La prigionia di Patrick Zaki raccontata in un fumetto
La giornalista che fin dall'inizio ha seguito il caso di Patrick Zaki e il disegnatore che ne ha realizzato l'immagine più iconica scelgono il fumetto per ricostruire le vicende dietro la detenzione dello studente. Una storia destinata a far discutere e riflettere
La triste vicenda di Patrick Zaki inizia il 7 febbraio 2020. Iscritto a un master in Studi di Genere presso l’Università di Bologna, e collaboratore di EIPR – Egyptian Initiative for Personal Rights (organizzazione non governativa per la difesa dei diritti umani), il giovane studente egiziano viene fermato all’aeroporto del Cairo mentre fa ritorno a casa. Sono cinque i capi d’accusa che ne motivano la detenzione: minaccia alla sicurezza egiziana, incitamento alle proteste illegali, sovversione, diffusione di notizie false, propaganda per terrorismo.
Dopo ben ventidue mesi di prigionia, e richieste di scarcerazione arrivate da tutto il mondo, il 7 dicembre 2021 si è tenuta la terza udienza del processo. Un verdetto che sancisce finalmente la libertà allo studente, ma non ancora la completa assoluzione. “Il giudice ha deciso di rimandare la decisione al 6 aprile, per ora sono libero e questo è un bene”, ha dichiarato Patrick all’uscita dal tribunale lo scorso 2 febbraio. “La mia speranza è che ad aprile ci sia un esito positivo perché voglio tornare a Bologna presto e riprendere gli studi. Vedremo cosa succederà”.
IL FUMETTO SU PATRICK ZAKI
Nel corso dei quasi due anni di prigionia, la storia di Patrick Zaki ha generato una massiccia mobilitazione internazionale da parte di intellettuali, politici, giornalisti e associazioni umanitarie, schierati in prima linea a sostegno del giovane ricercatore e attivista.
Tra coloro che maggiormente si sono esposti nel nostro Paese ci sono la giornalista Laura Cappon – da anni attenta cronista della società egiziana – e il disegnatore Gianluca Costantini – che con le sue matite ha raccontato giorno dopo giorno la detenzione e i continui rinvii a giudizio. I due autori sono ora in libreria con un nuovo fumetto, dal titolo Patrick Zaki. Una storia egiziana: una cronistoria visiva che racconta l’intera vicenda, ripercorrendo le tappe di una delle più gravi violazioni dei diritti umani del nostro tempo.
L’INTERVISTA A GIANLUCA COSTANTINI
Partiamo dal libro: sembra che tu lo abbia disegnato in tempi record, visto che la pubblicazione è avvenuta poche settimane dopo la liberazione di Zaki. Quanto ci hai lavorato?
In verità è un lavoro che è durato circa un anno, quindi c’è stato tutto il tempo per curarlo e definirlo al meglio. È un libro che è stato realizzato seguendo il caso in diretta, dunque poteva succedere che alcune cose cambiassero mentre lavoravamo, ma questo è il bello del giornalismo a fumetti: cercare di stare al passo con la notizia e realizzare comunque un libro che non invecchi immediatamente. La storia era già chiusa e all’improvviso Patrick è stato liberato; abbiamo dovuto riaprirlo e, grazie al lavoro della redazione di Feltrinelli, aggiornarlo con nuove pagine.
Sei senza ombra di dubbio una delle figure pubbliche che maggiormente ha seguito e raccontato le vicende intorno all’arresto. Cosa ti ha spinto a decidere di narrare quotidianamente la storia del giovane studente egiziano?
Il mio lavoro di artista e attivista è giornaliero e si occupa di moltissimi casi contemporaneamente. Tutto avviene su Twitter, che definisco il mio “studio d’artista”. Il 7 febbraio 2020 un attivista anonimo mi ha scritto segnalandomi che uno studente egiziano dell’Università di Bologna era stato arrestato all’aeroporto del Cairo, e mi chiedeva di realizzare un disegno per aiutarli a divulgare la notizia. Mi succede sempre più spesso di venire contattato per avvisarmi di un nuovo caso. Io accontento sempre tutti, mi fa molto piacere, in questo modo il disegno che realizzo in maniera molto veloce entra subito nel flusso della realtà del caso. Alcune volte rimane solo un disegno, perché se poi le persone, gli attivisti, i familiari non agiscono immediatamente non succede nulla; ma se, come nel caso di Patrick, la società civile si mobilita, tutto cambia. La mia opera è completa solo quando il disegno compare nelle mani delle persone a una manifestazione, oppure diventa il sostituto fisico della persona arrestata.
IL FUMETTO COME STRUMENTO POLITICO
A tal riguardo, quale ruolo attribuisci al disegno? Fin dove è lecito ritenerlo uno strumento di attivismo e di espressione politica?
