I fumetti di Tadao Tsuge, ribelle del manga giapponese

Torna Tadao Tsuge con un’antologia di fumetti brevi che non riscatta niente e nessuno. Ne “Il lupo dei bassifondi” il mangaka ci mostra squarci momentanei di vita difficile, tra insofferenza e traumi mai sopiti. Un altro grande capolavoro del fumetto giapponese.

La prima parola che tutti associano, quasi d’istinto, a Tadao Tsuge è “alternativo”. Tsuge è un mangaka alternativo. Poi, di solito, segue il nome del fratello fumettista più famoso, Yoshiharu Tsuge, che i lettori italiani hanno imparato a conoscere. Quasi gli servisse un anfitrione allo scopo di capire da che parte stia il suo lavoro di fumettista. Invece, per Tadao Tsuge, artista che si addice al cinema noir ed è circondato da ovvia aura cultuale, tutte queste premure sono una zavorra ingombrante. Tanto più se a parlare in sua vece esistono da oltre mezzo secolo i fumetti, spesso autobiografici, che introducono un mondo a cui dare un qualche significato.
Coconino Press, dopo il successo de La mia vita in barca, presenta il volume antologico Il lupo dei bassifondi, dove sono raccolti lavori pubblicati da Tsuge tra il 1969 e il 1976 sulla rivista Garo. E il cui miglior pregio è la presenza di Tsuge non tanto come disegnatore quanto come uomo, come d’altronde scrive egli stesso in Duro per sempre, testo presente in calce al volume che va a tenere compagnia a uno scritto sostanzioso del critico Ryan Holmberg, che di Tsuge sa e ti racconta ogni cosa offrendo spunti e riflessioni.

TADAO TSUGE E IL GENERE GEKIGA

Leggendo Il lupo dei bassifondi riusciamo a immaginare il piccolo Tadao, nato nel 1941, mentre divora letteralmente la vita nel Giappone del dopoguerra, alla stregua di milioni di altri individui. Ce lo immaginiamo circondato da adulti allo sbando, in luoghi che hanno colori e nomi precisi (il quartiere dove è cresciuto, Keisei Tateishi), mentre osserva gli eventi transitare a velocità ridotta, ora che le tragedie della guerra sono finite. Ce lo immaginiamo sempre affamato, con il poco che si trovava in giro, mentre il fratellone lasciava la scuola per andare a lavorare. E ce lo figuriamo finalmente adulto, con nel curriculum della vita pure rischiose frequentazioni in tali quartieri, mentre dà una forma alla passione per il fumetto disegnando un’opera breve che nel 1959 gli fa vincere un premio indetto dalla rivista Machi. Per poi, sotto l’influenza fraterna, proseguire con altri fumetti apparsi sulle riviste a noleggio e infine su Garo, che all’epoca rappresentava la scuola di pensiero di Sanpei Shirato, mentre la concorrente COM rappresentava quella di Osamu Tezuka. Che ambiente magnifico quello del gekiga mentre andava formandosi un gruppo di autori indimenticabili!

Tadao Tsuge ‒ Il lupo dei bassifondi (Coconino Press, Roma 2020). Copertina

Tadao Tsuge ‒ Il lupo dei bassifondi (Coconino Press, Roma 2020). Copertina

IL GIAPPONE DEL DOPOGUERRA

Certo, Tadao Tsuge non professa una vita artistica come i grandi dell’olimpo dei manga. Sembra piuttosto uno che va e viene, si concede intermezzi di nulla, per poi tornare a mostrarsi sulle pagine delle riviste grazie ai suoi fumetti. Per molti lettori è una scoperta (e continua a esserlo ancora oggi), per altri l’affetto ha il sapore della devozione assoluta. I manga che disegna non promettono alcunché, ma intanto raccontano storie e personaggi come nessun altro prima d’ora. Così è, dunque, Il lupo dei bassifondi.
La raccolta presenta sotto traccia un ideale: storie che si manifestano, e si disegnano, solo alla maniera che vuole Tsuge. Vicende di sofferenza dominate da personaggi dai contorni non definiti, perseguitati da linee che si inseguono disperatamente alla ricerca di una congiuntura o un punto d’arrivo, ma niente: Tsuge non concede. Sono storie in cui i personaggi si aggrappano al cuore del lettore che in esse riconosce traumi mai sopiti (il supervisore Aogishi), o crede di decifrare la disperazione o l’inconsistenza di quei personaggi. I fumetti de Il lupo dei bassifondi sono un inarrivabile conglomerato di dolore, ferite sanguinanti, violenza.

TADAO TSUGE, MOLTO PIÙ DI UN FUMETTO

Ci sono due modi tramite i quali Tsuge garantisce un punto di vista su tutto, un grande occhio che non osserva dall’alto ma quasi di sghimbescio, ed è quello di lasciare i suoi personaggi parlare tanto e a lungo (magnifico il racconto Il cane randagio), oppure di ridurli quasi al silenzio come il taciturno avventore di Codice insanguinato d’onore e umanità. Poi, le concessioni esistono anche per Tsuge. Il nostro è bravo a trovare una miracolosa sostanza fumettistica per far incrociare i suoi “eroi”, spingendoli a sfiorarsi con un semplice tocco della mano, o illudendosi di arrivare a un confronto. Il dono bellissimo de Il lupo dei bassifondi è un senso di continuità, per effetto del quale i racconti si inseguono, si passano il testimone, quasi si intrecciano mettendo in mostra la medesima instabilità emotiva.
Sotto il profilo grafico, Tsuge è un rinomato maestro di semplicità. I contrasti tra bianco e nero, raramente così netti, quasi temono un giudizio a filo di metafora: la vita sarà mica solo di un colore?
Opera magistrale, Il lupo dei bassifondi dà l’impressione di essere parte di quell’universo imperfetto e dolorante sperimentato da Tsuge in gioventù, senza concessioni o tentennamenti. Si tratta di un fumetto schietto come pochi, e al tempo stesso è molto più di un fumetto.

Mario A. Rumor

Tadao Tsuge ‒ Il lupo dei bassifondi
Coconino Press, Roma 2020
Pagg. 328, € 22
ISBN 9788876185502
www.coconinopress.it

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Mario A. Rumor

Mario A. Rumor

Ha scritto di cinema e televisione per Il Mucchio, Empire Italia, Lettera43, Just Cinema e numerose altre riviste italiane e inglesi, tra cui Protoculture Addicts, TelefilmMagazine, Retro, Widescreen, DVD World, ManGa!, Scuola di Fumetto e Leggere:Tutti. Con Weird Book ha…

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