Fa ufficialmente il suo debutto nel mondo del fumetto Ettore Mazza (Desenzano del Garda, 1994), con un esordio che la dice lunga sulla tecnica e sull’abilità narrativa del giovane talento bresciano. Il suo primo libro, dal titolo Il sentiero delle ossa, è un viaggio ambientato nel Neolitico. Protagonisti del racconto sono Acca e Gi, due amici inseparabili. Stanchi della violenza e dei soprusi che ormai da tempo dominano il villaggio al quale appartengono, i due decidono di fuggire intraprendendo un cammino in solitaria alla ricerca di una realtà migliore.
Il percorso tuttavia non sarà cosa semplice. La fuga dei due ragazzi sarà infatti dettata dalle regole della natura, che metterà sul loro percorso insidie e difficoltà impreviste, rendendo quella fuga una pericolosa odissea.
Il sentiero delle ossa è un tuffo all’interno di un’epoca remota e selvaggia, in cui sarà possibile immergersi a partire dal prossimo 25 settembre, giorno di uscita del fumetto a opera di Edizioni BD. Nell’attesa di avere il volume tra le mani, vi regaliamo le prime pagine in anteprima e qualche commento dell’artista, che abbiamo incontrato a pochi giorni dall’esordio.
Il sentiero delle ossa è il tuo primo libro. Un debutto che arriva però dopo anni di militanza nel fumetto indipendente. Ci racconti qualcosa in più su di te?
Sì, è vero, questo fumetto arriva anche al termine del mio percorso di studi all’Accademia di Belle Arti di Bologna. All’interno di un ambiente così pieno di stimoli è stato naturale, nel 2015, insieme a un gruppo di amici creare un collettivo con l’intenzione di mettere subito alla prova con quello che stavamo imparando e sperimentando. Da allora, in questi anni, abbiamo collezionato numerose uscite e abbiamo partecipato a un’infinità di festival in tutta Italia.
L’autoproduzione è un mondo ricchissimo, dove l’unica cosa che puoi fare è metterti d’impegno per creare il tuo libro dall’inizio alla fine; credo perciò sia stata per me, come per tantissimi altri, una palestra incredibile e fondamentale.
Il libro è un racconto ambientato oltre settemila anni fa. Da dove nasce il tuo interesse per la preistoria?
Credo sia principalmente colpa di un libro divulgativo sugli ominidi che avevo da bambino; da allora ha continuato ad affascinarmi la dimensione profondissima che può avere il nostro sguardo se lo volgiamo alle nostre spalle.
Io credo che la storia della nostra origine possa parlarci di noi molto di più di quanto non siamo normalmente abituati a pensare, e mi dispiace che sia una memoria spesso considerata poco rilevante.
La fuga dei due protagonisti parte da un primordiale bisogno di libertà. Nonostante l’ambientazione remota, c’è qualcosa che questo racconto dice anche sul nostro presente?
Mi auguro proprio di sì. In qualche modo anche noi oggi affrontiamo l’avanzare di un mondo che progredisce in modi che spesso facciamo fatica a capire, oppure che non ci piacciono e a cui vorremmo opporci. Nel libro, nonostante la distanza temporale, si parla di questo: di oppressione, di cambiamenti inevitabili e della necessità esistenziale di essere padroni della propria vita.
Sono piuttosto sicuro che la libertà sia un istinto rimasto immutato nell’uomo per decine di migliaia di anni.
Natura, utensili e situazioni all’interno del libro sono stati disegnati con cura, dimostrando un profondo lavoro di ricerca grafica. Come ti sei mosso per cercare di rappresentare al meglio quel mondo preistorico a noi in parte sconosciuto?
Per questa storia volevo provare a mettere in scena un passato che fosse il più possibile plausibile e realistico. La materia in questione, però, è estremamente delicata: i reperti che arrivano sino a noi sono pochi e frammentari, e le nuove scoperte mettono in continuazione in crisi idee e ipotesi. L’errore potrebbe essere dietro l’angolo!
Mi sono avvalso comunque di numerosi libri e studi archeologici che riguardassero specificamente gli aspetti che dovevo andare a rappresentare (dai villaggi al vasellame), e dell’aiuto e dei suggerimenti di persone competenti: archeologi e studiosi occupati in prima persona in questo campo. Nello specifico ringrazio ancora una volta Jacopo Conforti dell’Università di Pisa, autore anche della postfazione, e Stefano Ricci Cortili, dell’Università di Siena.
Un esordio è sempre un esordio. Come ti stai preparando al lancio del libro, e come ti sei trovato a collaborare con una bella realtà come Edizioni BD?
Lavorare con Edizioni BD è stata una bella esperienza, ho sempre avuto la possibilità di confrontare apertamente le mie idee, grazie anche al lavoro di supervisione di Valerio Stivè. Sono assolutamente riconoscente per la grande libertà e fiducia che è stata data a me e al mio lavoro, e sono contento di aver avuto l’opportunità, insieme a loro, di portare sulla carta questo esperimento a cui tenevo molto.
Spero di riuscire a portare questo fumetto, proprio grazie ai suoi temi, anche in ambienti dove, come medium, normalmente farebbe fatica ad arrivare. Chi lo sa, magari in un museo?
‒ Alex Urso
Ettore Mazza ‒ Il sentiero delle ossa
Edizioni BD, Milano 2019
Pagg. 176, € 17
ISBN 9788832757026
www.edizionibd.it
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