Fantagraphic. La vita di Pollock, tra arte e servizi segreti
Sapevate che Pollock fu per anni al centro di un inquietante affaire politico, per mano dei servizi segreti? A ricordarcelo è oggi questo nuovo fumetto: si chiama “Pollock Confidential”, e ne abbiamo parlato col suo autore, Onofrio Catacchio.
È uscito di recente in libreria un nuovissimo fumetto, che indaga un aspetto forse non a tutti noto della carriera di Jackson Pollock. A essere esplorato nel libro è infatti l’intreccio politico nascosto dietro l’artista: una trama che mescola arte e servizi segreti, sullo sfondo delle tensioni tra Stati Uniti e blocco sovietico in piena guerra fredda.
Edito da Centauria, Pollock Confidential – questo il titolo del volume – è l’ultima fatica di Onofrio Catacchio (Bari, 1964). Lo abbiamo incontrato, per conoscere meglio le ragioni di quest’opera.
Come tu stesso dici nella postfazione al libro, “cercare di raccontare Jackson Pollock è come pedinare qualcuno di cui conosci già la destinazione”. Come mai allora hai scelto di puntare i riflettori su di lui?
Perché la sua è la classica biografia da artista maledetto, ma non è solo questo. Pollock con il suo lavoro segna un punto di svolta nodale per l’arte moderna: il passaggio del testimone dalla sponda europea a quella americana.
Lui non arriva a New York portando con sé l’ampolla contenente l’aria di Parigi come fa Duchamp. Pollock viene dalla sconfinata frontiera americana, la sua visione dell’arte comprende quella europea, ma la stravolge grazie al suo approccio. Le tele che dipinge sono enormi e tutto il suo corpo deve entrare in azione per realizzare i dripping con cui le ricopre. Nell’arte ha fatto cose che non si erano mai viste prima, e ha pagato un costo enorme per farle.
Con questo immagino tu ti riferisca all’affaire politico in cui l’artista viene coinvolto, e che è al centro del tuo fumetto. Me ne parli meglio?
La CIA nasce subito dopo la Seconda Guerra Mondiale. Il suo compito è creare scenari da contrapporre a quelli del blocco sovietico, che ha molti sostenitori anche in occidente.
L’intelligence sceglie di operare sul piano culturale, opponendo ai richiami all’ordine di Stalin e al Realismo Socialista la totale libertà artistica degli esponenti della scuola di New York ‒ non a caso, il piano messo a punto da Tom Braden si chiama “Long Leash” (Guinzaglio Lungo).
L’arte viene usata, insomma, come espediente per dare una visione più brillante e attrattiva della cultura “made in USA”, da contrapporre al fascino che il blocco sovietico esercitava sugli intellettuali dell’Occidente. È così?
Esattamente. Dopo il conflitto mondiale, Stalin richiama all’ordine gli artisti delle avanguardie. La pittura deve tornare a essere realistica, figurativa e consacrata all’ideologia del partito. Molti, per adesione ideologica, chinano il capo e obbediscono al diktat. Gli strateghi della CIA, di rimbalzo, giocano la partita della libertà, spingendo un’idea di arte disinibita e senza ostacoli, nel tentativo di accattivarsi le simpatie dell’opinione pubblica internazionale.
Il governo degli Stati Uniti investì molte risorse per alimentare questa visione finanziando, tramite le sue agenzie, fra cui la CIA, organizzazioni culturali, riviste e mostre.
È soprattutto per queste ragioni che le opere di Pollock fecero in poco tempo il giro del mondo, portando il nome dell’autore alla conquista del mercato.
Nello stesso intreccio politico erano coinvolti Robert Motherwell, Willem de Kooning e Mark Rothko, ma Pollock sembra il cavallo di battaglia preferito dalla CIA. Perché secondo te?
Pollock era l’unico tra loro ad avere un cognome che non recasse tracce di una recente immigrazione. Era nato nel Wyoming, a Cody, la stessa città che aveva dato i natali a Buffalo Bill. Insomma, Jackson veniva considerato un vero cowboy giunto a New York dal selvaggio west.
Pensi che tutti loro fossero ignari della cosa?
Difficile dirlo. Credo che durante l’operazione gli artisti fossero completamente all’oscuro del piano. In seguito possono averne avuto il sospetto e probabilmente qualcuno di loro lo ha scoperto solo anni dopo, a operazione già terminata. Personalmente sono convinto che Pollock, che ha avuto addirittura simpatie staliniste nella sua vita, ne sia rimasto ignaro fino alla fine.
Tutto il libro si sofferma sulla carriera di Pollock, narrandone le fasi più importanti. Alla storia biografica si intreccia la trama politica, impersonata da Dan Adkins. Lui è un personaggio fittizio, giusto?
Dan Adkins è l’unico personaggio inventato del libro. Si tratta di un agente alla prima missione, messo alle costole di Pollock per seguire le mosse del pittore più rappresentativo dell’arte americana. Dan è stato il punto di vista che ho adottato per raccontare la vita e l’arte di Pollock sullo sfondo della guerra fredda. Una curiosità: il suo nome è una citazione dell’omonimo illustratore americano attivo negli anni Sessanta e Settanta.
Com’è avvenuta la documentazione, prima di procede alla scrittura del libro?
Quando Balthazar Pagani, l’editor di Centauria Libri, mi ha chiesto quale artista avrei voluto raccontare, ho subito proposto Pollock. Ho scritto il soggetto e una scaletta in pochissimi giorni, perché avevo già in mente l’impostazione del racconto. Poi ho raccolto la documentazione su Pollock, sugli altri personaggi e sui retroscena riguardanti la CIA. Sul web le informazioni su di lui sono tantissime, dopo aver selezionato ciò che mi interessava ho cercato di sistemare il materiale raccolto nello schema che avevo in mente e ho iniziato a realizzare le immagini.
E per quanto riguarda la parte grafica, come ti sei mosso?
In ordine sparso. Sono andato avanti disegnando su carta e poi colorando in digitale. Ho lavorato a immagini grandi, di ampio respiro. Non volevo rinchiudere Pollock in vignette minuscole. Solo alla fine ho montato le sequenze e scritto i testi. Ho anche letterato le pagine per poter rivedere i testi fino all’ultimo istante.
Dalla lettura sembra che la vicenda artistica, umana e politica di Pollock ti abbia coinvolto molto. Continuerai ad approfondire il tema del legame tra avanguardia e potere anche in futuro?
Mi interessano le storie di uomini che si confrontano con situazioni che li soverchiano e mettono alla prova le loro capacità e ne misurano le qualità. La biografia di Pollock si inserisce perfettamente in questo filone. Anche adesso sono al lavoro su un paio di sceneggiature analoghe. Una è il seguito di un racconto a fumetti realizzato qualche anno fa e riguarda Joe Petrosino, il poliziotto italo-americano degli inizi del Novecento che a New York ha contrastato la Mano Nera, in cui mescolo ancora una volta fiction e realtà. L’altra è un racconto di Stella rossa, il mio personaggio: un cosmonauta alle prese con la “terraformazione” di Marte. È quello che mi piace raccontare.
‒ Alex Urso
Onofrio Catacchio – Pollock Confidential
Centauria Libri, Milano 2019
Pagg. 128, € 19,90
ISBN 9788869214134
http://www.centaurialibri.it
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