Fantagraphic. Intervista ad Alessandro Tota
È da poco uscito in libreria “Estate”, il nuovo fumetto di Alessandro Tota, una commedia scatenata tra lidi privati, spiagge abusive e rave notturni in case di campagna abbandonate. Ne abbiamo parlato con l'autore, per farci raccontare il libro e quello che c'è dietro.
Il tuo ultimo fumetto, Estate, è da poco in libreria per Oblomov Edizioni. Ti va di dirci innanzitutto di cosa parla?
Estate racconta l’estate di un gruppo di ragazzi pugliesi, tra avventure, sesso, droga, inseguimenti d’auto e, come direbbe Andrea Pazienza, “altre cosucce evocative“…
Il libro è una commedia leggera. Titolo a parte, sembra quasi che tu avessi davvero in mente un fumetto “estivo”…
Volevo fare un fumetto da leggere in spiaggia, per farsi due risate e passarlo agli amici. Un fumetto che mi sarebbe piaciuto leggere a 17 anni.
Ti racconto come è nato il libro: ero in spiaggia coi miei figli, io, 35enne con la pancia, che se faccio uno sforzo mi viene un’ernia al disco. In spiaggia era pieno di ragazzi e ragazze di diciott’anni muscolosi, tirati, tatuati e super in forma. Li guardo e per un momento penso “altri ragazzi come me“. Poi mi fermo e mi rendo conto che ho il doppio della loro età. Ma anche se avessi avuto diciott’anni non sarei stato come loro, ero messo male anche da ragazzo. Per cui ho ripreso i ragazzi fichi che conoscevo al liceo e son partito da una satira nei loro confronti. Il resto è venuto da sé… Ho improvvisato tutto il libro, non avevo sceneggiatura.
I protagonisti sono degli adolescenti un po’ stonati, ragazzi che avevamo già incontrato nel precedente Charles (Coconino Press, 2016). In quel libro, insieme a Baudelaire, passavano i pomeriggi sulle panchine del parchetto a bere Peroni e a filosofeggiare col poeta maledetto; in questo libro li ritroviamo invece alle prese con una nuova storia. Perché l’idea di rimettere le mani su queste figure e trasportarle in una nuova avventura?
Questo libro è il terzo di una serie: Fratelli, Charles e Estate. E ce ne saranno ancora altri se riesco a disegnarli, perché sono libri che richiedono molta concentrazione, non è facile trovarla. Sono libri diversi dagli altri che faccio perché sono spesso improvvisati e sono molto coinvolto emotivamente nel realizzarli. Molto semplicemente amo i miei personaggi, per me sono veri. Disegnarli mi dà un enorme piacere. Così come disegnare Bari. Considera che con la trilogia, più le storie brevi edite e inedite, siamo a quattrocento pagine con gli stessi personaggi, per cui se ci ho passato tanto tempo è perché li trovo simpatici. È bello mantenere gli stessi personaggi a lungo.
Personalmente, appena dopo aver letto Charles, avevo avuto l’impressione che quel libro nascondesse un potenziale che non poteva non avere un seguito in forma più completa (il fumetto era una bombetta di appena 100 pagine). Mi domando a questo punto se Charles non fosse una digressione rispetto a una storia più complessa che avevi già in mente in precedenza… Insomma, quale dei due fumetti è nato prima nella tua testa?
Più che una storia completa già scritta c’è un paesaggio umano, quello di Bari alla fine degli Anni Novanta, che mi piace esplorare… Vorrei fare un secondo libro abbastanza comico, l’ho già cominciato a dire il vero, e poi mi piacerebbe fare una cosa lunga con Nicola [uno dei personaggi del libro, N.d.R.] protagonista. Ma chi lo sa come si evolverà la serie. Inizialmente dopo Fratelli avrei dovuto fare un libro che si chiamava Gattuso, ma non se n’è fatto niente ed è arrivato Charles in maniera inaspettata. Anche Estate non avevo in mente di farlo. Prendo le cose come vengono… Disegno, se il materiale merita lo pubblico, altrimenti lo metto via, ma intanto disegno sempre. Comunque adesso sto facendo un grosso libro per Gallimard, per cui i fumetti baresi saranno messi in pausa per qualche tempo.
