Deadline, scadenza. È questo il titolo della copertina del primo numero del New Yorker per il 2024: al centro dell’illustrazione, una persona cui tocca lavora al computer, in casa, che guarda dalla finestra i festeggiamenti di inizio anno. L’opera è dell’artista italiana Bianca Bagnarelli, che ha realizzato la cover su richiesta dell’art editor della prestigiosa rivista Françoise Mouly.
Chi è l’artista Bianca Bagnarelli, che ha firmato la copertina del primo numero del 2024 del New Yorker
Illustratrice per numerose riviste statunitensi e italiane – tra cui il New York Times, Il Post, The Atlantic, Il Foglio, The Milaneser e numerose edizioni dello stesso New Yorker – Bagnarelli ha studiato come disegnatrice e fumettista all’Accademia di Bologna con insegnanti come Vanna Vinci e Sara Colaone. Sue sono le copertine di romanzi come Klara e il Sole di Kazuo Ishiguro e Dovremmo essere tutti femministi di Chimamanda Ngozi Adichie, pubblicati per i tipi di Einaudi.
Nata a Milano nel 1988, Bagnarelli ha fondato Delebile nel 2010, piccola editrice indipendente che pubblica storie a fumetti realizzate da artisti italiani e stranieri, nel 2014 ha vinto il premio Bartoli come fumettista italiana più promettente e nel 2015 la Society of Illustrators l’ha insignita della medaglia d’oro nella categoria short form nella Comic and Cartoon Art Competition grazie al graphic novel Fish. Tra i numerosi progetti, Bagnarelli ha anche partecipato all’iniziativa del Ministero della Cultura Fumetti nei Musei con il fumetto Vulcanalia – ambientato nel Parco Archeologico di Pompei – e un autoritratto, poi entrato nella collezione degli Uffizi.
Un’esistenza al pc: la nuova copertina del New Yorker
“Mi fa piacere che le persone che la stanno vedendo, ci trovino significati differenti. C’è chi la interpreta come immagine di serenità e chi ci vede la rappresentazione del lavoro, così come è oggi, e delle difficoltà delle persone che lavorano. Io ho voluto raccontare me stessa e ho rappresentato molti dei miei ultimi dell’anno, passati così, perché in effetti dovevo finire dei lavori. Volevo che ci fosse questa parte di me, ripensando a tutte le nottate fatte anche durante le vacanze“, ha commentato Bagnarelli al Resto del Carlino.
Tra le diverse letture, spicca quella della condizione lavorativa delle giovani generazioni, commentata a più riprese sui social. “Originariamente, la deadline era una linea fisica o una recinzione intorno a un campo di prigionia. I prigionieri sapevano che se avessero oltrepassato quella linea i guardiani avrebbero sparato. La deadline era letteralmente una linea oltre la quale c’era il rischio di morte“, dicono dalla casa editrice Tlon. “La ‘linea mortale’ oggi si è trasformata in un simbolo del tempo che incombe nelle nostre vite frenetiche e nella società orientata al risultato. In un mondo dove il tempo è la risorsa più preziosa, la deadline rappresenta la pressione costante per raggiungere i risultati e rispettare gli impegni […] Il tempo è diventato la più implacabile delle prigioni fisiche e mentali, e ci spinge a riflettere sulla costante sfida di equilibrare urgenza e significato nella tessitura delle nostre vite”.
Giulia Giaume
https://www.biancabagnarelli.com
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