cugini d’oltralpe. E inondano il mercato francese, già sicuramente esuberante per cifre e numero di editori e nuove uscite, di una quantità esorbitante di libri a fumetti. Ci sono certo le mostre, ci sono i rencontres, che permettono approfondimenti e dialoghi con gli autori, ma la cosa che esalta di più il pubblico è sicuramente la dédicace, quel rito antico e feticista della dedica disegnata sul libro. Adoratori del disegno dal vivo possono stare per qualche ora a guardare gli algidi disegnatori del Nord Europa, ospiti speciali in questa edizione, disegnare forme rubate all’art brut dal vivo. E gli italiani? Sono più che presenti, quasi colonizzatori o partner ufficiali di questa enorme kermesse. Tanti gli editori presenti ufficialmente, ci sono soprattutto i laziali, sostenuti dalla stessa Regione, che ha promosso la loro presenza nell’area professionale. Tantissimi gli autori italiani agli stand, e ancor di più i giovani o giovanissimi in giro con il portfolio a presentare le tavole agli editori: un piccolo villaggio globale che comprende 6.600 accrediti professionali, 23 Paesi rappresentati. Il solo comunicato stampa è di 96 pagine.

Copertina della rivista libanese Samandal

Copertina della rivista libanese Samandal

IL MONDO ARABO

La piccola città di 40mila abitanti diviene all’improvviso, per alcuni giorni, una media cittadina, seconda come numero di pubblico in Europa (Lucca primeggia ma bleffa: infatti nel novero ci sono tutti i player, mentre qui siamo veramente di fronte al pubblico del fumetto). Si crea un microcosmo globalizzato che mette insieme le grandi firme della nona arte e i giovani della nouvelle vague del fumetto arabo, a cui è dedicata una mostra importante, dal catalogo straordinario, la dimostrazione, ancora una volta, che i francesi quando si decidono fanno le cose sul serio. La mostra La bande dessinée arabe aujourd’hui è sicuramente l’evento più interessante in mezzo alla miriade di eventi espositivi della kermesse francese. C’è anche un’anima italiana in tutto questo, Simona Gabrieli, che è la direttrice editoriale di Alifbata, una piccola casa editrice di Marsiglia che ha creduto nei talenti del mondo arabofono, in particolare del circolo nato intorno alla rivista libanese Samandal. Un caso interessante di cosmopolitismo culturale che si è trasformato in progetto editoriale e che ha portato nella vecchia Francia l’energia dei talenti del fumetto arabo, dall’immaginario non colonizzato dalla editoria di stampo tipicamente francese.

Tavola della disegnatrice Lena Merhej del collettivo Samandal

Tavola della disegnatrice Lena Merhej del collettivo Samandal

I GIOVANI E IL MEDITERRANEO

Una generazione, che possiamo approssimativamente collocare tra i nati fra il 1975 e il 1995, ha profondamente rinnovato o, possiamo dire in alcuni casi, creato la nuova onda araba del fumetto: fortemente caratterizzati da un segno underground, grottesco, spesso influenzato dalle avanguardie, e per niente consolante o allusivo a forme narrative consolatorie, si articola spesso intorno a collettivi nati dopo il 2006, come Samandal e riviste come Toktok in Egitto, nate nel 2011. Tutte le esperienze, anche quelle in solitaria, sono riconducibili al clima di fibrillazione che ha caratterizzato i Paesi costieri del Mediterraneo del sud negli ultimi dieci anni. Le condizioni socio politiche della regione non sono però il centro esclusivo della narrazione di queste multiformi produzioni: gli autori, e soprattutto le autrici, che sono un numero altissimo (già nel primo collettivo libanese JAD, nato nel 1986, dei sei componenti tre erano donne, una percentuale inimmaginabile in Italia) si sono concentrati sulla vita quotidiana, sull’esperienza autobiografica, sulla deformazione di un immaginario globalizzato con accento locale, come nel caso della superoina Malak, l’angolo della pace, o Qahera, musulmana che lotta per le strade del Cairo contro la misoginia e le molestie sessuali.

Copertina della rivista egiziana Toktok

Copertina della rivista egiziana Toktok

DALLA FRANCIA ALL’ITALIA

La mostra, come era prevedibile, ha attirato l’attenzione dei media e della politica: visitata in sessione privata da Jack Lang, ora direttore dell’Institute du Monde Arabe ma sostanzialmente il ministro della cultura per eccellenza, e in pompa magna dalla Ministra della Cultura di Macron, Françoise Nyssen, che ha dichiarato: “Dobbiamo fare di più per il fumetto in Francia”. Parole impronunciabili da qualsiasi ministro italiano, probabilmente. Così come risulta straniante la presenza di manifesti riprodotti e affissi nella città del 1968, visto che quest’anno ricorre l’anniversario e che la grafica visiva ha sostanzialmente avuto un ruolo centrale nell’esplosione non solo politica di quell’anno cruciale. Sarebbe curioso immaginare la stessa cosa con i manifesti del ‘77 in Italia, che hanno avuto altrettante commistioni tra arte, fumetto e politica nel nostro Paese, ma che sono rimosse o disinnescate nelle teche dei musei.
Angoulême val bene il viaggio dunque, e chi ama la linea non può mancare.

Elettra Stamboulis

www.bdangouleme.com

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Elettra Stamboulis

Elettra Stamboulis

Scrittrice e curatrice indipendente. Laureata in Lettere all'Università di Roma “La Sapienza”, ha perfezionato i propri studi sulla museografia all'Istituto Albe Steiner di Ravenna. Ha conseguito un Master di secondo livello all'Università di Roma Tre. Collabora con numerose testate (Linus,…

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