Si sa che la pittura è stata per secoli e secoli (della Preistoria non si può dire) una prerogativa esclusivamente maschile. Prima ancora che si potesse dire “pittrice”, fino alla seconda metà del Novecento i casi di pittori-donna sono davvero esigui. Esemplare, in quanto rappresenta uno unicum, è rimasta dunque la vita di Artemisia Gentileschi (1593-1652), temperamento risoluto, figlia del pittore Orazio Gentileschi e ideale seguace del Caravaggio, che – nonostante potesse vantare indubbie qualità tecniche e interpretative – ebbe nel suo tempo grandi difficoltà a esprimere la propria personalità, umana prima ancora che artistica. E poiché le biografie disegnate di artisti sembrano godere in questi ultimi anni del favore del pubblico (e di conseguenza degli editori, e di conseguenza degli autori), ecco arrivare in libreria anche una puntuale storia fumettata della sua vita e della sua vigorosa ossessione per la pittura.
Ne sono autrici due donne – giustamente – della vicina Francia. Nathalie Ferlut, che come autrice completa si è già segnalata nella versione a fumetti di biografie di artisti (la ballerina Evelyn Nesbit, lo scrittore H. C. Andersen), appare qui in veste solo di sceneggiatrice; invece ai disegni e ai colori si cimenta la più giovane Tamia Baudoin, residente anche in Giappone e particolarmente interessata alla cultura della moda. L’ottica adottata è dunque femminile e femminista, secondo quanto richiede inevitabilmente il soggetto affrontato. Così la storia della precocissima figlia di pittore (“Sono la più brava a preparare i colori e i fondi delle sue tele!”) che nascostamente osa seguire le orme paterne anche come autrice diretta di dipinti, rimane segnata dal centrale e infausto episodio dello stupro subìto da un collega del padre, il pittore Agostino Tassi, perfetto esempio di granitica cultura patriarcale. Un brutto fatto di cronaca che è entrato a buon diritto nella storia dell’arte e dell’evoluzione del costume sociale.
FEMMINILE-FEMMINISTA
L’ottica femminile/femminista si esplica nel volume in vari modi. Per cominciare, le voci narranti e ragionanti sono tutte di donne. La cornice è il viaggio della Gentileschi in carrozza da Roma a Londra, nell’inverno 1638, durante il quale la figlia Prudenzia interroga con insistenza tanto la madre quanto la nutrice Marta sulle vicende passate, quelle che hanno portato Artemisia ad affrontare con coraggio un umiliante processo pubblico contro il suo violentatore, e i successivi stadi di una carriera artistica tenace e indipendente, difficilmente conquistata e alfine riconosciuta. Così la realtà che viene raccontata nei due piani temporali appare infarcita con felice delicatezza, nei dialoghi e nelle azioni, di piccole notazioni squisitamente femminili. Ma anche le specifiche discussioni tecniche tra pittori, sui rispettivi valori dei panneggi, delle decorazioni, delle architetture, in qualche modo si riverberano sull’aspetto esteriore dell’opera, che, mentre tralascia attenzione nella definizione corretta delle figure anatomiche, indugia invece più volentieri esattamente su quegli altri aspetti: architetture, decorazioni, panneggi.
Va ricordata un’ultima nota curiosa circa l’assoluta “femminilità-femminista” attribuita alla figura della Gentileschi anche nel campo del fumetto: esattamente Artémisia si chiama il premio istituito nel 2008 da Chantal Montellier in Francia per riconoscere il lavoro delle migliori autrici fumettiste. In questo 2018 il Grand Prix è andato per la prima volta a un’italiana, la torinese Lorena Canottiere, per il suo libro Verdad.
‒ Ferruccio Giromini
Nathalie Ferlut & Tamia Baudoin ‒ Artemisia
Coconino, Roma 2018
Pagg. 96, € 17
ISBN 9788876183942
www.fandangoeditore.it
Articolo pubblicato su Artribune Magazine #45
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