Si è spenta ieri, all’età di 79 anni, Claire Bretécher, fumettista francese tra le più note della sua generazione, e autrice di strisce memorabili come I frustrati e Agrippina. A darne notizia è stato il suo stesso editore, che ha comunicato la scomparsa dell’artista dopo una lunga carriera apprezzata anche oltre i confini nazionali. La Bretécher fu infatti una delle poche donne capaci di imporsi all’interno del sistema-fumetto negli anni Settanta e Ottanta, diventando ben preso un’icona femminista rispettata per il suo ruolo pionieristico nel campo dei balloon.
TRA IL FUMETTO E LA POLITICA
Le ragioni di questo successo sono presto spiegate. L’autrice era stata tra le prime professioniste capaci di ritagliarsi uno spazio di prestigio all’interno di un mondo, quello del fumetto, all’epoca ancora fortemente coniugato al maschile. I suoi lavori per Tintin e per Spirou la portarono ben presto ad essere considerata uno dei nomi di riferimento del periodico francese Pilote, influenzando non poco lo stile di artiste delle generazioni a venire (tra le altre, Maitena Burundarena e Hélène Bruller). Per il settimanale Le Nouvel Observateur pubblicò I frustrati, forse la sua più celebre creazione, apparsa per la prima volta sulle pagine della rivista nel 1973. La striscia raccontava ansie e piccoli problemi di sessantottini in declino, intellettuali agiati e radical-chic in perenne crisi di contenuti. Una galassia di personaggi acutamente modellati, e in grado di spingere il lettore a riflessioni tutt’altro che banali sull’emancipazione delle donne, sui limiti della vita coniugale e, più in generale, sulle frustrazioni di una società in cerca di ideali. Con il suo tratto essenziale ed espressivo, e un linguaggio diretto e sarcastico, la Bretécher era nota anche in Italia, dove – grazie alle pubblicazioni su Linus – aveva conquistato la simpatia di lettori illustri come Umberto Eco. Nondimeno, in patria era amata da intellettuali come Pierre Bourdieu e Roland Barthes, che nel 1976 la descrisse come “il migliore sociologo” dei suoi tempi. Tra le opere che meglio rappresentano la sua ricerca, si ricordano infine Cellulite (pubblicato nel 1981) e Agrippina (del 1988). Tra le ultime esposizioni in suo onore, la retrospettiva del 2015 negli spazi della biblioteca pubblica del Centre Pompidou di Parigi.
– Alex Urso
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