Il fumetto (inedito) di Adam Tempesta dedicato ai medici in lotta contro il virus
Anche in queste giornate di quarantena, Artribune continua a bussare alle porte dei migliori fumettisti italiani. Oggi è la volta di Adam Tempesta, che ci ha regalato un fumetto inedito: una storia dedicata a tutti i medici impegnati nella lotta contro il virus.
Più che fumetti le sue sono vere e proprie esplorazioni all’interno di mondi ignoti. Stiamo parlando di Adam Tempesta (Torino, 1992), il giovane fumettista e illustratore della squadra Eris Edizioni.
Dopo aver parlato con Maicol&Mirco, Gianluca Costantini e Cristina Portolano, abbiamo contattato l’artista per qualche domanda sulle sue giornate di quarantena e per farci regalare un fumetto inedito: un racconto dolcissimo realizzato per il suo amico Luca, uno dei tantissimi “eroi dal camice bianco” in lotta in questi giorni contro il virus.
Non è la prima vota che bazzichi su Artribune (l’ultima due anni fa, in occasione del tuo libro Inerzia). Per chi si fosse perso quella puntata, ti va di presentarti? Cosa fai e cosa ti interessa raccontare?
Mi chiamo Adam Tempesta, sono un illustratore e fumettista di Torino. Disegno, illustro e vivo facendo cose creative. Mi interessa raccontare le esperienze di tutti i giorni, specialmente quelle più piccole, perché sono quelle che riservano sempre delle grandi sorprese. Uscire la sera, andare a trovare i propri genitori, andare il sabato mattina al mercato: penso che siano le cose dove si celano più misteri, perché, essendo cose “normali”, non si hanno particolari aspettative nel trovarvi significati nascosti.
Dove ti trovi in questo momento?
Mi trovo a casa, in una Torino più psichedelica che mai.
Come sta vivendo la città questa situazione?
All’inizio c’è stata un po’ di confusione, come penso in tutta Italia. Qui le persone sono attente, ma molto nervose. Purtroppo un duro colpo che il mio quartiere ha subito è stata la chiusura del mercato di Porta Palazzo – il mercato all’aperto più grande d’Europa, mia primaria fonte di sostentamento. C’è una strana atmosfera, un misto tra rassegnazione e tensione latente.
E tu invece come la stai vivendo, anche in relazione al tuo lavoro?
Vivo questa situazione con alti e bassi. Sono abituato a lavorare in studio, da solo, perciò la quarantena non ha scombussolato troppo la mia routine quotidiana. Quello che mi preoccupa però è il “dopo”. Immagino che cambieranno parecchie cose, anche se la mia paura più grande è quando tutto tornerà alla normalità. Spero che questo incubo a occhi aperti ci aiuti a capire cosa serve davvero nella vita e cosa si può mettere in stand by.
Hai subito rallentamenti in termini di progetti, uscite, lavoro in studio?
Adesso sto seguendo alcuni lavori, tutti “pre-COVID-19”, ma prima che scoppiasse questo delirio stavo lavorando su alcuni progetti per il Salone del Mobile di Milano, che ho dovuto abbandonare visto il rinvio.
In questi giorni ho colto l’occasione per seguire progetti a cui prima non ero riuscito a dedicare tempo. Inoltre ho ultimato la mia seconda autoproduzione, Carambola Dormiente, che farò uscire non appena le acque si saranno calmate, e sto lavorando a un fumetto ambientato in una Torino notturna che pubblicherò a cadenza giornaliera sul mio profilo Instagram.
Il fumetto che hai realizzato per Artribune si chiama Il mio amico medico. Mi dici qualcosa a riguardo?
La storia racconta la mia relazione con un amico di lunga data. Mentre lavoravo alla storia immaginavo di parlare con lui, così come eravamo soliti fare da piccoli, camminando tra le lande desolate del nostro quartiere, oppure da grandi tra una partita di basket e l’altra. Il mio amico medico si chiama Luca. L’ho sempre considerato un “fratello più grande”, e continua a esserlo tutt’oggi. È un bravissimo medico, è la persona più intelligente che conosco e non ha paura di niente.
I medici si divertono come tutti, ma quando devono fare il loro lavoro non c’è festa che tenga: loro ci si buttano anima e corpo senza fare domande. Sono la versione buona dei militari.
Quale sarà la prima cosa che farai appena questa situazione si sbloccherà?
La prima cosa che farò sarà festeggiare andando a bere, passando la serata in giro per Torino e concludendola guardando il sole sorgere in riva al Po ai Murazzi, facendo colazione con un kebab alle otto del mattino.
‒ Alex Urso
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