Amava definirsi “giornalista per ragazzi e favolista”, ma in realtà la sua figura è ben più significativa, in qualità di pioniere della diffusione del fumetto in Italia, già dall’inizio del Novecento. Nel 1907 Antonio Rubino (1880-1964) comincia a disegnare copertine del settimanale per bambini Il giornalino della Domenica, dopo un percorso artistico vicino al simbolismo e all’art nouveau, intrecciato alla sua attività di poeta, esercitata parallelamente ad una laurea in giurisprudenza. Ma l’affermazione come fumettista per il ragazzo originario di Sanremo, figlio di Giovanbattista, banchiere, botanico e cercatore d’oro, e di Maria Sarlandière, arriva l’anno seguente, quando Silvio Spaventa Filippi lo assume nella redazione del nuovo Corriere dei piccoli, il supplemento domenicale per bambini del Corriere della Sera, dove Rubino collabora fino al 1940. L’infaticabile disegnatore inventa diversi personaggi tra i quali Quadratino – uno dei suoi più famosi – Nonna Geometria, Pino e Pina, Viperetta, Nicoletta, Italino e Kartoffel Otto e si occupa della versione italiana di serie americane a fumetti come Fortunello, La Checca e Arcibaldo e Petronilla.
Chi era Antonio Rubino
Per questi ultimi Rubino sostituisce il “balloon”, cioè la nuvoletta, con didascalie in rima in fondo ad ogni vignetta.
” Le storie di Antonio Rubino”, scrive Emilio Varrà, “raccontano sempre disavventure in cui tutto è pronto a capovolgersi, a trasformarsi in un frenetico carnevale. Il grande fascino dello stile di Rubino”, aggiunge, “è tutto qui, nella capacità di raccontare una ‘geometria in rivolta’, dove le figure sono sì composte da forme regolari, ma queste non stanno mai ferme, si muovono sulla pagina come su una scacchiera impazzita, sempre pronte a diventare qualcos’altro”. La sua attività di fumettista prosegue anche durante la Prima guerra mondiale, collaborando a La Tradotta, il giornale di trincea per i soldati del fronte, mentre negli anni Trenta per Antonio iniziano nuove avventure: tra il 1932 e il 34 pubblica sul Corriere dei Piccoli i racconti illustrati di fantascienza Le cronache del futuro e nello stesso periodo dirige Topolino per la Mondadori. L’energia creativa di Rubino non si limita però ai bambini ma sconfina anche nel mondo degli adulti, grazie all’ambizioso poema in versi Il mistero del tempo– scritto tra il 1943 e il 1945- con una struttura in ventiquattro canti da sessanta versi l’uno, secondo una corrispondenza perfetta con le ore e i minuti di una giornata.
Antonio Rubino regista
Ma non basta: nel 1941 si cimenta con la regia cinematografica grazie al cortometraggio Il paese dei ranocchi, che vince un premio al festival del Cinema di Venezia l’anno successivo. Nel 1955 inventa un nuovo tipo di macchina da presa, detta “sinalloscopica”, sviluppata per integrare i colori, il suono e i movimenti nel film di animazione, con la quale realizza il documentario I sette colori. Inoltre nel corso della sua lunga e fortunata carriera costruisce diversi giocattoli e perfino La cameretta del bambino, disegnata nel 1924 in stile decò e oggi conservata alla Wolfsoniana di Genova. Nel 1962, due anni prima di morire, scrive Curriculum ridiculum, che conclude con questa frase, emblematica della sua personalità: “Se io sono nato poeta e pittore non ne ho nessuna colpa, non ne ho merito alcuno. Non ho fatto altro, durante i miei ottant’anni di vita, che seguire la mia sorte. Il mio motto è sempre stato questo: sequor naturam meam”.
Ludovico Pratesi
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