“Pochi segni in bianco e nero, fotocopiati male e attacchinati peggio, ma che quando li incrociavo da ragazzino era come affacciarsi su un altro mondo. Un continente segreto abitato da una tribù assurda che parlava di resistenza rumore strilli rabbia e gioia. Grazie per aver letteralmente plasmato il nostro immaginario e averci disegnato una porta d’ingresso per quel mondo”. Con queste parole Zerocalcare ha salutato sui suoi canali social Cristiano Rea, nome di culto della scena fumettistica romana, scomparso lo scorso 12 marzo all’età di sessant’anni. Una dipartita che segna la fine di un percorso di vita a tratti leggendario, per lo meno per le frange più radicali della cultura capitolina.
CHI ERA CRISTIANO REA
Il nome di Cristiano Rea è infatti soprattutto legato alla scena punk e hardcore di Roma, della quale è abile portavoce sin dalla giovane età. Nel periodo in cui il suono dei Sex Pistols e dei Ramones invade le strade dell’Urbe, scompigliando le buone maniere e offrendo un’alternativa a una generazione orfana di futuro, Rea diventa la matita incaricata di dare una forma riconoscibile a quell’ondata underground, raffigurando poster di concerti, collaborando con riviste musicali e con artisti iconici del punk e della new wave romana. Su tutti Kortatu, Kenze Neke, Erode e Banda Bassotti: gruppi di cui l’illustratore curerà a lungo l’immagine, approntando una comunicazione grafica militante, antirazzista e antifascista. “Ho sempre tenuto conto dei risvolti sociali dietro le controculture musicali, le due cose per me non possono essere scisse”, si legge in una delle ultime interviste rilasciate da Rea alla testata Punkadeka. “La musica fine a se stessa non mi interessa, ci deve essere poesia sincera o rabbia autentica, in questo caso a parer mio nascono anche belle canzoni che restano nel tempo, come ‘All are equal for the law’ della Banda Bassotti”.
L’ULTIMO LIBRO DI CRISTIANO REA
Molti anche i locali di Roma che hanno goduto dagli Anni Ottanta in poi delle immagini in bianco e nero di questo Raymond Pettibon nostrano. A partire dal Uonna Club (la prima discoteca a Roma a proporre musica punk, ska, new wave e hardcore), a cui seguì la stagione dei CSOA, con le locandile e i manifesti disegnati per Breakout, Torre Maura e Forte Prenestino (memorabili i poster per le Feste del non lavoro). Tutto questo senza mai smettere di cimentarsi nel fumetto indipendente. E non è un caso che proprio Zerocalcare riconobbe in lui un maestro – un esempio etico, prima ancora che di stile. “Con Michele ci siamo conosciuti relativamente tardi ma subito è scattata l’empatia. I nostri percorsi si sono incrociati nella militanza grafica, nel sostegno alla causa curda e non solo”, si legge sempre nella stessa intervista. Il segno secco e potente di Cristiano Rea renderà memorabili le pagine di decine di fanzine (nel 1979 insieme a un gruppo di giovani fumettisti produce la rivista “neodadafuturista” Bidè), senza mai tirarsi indietro quando si tratta di “sporcarsi le mani” in ambiti politici e sociali ancora più estremi (è il caso dei disegni per i manifesti e gli opuscoli realizzati dal 2003 a favore del popolo curdo, o delle illustrazioni militanti create per Radio Onda Rossa). Poche settimane fa era uscito il suo nuovo libro, dal titolo Pank! 1977-2022. Poster e disegni. Edito da Goodfellas e curato da Federico Guglielmi, il volume mette ordine nella storia di Cristiano Rea. La prefazione è firmata da Zerocalcare, suo erede nell’epopea della “grafica resistente”.
LA SINOSSI DEL LIBRO “PANK!”
“Già dal titolo, ovviamente ironico, ‘Pank!’ è allo stesso tempo un urlo catartico e un manifesto: quelli di un ragazzo che sul finire degli Anni Settanta, appena diciottenne, cominciò a raccontare attraverso poster, locandine e disegni sparsi quasi ovunque i fermenti che scuotevano l’underground della sua Roma”, si legge nella sinossi del libro. “Lo fece alla sua maniera, con talento e passione, tanto da divenire subito iconico: nella Capitale, chiunque frequentasse il giro del punk e della new wave (ri)conosceva immediatamente il suo tratto, assieme aggressivo e poetico, e i suoi personaggi. Fino ai primi Anni Novanta, quando ha deciso di dedicarsi ad altro, Cristiano Rea è stato una figura-cardine della scena alternativa dell’Urbe, lasciando un segno profondo: non a caso Zerocalcare, che più volte l’ha indicato come suo principale ispiratore alla pari con Jamie Hewlett, ha voluto offrire un prezioso contributo a questo volume. ‘Pank!’ raccoglie tutto ciò che si è riuscito a recuperare della sua opera, perché estenderne la notorietà anche fuori dalla Città Eterna è cosa buona e giusta. Anzi, doverosa”.
Alex Urso
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