Morto Fujiko Fujio A, creatore di Doraemon e Carletto il principe dei mostri
In coppia con Hiroshi Fujimoto era diventato popolare tra i ragazzini, ma sapeva anche raccontare il mondo con serietà. Ci lascia un maestro di umorismo, spesso nero, e un grande artista della generazione che portò i manga al successo.
Se n’è andato a 88 anni Motoo Abiko. Negli Anni Sessanta aveva fatto coppia fumettistica con l’amico Hiroshi Fujimoto dietro lo pseudonimo Fujiko Fujio, pubblicando molte opere per il pubblico di ragazzini, tra cui il popolarissimo Doraemon. A un certo punto avevano trovato rifugio in una lettera dell’alfabeto: lui Fujiko Fujio A, l’altro Fujiko F. Fujio, volendo inseguire strade artistiche individuali dopo la separazione avvenuta nel 1987.
Quella di Abiko e Fujimoto è una storia che sarà spesso raccontata insieme, e inizia in quinta elementare, quando i due si conoscono dopo il trasferimento del primo nella prefettura di Toyama. La passione per i fumetti li coinvolge grazie alla lettura di Shin Takarajima (1947) di Osamu Tezuka, opera che li spinge coraggiosamente a scrivere al disegnatore. Tezuka risponde invitandoli a Takarazuka. Un comportamento affatto insolito per “il dio dei manga”, che molti dei suoi collaboratori li conobbe tramite lunghi scambi epistolari. Conseguito il diploma, Abiko lavoricchia per il Toyama Shimbun e poi, nel 1954, assieme all’amico Hiroshi, decide di trasferirsi a Tokyo e tentare la strada del disegno.
GLI ESORDI E IL SUCCESSO
Vivono nella stessa pensione, il leggendario Tokiwa-so, condividendo stanza e lavoro. Motoo Abiko ha inizi incerti: le sue opere trovano tardi il conforto del pubblico e i soldi spesso scarseggiano. La prima opera disegnata con Fujimoto si intitola Tenshi no Tama-chan (1952). Finalmente, nel 1964, arriva la sospirata popolarità grazie a Obake no Q-Taro, storia di un fantasmino pubblicata a puntate sul settimanale Shōnen Sunday, e in seguito trasformata in cartoon di enorme successo. La devozione nei confronti di Tezuka è un incentivo, ma Motoo Abiko è alla ricerca di un suo orizzonte creativo, separato dall’amico Fujimoto. Pesca dalla quotidianità come fanno altri fumettisti, ma in più ci aggiunge l’epifania di personaggi arrivati da altri mondi. Il tratto è così semplice da apparire monotono, eppure le storie sono pervase da sagace umorismo che diverte i ragazzini. Fanno seguito altri importanti fumetti realizzati in co-abitazione con Fujimoto: Kaibutsu-kun (1965), noto in Italia per la serie animata Carletto il principe dei mostri, e Ninja Hattori-kun (1964). La lunghissima amicizia con l’animatore Shinichi Suzuki è un’altra splendida pagina della vita del disegnatore, e a Suzuki si ispira Koike-san, il personaggio creato da Abiko che ama mangiare ramen comparendo spesso nei suoi fumetti.
I SUCCESSI DI FUJIKO FUJIO A
Motoo Abiko si dimostra abile nel disegnare opere destinate anche a un pubblico adulto con caratterizzazioni psicologiche efficaci e talvolta sorprendenti: in Matarō ga kuru (1972) si parla di bullismo, mentre in The Laughing Salesman (1968) aveva presentato l’incredibile signor Moguro, un venditore che si dichiara disposto ad aiutare la gente e i suoi clienti ma, al contrario, spesso ne rovina la vita. Nei primi Anni Settanta pubblica Manga dō, storia autobiografica di due giovani che, guarda caso, sognano di diventare fumettisti, pubblicata su Shōnen Champion. Da ricordare inoltre Shōnen Jidai (1978) adattamento a fumetti di un romanzo di Hyōzō Kashiwabara, che nel 1990 diventa un film di Masahiro Shimoda prodotto proprio da Motoo Abiko. Di questo artista gentile e schietto nel modo di essere a fumetti, che tanto amava giocare a golf (come nel suo Pro Golfer Saru del 1974), resta indelebile l’immagine di un uomo, nonostante tutta l’arte del fumetto prodotta, legatissimo al partner di una vita. Lui ritratto con pesanti occhiali scuri sul volto, e Fujimoto con l’inseparabile basco in testa. Due diverse facce di una stessa medaglia che il fumetto giapponese lo hanno cambiato per sempre.
-Mario A. Rumor
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