Fantagraphic. I racconti dark di Tadao Tsuge, mangaka operaio
“Trash Market” è il nuovo fumetto edito da Oblomov Edizioni, una raccolta di storie drammatiche e vite ai margini disegnate da Tadao Tsuge, maestro dello stile gekiga e fratello del ben più noto Yoshiharu Tsuge. Un libro importante, che punta a far luce sulla ricerca di un autore ancora poco esplorato dall'editoria italiana.
“Il mio lavoro è troppo cupo”. Così si lamentava Tadao Tsuge (Tokyo, 1941), in una conversazione con il critico americano Ryan Holmberg, ammettendo le difficoltà di successo incontrate nella sua lunga carriera da mangaka. E sarebbe difficile dire il contrario: l’opera di Tsuge è un costante rimando alle difficoltà di persone alle prese con traumi personali, inadatte alla società, ingabbiate in lavori frustranti che ne rendono la vita irrimediabilmente cruda.
Non è da meno questa raccolta di fumetti pubblicata da Oblomov Edizioni: una selezione di racconti realizzati da Tadao alla fine degli Anni Settanta, che affronta con marcato gusto neorealista il malessere vissuto dalla classe proletaria all’interno del Giappone del secondo dopoguerra.
ARTISTA OPERAIO
Maestro dello stile gekiga ‒ corrente “drammatica” del genere manga ‒ Tadao Tsuge non è obiettivamente un autore per tutti; come e più di altri mangaka della sua generazione, Tsuge costringe il lettore a fare i conti con una realtà amara, portata ai limiti del sostenibile. Tuttavia, a differenza di altri autori gekiga similmente appassionati a tematiche dark e vicini al mondo degli sfruttati, Tadao visse in prima persona molte delle esperienze drammatiche raccontate nelle sue storie, rendendo ogni suo fumetto il risultato di un’urgenza reale: quella di illustrare l’alienazione di una classe minore di cui lui stesso era, evidentemente, parte.
Prima operaio, poi commesso in ferramenta, poi trasportatore di bombole a gas. La vita di questo fumettista fu costellata da lavori bizzarri e spesso umilianti, portati avanti parallelamente alla sua attività di mangaka ‒ mai pienamente apprezzata in gioventù. Conoscere questo aspetto della vita di Tadao Tsuge sembra dovuto e quanto mai necessario per comprendere la sua attività e afferrare le intenzioni morali dietro la sua ricerca, costantemente votata al contatto coi deboli e all’ascolto degli ultimi.
SOLIDARIETÀ VERSO GLI OPPRESSI
Le storie racchiuse in Trash Market sono ‒ come spesso per altri autori gekiga contemporanei di Tsuge ‒ riflesso di un periodo ben preciso: quello dell’ascesa sociale del Giappone nel decennio successivo al secondo dopoguerra, con i forti picchi economici raggiunti dal Paese e le brusche conseguenze sulle classi più basse, incapaci di reggere il passo del progresso. A ben vedere, tutti i protagonisti di questi e molti altri racconti di Tadao sono proprio operai, impiegati di piccole e medie imprese, donatori di sangue per soldi o puttane: una galassia di soggetti costretti a lavori degradanti pur di campare, ma soprattutto tormentati da immoralità, ricordi traumatici e indicibili sensi di colpa.
Nondimeno, l’ambientazione dei luoghi scelti per ospitare queste storie sono sobborghi e bassifondi della città di Tokyo. È qui, tra quartieri distrutti dalla guerra e zone a luci rosse, che i rappresentanti di questo “pattume umano” (definizione dello stesso Tsuge) si arrabattano tra sentimenti di ribellione e violenza repressa, incapaci di attestare i loro diritti di fronte alla macchina capitalista, inadeguati a organizzarsi e manifestare per far valere le proprie ragioni.
UNA NARRAZIONE SENZA COMPROMESSI
Il tratto dei disegni è spesso e marcato, in linea con lo stile di autori contemporanei ‒ fra tutti Yoshihiro Tatsumi, pioniere dello stile gekiga. E come in Tatsumi, abbondano i campi neri, che conferiscono tragicità al racconto, riflettendo lo stile cupo delle storie.
Manca invece – ed è probabilmente l’aspetto che rende più ostico questo autore rispetto ad altri – la presenza di una trama vera e propria dietro ognuna di queste storie. La maggior parte dei racconti presenti nel libro sono fotografie di situazioni tutto sommato statiche, in cui i protagonisti si scontrano con un problema che molto spesso non evolve, anche a causa della loro incapacità a trovarne soluzione. È il caso, ad esempio, di Trash Market, il racconto che dà il titolo al volume, in cui un gruppo di signori poco raccomandabili si ritrova davanti a una clinica, in attesa di farsi tirare il sangue per qualche soldo in cambio: tutta la storia si svolge lì, nelle conversazioni inconcludenti di padri di famiglia senza una lira che, tra una battuta volgare e una imprecazione al sistema, attendono il loro turno di fronte all’ospedale.
L’assenza di una sceneggiatura tradizionale, e la conseguente carenza di momenti di maggiore enfasi o di divertimento, lasciano ognuna di queste storie in balia dei loro stessi protagonisti: così come loro, sbandati e inconcludenti, questi racconti mancano volutamente di uno scheletro solido.
“Parte del divertimento nel realizzare maga”, sostiene Tadao Tsuge, “è guardare come andranno a finire le cose”. Come a dire: se la realtà, quella più cruda, a volte non conduce a nulla, tanto vale rifletterne il nonsense, senza falsare le carte.
‒ Alex Urso
Tadao Tsuge – Trash Market
Oblomov Edizioni, Quartu Sant’Elena 2017
Pagg. 264, € 20
ISBN 9788885621015
www.oblomovedizioni.com
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