Immagina uno sceneggiatore veterano, insignito del prestigioso PremioEisner, e una giovane e talentuosa disegnatrice di Porto Sant’Elpidio, in provincia di Fermo. Aggiungi una vibrante città punteggiata da grattacieli da scalare e cospargi il tutto con l’impatto mediatico del primo presidente afroamericano degli Stati Uniti. Voilà, il cocktail è pronto ed è delizioso: avete appena ordinato un drink di nome Miles Morales, il primo Spider-Man che rispecchia la società contemporanea.
La nascita del personaggio di Miles Morales
Il “nuovo” Spider-Man nasce nel 2012 dalla matita dell’italiana Sara Pichelli, vincitrice del PremioBonelli2024, e da Brian Michael Bendis, genio assoluto della sceneggiatura a cui dobbiamo la rinascita degli Avengers nei primi anni Duemila, il ciclo glorioso di Daredevil con Alex Maleev, la celebre saga Secret Invasion (recentemente consacrata al cinema con un’avvincente trasposizione su Disney+) e la serie Secret Wars, che i lettori italiani ricorderanno con affetto per le stentoree chine del disegnatore Gabriele Dell’Otto.
In realtà, per essere rigorosi, i lettori più accaniti della Marvel sanno bene che l’esperimento del messicano Miguel O’Hara con Spider-Man 2099 risale al 1993. Tuttavia, in quell’occasione – per una curiosa coincidenza legata all’epoca in cui nelle radio italiane risuonava in heavy rotation il classico degli 883 Hanno ucciso l’uomo ragno -, si trattò più che altro di un gioco astratto, un esperimento mentale di un universo futuribile. Quello di Pichelli e Bendis, invece, presenta uno Spider-Man pienamente legittimato, consacrato dai mutamenti irreversibili intercorsi nella società contemporanea.
Miles Morales: uno Spider-Man sui generis
Pare che l’idea risalisse proprio all’inverno del 2008, quando un giovane senatore dello stato dell’Illinois divenne il quarantaquattresimo presidente degli Stati Uniti. La Terra-1610 dell’Universo Ultimate era ormai pronta a questo passo, così come lo erano i lettori di tutto il mondo, e l’allora editor in chief della Marvel, Axel Alonso, ne era ben conscio. L’occasione venne proprio dalla morte di Peter Parker, avvenuta nel 2012 per mano di Norman Osborn. Al giovane Miles Morales non rimaneva altro che prendere il posto del supereroe più amato e ironico del mondo Marvel.
La sua fisicità è snella e adolescenziale, non rispecchia più gli ideali di “superuomo” michelangiolesco che avevano caratterizzato i supereroi precedenti. L’insicurezza e la timidezza diventano tratti caratteristici della narrazione del personaggio: se Peter Parker era spavaldo e sicuro di sé, tanto da giocare e scherzare con i malfattori di turno, Miles è spesso trasparente nel suo timore di essere inadeguato ad assumere un ruolo così iconico.
Miles Morales dal fumetto al cinema
L’impatto di Miles Morales come nuovo Spider-Man non si è limitato al mondo dei fumetti. La trasposizione cinematografica di Miles è avvenuta con successo attraverso due film d’animazione ideati dalla fenomenale coppia creativa composta da Phil Lord e Christopher Miller (autori anche di pellicole di grande successo come Piovono polpette del 2009 e The Lego movie del 2014). Il primo, Spider-Man: Un nuovo universo (2018), ha utilizzato i ritmi serrati dell’animazione rivolta al pubblico più giovane per contestualizzare Morales in una galassia urbana totalmente contemporanea. L’ambientazione è una realtà parallela alla Terra-616 dell’universo Marvel “classico”: ci troviamo nella Terra-1610 (quella dell’universo Ultimate), e Miles è uno studente dell’accademia privata Visions. L’identità sfaccettata del nuovo supereroe, tutt’altro che monolitica, è esemplificata anche dall’espediente dell’incidente dell’acceleratore di particelle di Kingpin, che apre un varco attraverso il quale numerose versioni parallele di “Spider-people” possono riunirsi con Miles. Il film, diretto da Bob Persichetti, Peter Ramsey e Rodney Rothman, ha ottenuto un ampio consenso da parte della critica, vincendo l’Oscar per il miglior film d’animazione nel 2019, oltre al Golden Globe e al BAFTA nella stessa categoria.
Il sequel, Spider-Man: Across the Spider-Verse (2023), diretto questa volta da Joaquim Dos Santos, Kemp Powers e Justin K. Thompson, ha continuato sul solco del precedente film, espandendo ulteriormente il concetto di multiverso e approfondendo il viaggio personale di Miles, un “viaggio dell’eroe” molto diverso dalle narrazioni (talvolta stereotipate) dei decenni passati. Il film ha ricevuto un gradito riconoscimento da parte di Andrew Garfield, il protagonista della saga Amazing Spiderman, che ha definito il secondo capitolo dello “Spider-Verse” come “un capolavoro di puro cinema”. La terza pellicola, dal titolo previsto Beyond the Spider-Verse, era prevista per la primavera 2024 ma, a causa di “problemi creativi” (questa è stata la formula utilizzata da Sony: un eufemismo per definire lo sciopero di SAG-AFTRA del 2023), la produzione è stata bloccata per qualche mese. Attualmente, il terzo capitolo della saga è previsto per il 2027 e uno dei due autori principali, Miller, ha rassicurato il pubblico garantendo che, nonostante il robusto impiego di tecniche di animazione d’avanguardia, non verrà utilizzata l’Intelligenza Artificiale generativa per la realizzazione del film. Inoltre, si parla anche molto di un possibile spin-off con Spider-Woman/Gwen Stacy.
I mille volti di Spider-Man
Spider-Man, Uomo Ragno, Peter Parker o Miles Morales. Quello che il personaggio Marvel più amato dai lettori ha insegnato al suo pubblico, sia esso cinematografico o letterario, è l’inscindibile connubio tra il potenziale individuale e la responsabilità collettiva. Ognuno di noi può essere (metaforicamente parlando) “morso da un insetto”, e trovarsi ad affrontare e risolvere problemi straordinari. L’avventura di Spider-Man è solo apparentemente quella di un supereroe contro i suoi nemici: la vera narrazione è quella di un romanzo di crescita e di maturazione progressiva, fino ad assumere il controllo nella gestione del proprio potenziale e la capacità di gestione del proprio talento. Sia nella sua incarnazione fumettistica sia in quella cinematografica, la figura di Miles Morales rappresenta l’evidenza di come un personaggio iconico e ormai leggendario possa contribuire a influenzare in maniera significativa la sensibilità sociale e culturale. In altre parole, parafrasando lo zio Ben di Peter Parker (nella versione di SamRaimi), Miles Morales testimonia come “da un grande potere (in questo caso, di rappresentanza) derivino grandi responsabilità”.
Thomas Villa
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