Come nasce un tuo fumetto?
In media lavoro su un progetto per circa uno o due anni. La fase più impegnativa, per me, è quella inziale, in cui devi trasformare la tua idea in una storia: costruire un binario che accompagni il lettore e allo stesso tempo definire tutte le fermate e le deviazioni del treno, per arrivare nella città dove lo vuoi portare. Mi prendo molto tempo per questa fase. Non metto niente su carta, ma rifletto camminando. Inizio poi a raccogliere immagini, disegni e a fare delle vignette con i personaggi in movimento, per capire se l’idea che mi ero fatto su di loro possa funzionare anche trasposta sulla carta. Poi butto giù i punti principali della trama e da lì nasce la proposta da portare all’editore.
Hai affrontato già ne La quarta variazione la gioventù come periodo di ricerca e di cambiamento. È un tema che ti interessa particolarmente?
Prima di pubblicare La quarta variazione avevo letto alcuni libri che mi avevano dato molta speranza per quanto riguarda questa intensa fase della vita, tra cui Un lavoro vero di Madrigal (Bao Publishing). Stavo finendo l’Accademia e ho deciso di raccontare dei ragazzi alla fine del liceo, una situazione che sentivo molto vicina. Con Sfera l’intenzione era parlare di un rapporto di amicizia e dell’egoismo che può caratterizzarlo. Volevo raccontare come le persone che si incontrano possono stravolgerci la vita per un periodo, per poi prendere strade completamente diverse dalle nostre. Non avevo la presunzione di fare qualcosa che raccontasse la generazione dei millennial, però sono contento del fatto che stia parlando a moltissime persone.
Damiano e Chiara, come sono nati questi personaggi e le loro personalità?
Ho scelto un ragazzo e una ragazza perché, secondo me e il mio editore, due personaggi rendevano più dirette quelle dinamiche relazionali che inizialmente avevo pensato di rappresentare attraverso un gruppo di amici. Mi piaceva l’idea di avere due spettri completamente diversi, che creassero quei contrasti tipici di tutti i rapporti.
All’inizio i personaggi dovevano prendere alcune scelte differenti, che però ho modificato in corso d’opera per seguire i loro specifici caratteri. Damiano esiste da moltissimo tempo, Chiara è arrivata dopo e ha sconvolto tutto. A lei mi sono legato tantissimo. Mi dispiace abbandonare questi personaggi, sono quelli a cui mi sono affezionato di più tra tutti quelli che ho mai disegnato.
Per Sfera hai deciso di creare anche una playlist Spotify. Come è nata l’idea?
Grazie a Internet abbiamo molte opportunità e non voglio sprecarle. Creare una playlist è gratis. L’avevo già fatto per La quarta variazione, ma su YouTube, disegnandone anche una copertina. È un modo estremamente immediato per creare continuità con il lettore. Quando finisci una storia che ti piace vorresti averne di più, attraverso la colonna sonora su Spotify hai la possibilità di farlo.
Perché la scelta di inserire l’elemento del superpotere all’interno di un contesto così particolare come il mondo dell’arte?
Il fumetto non ha i costi per gli effetti speciali e volevo sfruttare questa possibilità al massimo (ho intenzione di farlo sempre di più) e il superpotere è un elemento classico del genere. L’idea della sfera mi è venuta casualmente mentre stavo scrivendo La quarta variazione. Il superpotere potrebbe essere una metafora della sensazione di impotenza che si prova davanti alla consapevolezza di poter realizzare qualcosa nella propria vita, senza però sapere come.
I romanzi d Palahniuk sono stati d’ispirazione per l’ambientazione nel mondo dell’arte: volevo trasportare i protagonisti in un mondo completamente diverso da quello che conoscevano.
I personaggi del libro esprimono una posizione abbastanza critica nei confronti di questo mondo. Tali critiche coincidono con il tuo pensiero?
Un tema centrale nel libro è quello della creazione di un rapporto e della capacità di un ragazzo di creare qualcosa dal nulla. Il mondo dell’arte è esattamente il mondo della creazione. La mia idea personale non coincide con quella che viene espressa nel libro. Ho deciso di inserire le critiche che si sentono più spesso riguardo a questo ambiente all’interno dei dialoghi dei personaggi. Personalmente ritengo che il valore estetico sia un elemento fondamentale della società di oggi.
Torino è molto presente all’interno dei tuoi libri. Come vivi il rapporto con la città? In che modo influenza il tuo processo creativo?
