Prosegue l’esplorazione di Artribune all’interno del fumetto italiano contemporaneo. Abbiamo incontrato Alice Socal (Mestre, 1986), fumettista di base a Berlino, autrice dell’ultimo Cry me a river (Coconino Press, 2017). Per “Fantagraphic” ha disegnato Soli insieme, dolce bestiario di animali affamati di affetto.
L’INTERVISTA
Cosa significa per te essere fumettista?
Disegnare fumetti è un’occasione per ritornare a casa, fare ordine e ritrovare le mie cose. Con il fumetto elaboro insicurezze, domande esistenziali, disagio, dinamiche affettive tramite sintesi, astrazione, ironia e sdrammatizzazione. Uno strumento in più per stare bene al mondo.
Hai quattro fumetti all’attivo, l’ultimo Cry me a River (Coconino, 2017). Oggi sembri molto attiva sul web, con striscette giocose e minimali, che pubblichi settimanalmente sulla tua pagina Facebook. Sono esercizi di stile, prove tecniche o l’inizio di un nuovo progetto?
Sono esperimenti e disimpegno per mantenermi attiva. In realtà mi piacerebbe iniziare un progetto lungo ma al momento ne ho timore, e mi manca la concentrazione necessaria. Nel frattempo mi diverto con Wood & Stone, i disegni di cui parli: si tratta di una striscia minimalista un po’ zen che pubblico con cadenza settimanale su Instagram (@woodandstoned). Potrebbe essere interessante far diventare questo esercizio quotidiano un progettino più concreto.
Una costante, in queste striscette come nei lavori precedenti, è la presenza degli animali, o se non altro di elementi naturali…
La natura può essere fonte di immediato conforto. Con gli animali capita di avere la sensazione di entrare in un profondo contatto emotivo, tra umani è più difficile o meno immediato. La natura poi, banalmente, ci porta a ritrovare noi stessi. La striscetta disegnata per Artribune, ad esempio, è un assemblaggio di piccole scene che ho disegnato per consolarmi in un periodo triste. Ho esagerato volutamente con la cuteness e nel rappresentare un’insaziabile fame di affetto e attenzioni.
Il tuo stile negli anni è cambiato, passando dai chiaroscuri e dalle matite al tratto sempre più sintetico e immediato.
Disegnare a matita mi consente di cercare profondità e volume ed è una tecnica che amo e mi ha dato moltissimo, mi porta dentro gli oggetti attraverso un lento processo meditativo. Non funziona con l’inquietudine e l’emergenza che ho avuto in altri periodi ‒ e forse ancora ho. La uso soprattutto per le illustrazioni ma non escludo di tornarci con i fumetti. Al momento mi piace l’idea di uno stile di sintesi, veloce, essenziale e senza fronzoli.
Con che tecniche stai lavorando adesso e quali saresti curiosa di sperimentare in futuro?
Ultimamente, come molti altri colleghi, mi sono attrezzata per disegnare in digitale. Mi trovo bene, è divertente, pratico. Ho intenzione di continuare a disegnare fumetti con penna e pennello, ma nella costruzione di storyboard e nella colorazione il lavoro in digitale è di grande aiuto.
C’è qualcosa di nuovo che stai esplorando e che vorresti indagare col disegno?
Vorrei tornare a disegnare per il piacere di farlo. Fare senza obbiettivi disegni liberi che nel migliore dei casi sorprendano facendo uscire idee nuove. È un processo che credo non si possa forzare, come non ci si può obbligare a essere spontanei. Al momento sono abbastanza presa da un progetto impegnativo a tema storico, basato su una biografia. Quando ci saranno le condizioni giuste tornerò a cercare cose nuove.
Vivi da anni in Germania, prima ad Amburgo e da poco a Berlino. In cosa ti senti ispirata dalla scena tedesca?
Nomino sempre Anke Feuchtenberger perché insieme a Stefano Ricci è stata una dei miei più grandi maestri. Dalla scena tedesca mi sento ispirata dalla pizza con il cappuccino (magari con latte di avena) e da una certa liberà di espressione a partire appunto dalle abitudini culinarie, dove noi italiani siamo forse bloccati su certi dogmi indiscutibili.
E in cosa ti senti, invece, “italianissima”?
Ho bisogno di ritmare la mia giornata con colazione, pranzo e cena e non colazione-pranzo, pranzo-pomeridiano/cena-anticipata, pane-e-cose-x giusto-per-non-arrivare-alla-mattina-super-affamati. Inoltre: mi lamento del freddo e la pioggia. Uso prevalentemente l’olio di oliva per cucinare, anche se non discrimino quello di colza, di semi e di cocco.
Qualche tempo fa hai detto “Nel fumetto investi spesso tanto tempo e guadagni poco”. Cosa ti fa essere così testarda da continuare a disegnare?
Disegnare fumetti mi fa stare bene e sapere che i miei fumetti vengono letti e provocano nel migliore dei casi una qualche reazione fa bene al mio ego. Viverci sarebbe fantastico, ma punto prossimamente a riprovarci con l’illustrazione; l’importante è non perdere troppo tempo a lamentarsi di non guadagnare abbastanza e restare positivi verso il futuro.
‒ Alex Urso
Versione integrale dell’articolo pubblicato su Artribune Magazine #44
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