L’arte inquieta di Edvard Munch raccontata da un fumetto
Al Comicon di Napoli viene presentato ufficialmente “Munch”, fumetto biografico di Ferrandino e Massenzio in uscita per Douglas Edizioni. Celebrazione di un artista amato e odiato in cui lo sguardo occupa un ruolo da protagonista
“Non dipingo quello che vedo ma quello che ho visto” è il modo perfetto di cominciare un biopic. Tanto più perché la frase, riferita a Edvard Munch (Löten, 1863 ‒ Oslo, 1944), custodisce anticipandolo il senso di un fumetto coraggioso e volutamente introspettivo. Quella frase è un propedeutico e sintetico prologo a una vita difficile, piena di ferite, che proprio sulla visione delle cose basò l’intero arco artistico del pittore norvegese. È anche una delle poche volte in cui lo si sentirà parlare in prima persona in queste pagine; sono altre infatti le voci a guidare il lettore in Munch di Marco Ferrandino (testi) e Germano Massenzio (disegni), presentato ufficialmente al prossimo Comicon di Napoli, in programma dal 28 aprile al 1° maggio. Due circostanze in più a favore del fumetto: i 160 anni dalla nascita dell’artista e i 130 anni del celebre Urlo.
Un fumetto che è insieme recensione di una vita, cronaca di un’altalena esistenziale e un’imperdibile galleria d’arte in miniatura. Se poi esistessero ancora lettori ignari di chi sia stato Munch e quale posizione abbia occupato nell’arte del XX secolo, in apertura e in chiusura di volume sono presenti due approfondimenti a firma di Marco Pacella e Francesco Chiatante.
IL FUMETTO SU EDVARD MUNCH
Punto d’avvio di Munch è la mostra del 1893 tenutasi a Berlino e intitolata Fregio della vita. Un momento di stallo emotivo prima di affrontare il viaggio a ritroso che lo inquadra ragazzino in una famiglia economicamente non prospera, colpita da lutti crudeli (la madre e la sorella maggiore Sophie). La volontà di Edvard di dedicarsi alla pittura non coincide con le aspettative del padre di abbracciare una professione dignitosa. Tra accettazione e repulsione, il cammino del giovane è un viaggio nell’ignoto, con i fantasmi del passato e le angosce del presente a indicargli una strada controcorrente e audace rispetto ad altri artisti. Acclamazione e dileggio vissuti dal protagonista sono tratti che il fumetto di Massenzio e Ferrandino non manca di testimoniare. Non tanto isolati frammenti di quella vita, piuttosto parte di un coro molto più ampio di voci grazie alle quali Munch, uomo e artista, prende forma sulla tavola disegnata. Quella che potrebbe essere considerata una sofferta via crucis tiene conto qui delle presenze femminili importanti (Tulla Larsen), delle conoscenze, delle afflizioni, della perdita del padre, fino all’ignobile selezione fatta dai nazisti delle sue opere ritenute immorali.
LA VITA TORMENTATA DI MUNCH
Una biografia è un percorso sempre tortuoso da affrontare. Munch a fumetti è apertamente una sfida, perché sceglie la strada più impervia e al tempo stesso creativa nel rielaborare la vita del pittore. Lascia infatti che siano le tele, i disegni di Edvard a parlare, sfilacciando il battibecco dialettico e instaurando un clima difensivo lineare e moderato. Un’apologia contro le intemperie della vita, per tenerlo al riparo dai detrattori che a quell’arte rivoluzionaria, sparata oltre il confine dell’accettabile, risultarono inizialmente impermeabili (tranne quei pochi che invece avevano “visto” e compreso tutto). Diventano protagoniste e testimoni, quelle tele, forse perfino superstiti, in quanto emanazione dell’artista stesso, e per tale ragione voci affidabili. Davvero, a questo punto, l’atto del vedere per interposta persona diviene questione fondante nel fumetto di Massenzio e Ferrandino, dove le tavole illustrate sfilano insieme alle riproduzioni dei lavori più significativi di Munch. Immagini che talvolta si muovono a captare lo sguardo del lettore. Parlano i quadri dei “grandi” (Vincent van Gogh), dialogano fra dirimpettai su una parete di museo, in qualche misura sublimando la presenza stessa delle tavole come le intendiamo solitamente in un fumetto. Sul filo di un simile pensiero anche i luoghi, cronologicamente affidati all’ultima parte della vita dell’artista, diventano imprescindibili spazi abitabili. Quasi a tenuta stagna per conservarne la creatività e il genio. Munch è allora più di una biografia: è la santificazione di un individuo che nell’arte cercò forse una via d’uscita tenendosi stretti i suoi demoni più feroci.
Mario A. Rumor
Marco Ferrandino e Germano Massenzio – Munch
Douglas Edizioni, Napoli 2023
Pagg. 120, € 16
ISBN 9791280591159
https://www.douglasedizioni.com/
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