Per anni è stata la mia chimera. Volevo avere i soldi per poterci vivere. Mi sono sempre sentito “a luogo” a Torino. La uso come ambientazione dei miei libri perché la conosco. Inserisco spesso delle folle nei miei fumetti e ci tengo che i volti siano riconoscibili, caratterizzati. Avendo la possibilità di camminare molto, senza perdermi mai, utilizzo le facce che incontro per strada. È un’ottima fonte di ispirazione.
Come è iniziata la collaborazione con Bao Publishing?
Il mio percorso con Bao è iniziato grazie a una perfetta combinazione tra colpo di fortuna e momento giusto. Preparavo le locandine per le serate nei centri sociali di Torino. Ho conosciuto Zerocalcare quando mi ha scritto che gli piacevano questi miei lavori. Sono andato a una presentazione del suo libro portandogli una mia autoproduzione, dove ho conosciuto Michele Foschini, che oggi è uno dei miei editori in Bao. Al tempo il mio lavoro era ancora acerbo, ma dopo un anno, a un incontro al Salone del Libro, è nata La quarta variazione, che ho pubblicato con loro nel 2016. Questa collaborazione mi ha cambiato radicalmente la vita, sono riuscito a farmi conoscere.
Come si colloca l’Italia nella scena internazionale del fumetto?
L’Italia è tra i quattro Paesi più importanti al mondo per quanto riguarda il genere del fumetto, insieme a Stati Uniti (supereroi), Giappone (manga) e Francia. In Italia credo che la svolta verso il grande successo attuale sia avvenuta con l’arrivo di Zerocalcare, che ha rivoluzionato il mercato. Il suo successo ha portato molte più persone ad avvicinarsi al genere e a conoscere anche altri autori. In Italia si sta superando solo ora il pregiudizio che il fumetto sia un genere esclusivamente per bambini.
I fumettisti italiani contemporanei che stimi di più?
Dr. Pira: ha un umorismo che non ti aspetti e un disegno incredibilmente narrativo che non cade mai nel cliché.
Capitan Artiglio: ha definito il proprio obiettivo e l’ha studiato nei minimi dettagli. Il suo mondo, infatti, è estremamente riconosciuto. Lo ammiro molto perché io, al contrario, cambio sempre idea.
Oscar Ito: un mio amico per cui ho grande stima. Ha uno stile molto riconoscibile. Mi sconvolge sempre la naturalezza con cui disegna qualunque cosa gli venga richiesta, persino la più assurda.
Nova: il suo ultimo lavoro uscito con Bao, Stelle o sparo, mi ha colpito tantissimo. Ho percepito di avere un vissuto simile per come narra. C’è un’intimità che si crea e di colpo ti affezioni molto. È proprio lei che ha disegnato la variant per SFERA.
A cosa ti ispiri per il tuo stile?
Il valore estetico del libro è fondamentale. Mi è sempre piaciuto il disegno, ma la svolta definitiva l’ho avuta quando sono usciti i Gorillaz: una cartoon band disegnata dall’americano Jamie Hewlett. Alle superiori ho cercato di replicare più volte i suoi disegni, fino a quando non ho trovato un modo per distaccarmene e definire il mio stile personale. Rimane per me un grande modello. Per Sfera mi stanno facendo notare che il disegno ricorda quello dei vecchi cartoni di Cartoon Network (Pepper Ann). Mi piace tenere uno stile cartoon per raccontare storie che potrebbero essere disegnate, invece, con uno stile realistico o anche essere recitate da attori.
Progetti futuri?
Ne ho già qualcuno in programma… Mi piace molto fare storie brevi perché le ritengo una palestra per provare cose nuove. Già nel 2017 ne sono uscite alcune: 2053, le nuove acque (Manticora), un omaggio al Gag Manga, e Melagrane (Attaccapanni Press) a tema erotico.
Sto lavorando ancora con Attaccapanni Press a una breve storia sci-fi, con protagonisti dei teenager androidi, in cui sono libero di spaziare molto. Nei progetti nuovi mi piacerebbe sperimentare con storie di azione, ma vorrei anche parlare di una storia d’amore, tema che non ho ancora affrontato.
L’animazione è un altro mondo che mi attira molto; il videogioco anche. Insieme a un mio amico game designer, stiamo pensando di fare qualcosa di relativo a SFERA, ma al di fuori dalla storia: una visual novel interattiva. Questo esperimento potrebbe dare continuità al libro, mantenendolo vivo e ampliandone il mondo.
‒ Alessia Marchignoli e Valeria Lynn Rodda
(esercitazione a seguito di un workshop di giornalismo culturale svoltosi nel maggio 2019 allo IULM di Milano)
AlbHey Longo – Sfera
Bao Publishing, Milano 2019
Pagg. 192, € 20
ISBN 9788832732160
baopublishing.it
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati