Era il lontano 1948 quando le parole di Gianluigi Bonelli e le matite di Aurelio Galleppini si unirono per dare vita all’iconico Tex Willer, il personaggio immaginario che ha accompagnato generazioni di lettori nelle avventure più incredibili. Ma qual è la storia dell’enigmatico ranger, nonché mitico capo dei Navajos conosciuto come “Aquila della Notte”? E quali sono le vicende che lo legano al figlio Kit e ai suoi fedeli “pards”, come l’inarrestabile Kit Carson e il coraggioso Tiger Jack? L’avventura biografica del più celebre dei personaggi del fumetto italiano è, come vedrete, davvero epica.
La nascita di Tex Willer
Iniziamo col dire che colui che Kit Carson affettuosamente definisce “Tizzone d’Inferno” avrebbe inizialmente dovuto chiamarsi Tex Killer! Tuttavia, Tea Bonelli, figura di grande esperienza nel panorama editoriale, consigliò al marito Gianluigi di optare per un nome meno brutale, proponendo “Willer”. Un suggerimento che, probabilmente senza volerlo, rese ancora più incisivo il carattere determinato del personaggio: will, in inglese, significa infatti “volontà”. Il nome “Tex”, d’altro canto, non è un richiamo alle origini texane del protagonista, bensì a un negozio di tessuti milanese, “Tex Moda”, che colpì l’immaginazione del suo creatore. Una scelta curiosa per un personaggio il cui principale cambio di stile consiste nell’alternanza tra il presentarsi con o senza il classico cappello a falde larghe, un rigoroso Stetson.
Ma procediamo con ordine. Tex Willer fece la sua prima apparizione il 30 settembre 1948, in un’Italia che, dopo la promulgazione della Costituzione avvenuta nel dicembre 1947, stava cercando di ricostruirsi dalle macerie della guerra e della dittatura. Era un periodo di grande trasformazione, e la nazione cercava figure che incarnassero la giustizia e la rettitudine, pilastri fondamentali per la nuova società. In quegli anni, Tex Willeremerge come una sorta di eroe “antiborghese”, molto diverso da Occhio Cupo, il personaggio che avrebbe dovuto essere il fiore all’occhiello delle Edizioni Audace. Ambientato nel Canada del Settecento, in un contesto di guerra tra francesi e inglesi, Occhio Cupo (alias Carlo Lebeau) era un aristocratico francese ingiustamente accusato di crimini. Si muoveva con eleganza e disinvoltura nell’ambiente coloniale, rappresentando quasi l’antitesi del rude e diretto Tex Willer. Lebeau si sarebbe trovato a suo agio nell’Italia sabauda e monarchica, ma la nuova Italia repubblicana e desiderosa di riscatto aveva bisogno di un personaggio più schietto e verace: Tex era l’uomo giusto per rappresentare quel sentimento di rinascita.
Tex: l’invenzione di Gianluigi Bonelli
La passione di Gianluigi Bonelli per i vasti paesaggi americani non era certo un segreto, e già l’anno prima, nel 1947, aveva dato vita a Il giustiziere del West, una sorta di prova generale per quello che sarebbe poi diventato Tex. In questo primo esperimento, il protagonista, affiancato dal pard indiano “Penna d’Aquila” e persino da un cane di nome Lampo, si muoveva in trame che richiamavano da vicino l’iconografia del western classico, come Lone Ranger.
Le Edizioni Audace (poi Araldo) iniziarono a pubblicare Tex in formato orizzontale, una scelta grafica che segnò un’epoca, accompagnando i lettori in un flusso d’azione rapido e coinvolgente. Questo stile di lettura rimane ancora impresso nella memoria di coloro che si innamorarono del personaggio. Il formato orizzontale rimase in uso fino al giugno 1967, quando fu sostituito dal leggendario “formato Bonelli” (21×16 cm), che diventò il simbolo stesso del fumetto italiano, oggi imitato da innumerevoli edizioni di fumetto da edicola (il “formato bonellide”).
Gli autori di Tex Willer
Nel corso degli anni, l’azione incalzante di Tex ha preso forma grazie alla mano di grandi sceneggiatori e disegnatori. Se inizialmente Gianluigi Bonelli si occupava di tutte le storie, negli Anni Settanta entrò in scena Sergio Bonelli, sotto lo pseudonimo di “Guido Nolitta”, celebre creatore di Zagor. Lo “Spirito con la scure” era una sorta di western atipico ambientato in un contesto di verde lussureggiante (“Darkwood”) che costituiva un contraltare perfetto per le avventure di Tex, caratterizzate da un ambiente secco e non eccessivamente rigoglioso. Nolitta – ovvero Sergio Bonelli – debutta con Caccia all’uomo (numero 183 del gennaio 1976), e rappresenta un Tex draconiano, un autentico “sbirro” che non si fa remore a utilizzare la forza. Secondo molti lettori, il capolavoro della non eccessivamente lunga produzione nolittiana di Tex è El muerto (numero 190 dell’agosto 1976): una storia che non sfigurerebbe certo in una trasposizione cinematografica!
Negli Anni Ottanta, la serie subì un’ulteriore evoluzione con l’ingresso di Claudio Nizzi, che aggiornò il personaggio e le sue avventure per un pubblico più moderno, mantenendo però il rispetto per la tradizione. Sotto la sua guida, Tex e i suoi pards affrontarono storie più realistiche e meno fantastiche, rispecchiando forse un’Italia in cambiamento, meno attratta dagli elementi magici che contraddistinguevano il Tex di Gianluigi Bonelli. Nizzi, nel 1988, sceneggiò lo speciale per i quarant’anni del fumetto Tex il grande, segnando l’inizio di una nuova era, anche con l’introduzione del formato graphic novel.
Tex Willer tra passato e presente
Nel 2005, Nizzi iniziò a cedere gradualmente il testimone a Mauro Boselli, che dal 2012 è diventato il curatore ufficiale della testata. Boselli ha riportato in auge l’epicità delle origini, pur aggiungendo maggiore profondità ai comprimari, come Kit Carson, Tiger Jack e Kit Willer, che hanno assunto ruoli sempre più centrali nelle storie. Il lato più ribelle e avventuroso di Tex è tornato protagonista con la serie Tex Willer, che dal 2018 racconta le sue avventure giovanili.
Quest’anno, il Texone, con la moderna veste grafica di Giuseppe Palumbo e la narrazione saporita di Jacopo Rauch, ha festeggiato il suo quarantesimo numero con lo speciale Sierrita Mountains. Un tributo non solo al personaggio, ma anche alla sensibilità fumettistica contemporanea, sempre più influenzata dalla scena europea. Tex ha attraversato i decenni mantenendo inalterato il suo fascino e la sua rilevanza culturale, accompagnato da una vera e propria “Hall of Fame” del fumetto mondiale, con autori di primissimo piano chiamati a realizzare i disegni del Texone, tra cui Magnus, Aldo Capitanio, Joe Kubert, Ivo Milazzo, Enrique Breccia. Meno esteso (ma egualmente prestigiosa) il novero degli sceneggiatori: da Tito Faraci a Gino D’Antonio, da Gianfranco Manfredi a Pasquale Ruju. Ottant’anni di avventure epiche, e – ci auguriamo di tutto cuore – tanti, tanti altri ancora tutti da scrivere e… da leggere. “Aquila della Notte” continuerà a cavalcare, indomabile come sempre!
Thomas Villa
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