Il disegno, il ritratto di Patrick, è un gesto politico, per quanto mi riguarda l’arte è sempre un atto politico. L’arte influenza la società e in questo caso ha fatto proprio da ariete nella comunicazione. Il mio compito è quello di cercare di cambiare le regole dando una visione differente. Mi interessa che il mio lavoro interagisca con la comunità. Per me l’arte è un modo per lavorare nello spazio pubblico, mi aiuta a essere utile in questa società. È più uno strumento di attivismo che di espressione politica, altrimenti diventerebbe propaganda.
Cerco di andare più a fondo e ti chiedo: qual è il valore aggiunto di un fumetto di questo tipo rispetto al giornalismo convenzionale?
In questi ultimi vent’anni il fumetto è cambiato molto. Circa vent’anni fa contemporaneamente molti disegnatori in più parti del mondo hanno cominciato a raccontare la realtà, ognuno sperimentando il linguaggio del fumetto per raccontare il mondo in modo nuovo. Ho avuto la fortuna di conoscere personalmente i più grandi: Joe Sacco, Marjane Satrapi, Seth Tobocman, Aleksandar Zograf. Io ero un po’ più giovane di loro, ma questa nuova energia mi ha contagiato. Alcuni di noi sono stati etichettati come autori di “giornalismo a fumetti”, quasi un genere del linguaggio del fumetto.
Quello che nasce da questa commistione di linguaggi, fumetto e giornalismo, è qualcosa di completamente diverso da quello che può essere un articolo giornalistico, un reportage fotografico oppure un documentario. Il disegnatore crea un set teatrale ispirato alla realtà e muove gli attori in questo ambiente, ricreando grazie alla ricerca giornalistica un mondo dove il lettore può entrare e vivere visivamente il racconto. Tutto deve essere documentato, provato, come nel vero giornalismo, ma allo stesso tempo il disegno crea un’empatia diversa per il lettore: lo assorbe, lo rende libero.
Com’è sbocciata la collaborazione con Laura Cappon? Vi conoscevate già o l’incontro è stato sollecitato dalla casa editrice?
Nel dicembre 2020 Laura mi ha contattato con l’idea di realizzare un libro a fumetti su Patrick, tutti e due avevamo seguito il caso dall’inizio e ne eravamo molto coinvolti. Il primo editore a cui lo abbiamo proposto è stato Feltrinelli, che ha subito accettato con entusiasmo il nostro progetto: in questo anno di lavoro le varie figure della casa editrice si sono appassionate veramente alla realizzazione del libro, ci hanno accompagnati pagina per pagina. Io e Laura ci siamo anche incrociati spesso sul quotidiano Domani, dove i suoi testi su Zaki erano accompagnati dai miei disegni. Abbiamo lavorato molto anche sul caso di Ikram Nazih, la ragazza italo marocchina poi liberata.
LA VITA DI PATRICK ZAKI
La storia narrata nel volume ripercorre a grandi linee le tappe biografiche principali di Patrick Zaki: dall’infanzia trascorsa a Mansura, in Egitto, alla tragica detenzione. Nel mezzo, la parentesi italiana come studente all’Università di Bologna. Com’è avvenuto il lavoro di ricerca? Di quali mezzi e persone ti sei servito per documentarti sulla sua vita?
Prima di tutto c’è la ricerca di Laura, che è la base di tutta la storia. Il mio lavoro si è rivolto principalmente alla parte visiva, con l’obiettivo di ricreare il mondo di Patrick e dell’Egitto contemporaneo – perché questo è un libro su Patrick, ma anche sui diritti umani violati in Egitto. La sua storia rappresenta quella di tanti altri. In questi ultimi anni sono diventato alquanto ossessivo nel dettaglio dell’immagine, sfiorando una riproduzione quasi fotografica della realtà. Ho incominciato a seguire moltissimi fotografi egiziani contemporanei, cercando soprattutto foto che mi mostrassero la quotidianità egiziana, poi i profili Facebook e Instagram degli amici di Patrick sono stati fondamentali per ricreare l’atmosfera dell’amicizia universitaria. E infine tutto quello che riguarda la mobilitazione in Italia, di cui ho fatto parte in prima persona: il mio confronto con il reale è stato fondamentale per ricreare l’atmosfera italiana nel libro. Bisogna essere molto delicati e avere una grande cura delle persone che si vanno a disegnare, perché sono persone vere.
La quarta di copertina presenta un’illustrazione nella quale Zaki ti ringrazia per il lavoro e la solidarietà di questi lunghi mesi. Come immagini il vostro incontro a Bologna?
Credo che sarà un incontro come di due vecchi amici. Ormai lo conosco molto, disegnare la vita di una persona ti fa entrare dentro di lei, so persino come si muove, come si veste. Sarà molto emozionante e allo stesso tempo attivo. Potremmo fare molte cose insieme per i diritti umani in Egitto e non solo. Spero che torni presto.
‒ Alex Urso
Laura Cappon & Gianluca Costantini – Patrick Zaki. Una storia egiziana
Feltrinelli Comics, Milano 2022
Pagg. 128, € 17
ISBN 9788807550980
www.feltrinellieditore.it
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