In entrambe le storie l’ambientazione è la tua Puglia, che disegni con autoironia, forse con nostalgia, ma sempre con affetto sincero. In che modo vuoi raccontare quel territorio, in cui non vivi ormai da anni?
Dovrei scrivere un libro per rispondere a questa domanda. Sono i posti di quando ero ragazzo, per cui li amo come amo me stesso ragazzo, cioè raccontandomela, perché non ho idea di come fossi davvero. Mi invento questa giovinezza epica, piena di follie: quei posti sono un prolungamento del mio corpo, sono i primi amori, i primi sconvolgimenti, schiaffi dati e ricevuti (soprattutto ricevuti), piccole grane con le forze dell’ordine, collassi, improbabili convergenze di interessi nel segno dell’illegalità, ma anche discussioni sul senso della vita, amori dichiarati e rapidamente smentiti e leggendari due di picche.
Il fumetto è disegnato con grande esperienza. Eppure dalla leggerezza delle tavole sembra che il libro ti sia uscito con una certa naturalezza. Quanto hai lavorato sui personaggi e quanto tempo è durata la gestazione del libro?
Il libro l’ho fatto in sei mesi, senza sceneggiatura, senza sapere neanche chi sarebbero stati i personaggi a parte Claudio e i suoi amici. Li scoprivo pagina dopo pagina. La parola d’ordine era: “Divertiamoci senza paura, disegniamo 4 pagine al giorno, se viene male si butta!“. In studio c’era Giacomo Nanni a correggermi quando i passaggi erano poco chiari. E per fortuna… La scena dell’inseguimento in auto l’ho allungata parecchio per esempio. Il finale me l’ha fatto cambiare Igort, Fior mi ha aiutato con la copertina… quando lavori a quel ritmo un parere esterno può rivelarsi fondamentale.
Ricordo che dopo la pubblicazione di Charles cominciasti ad approfondire i personaggi di quello che sarebbe stato il futuro libro, condividendo su Facebook le prime bozze di Estate, postando tavole in cui sperimentavi tecniche e colori. Alla fine sei rimasto sull’acquerello, che forse è la tecnica con cui ti sei espresso meglio negli ultimi anni…
L’acquerello è ottimo perché rapido. Hai le luci, le ombre, ti permette di costruire le scene con facilità. E poi il rosso è un bel colore per lavorare, graficamente tiene bene. Io ho pochi neri pieni, e il rosso ne fa spesso le veci. L’acquerello è una tecnica tradizionale molto adatta a questo modo di lavorare in completa immersione.
L’ultimo libro era uscito per Coconino, sotto l’ala di Igort prima che abbandonasse la storica casa editrice. Ora Estate esce per Oblomov, nuova casa editrice messa in piedi proprio dallo stesso Igort. Al di là della dimensione strettamente editoriale, mi sembra che questa scelta dimostri anche la volontà di continuare la collaborazione tra voi.
Igort lo conosco da tanti anni, è stato il mio primo editore ed ero in Coconino perché c’era lui, per cui era logico continuare a lavorare assieme.
Nel libro l’amore torna spesso (fino all’happy ending in salsa romantica), così come torna anche la ricerca della conoscenza assoluta (cosa già accennata in Charles e ora portata al parossismo con la figura dello sciamano che dispensa il brodone di funghetti allucinogeni). A che punto della vita si trova Alessandro Tota?
Spero di essere appena all’inizio.
‒ Alex Urso
Alessandro Tota ‒ Estate
Oblomov Edizioni, Quartu Sant’Elena 2018
Pagg. 176, € 18
ISBN 9788885621275
www.oblomovedizioni.com
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