Il lavoro è una fregatura. Parola del fumettista Guido Brualdi 

Ospite del nuovo magazine di Artribune, Guido Brualdi si muove liberamente tra musica e fumetto. Marchigiano, classe 1997, ha già pubblicato due libri (che spesso presenta al pubblico con spettacoli a metà tra reading e concerto). Lo abbiamo incontrato e ci siamo fatti lasciare una storia inedita: un fumetto che parla di arte e lavoro […]

Ospite del nuovo magazine di Artribune, Guido Brualdi si muove liberamente tra musica e fumetto. Marchigiano, classe 1997, ha già pubblicato due libri (che spesso presenta al pubblico con spettacoli a metà tra reading e concerto). Lo abbiamo incontrato e ci siamo fatti lasciare una storia inedita: un fumetto che parla di arte e lavoro (e di come spesso le due cose siano inconciliabili). 

Un ritratto di Guido Brualdi
Un ritratto di Guido Brualdi

Intervista a Guido Brualdi 

Cosa significa per te essere fumettista? 
Per me essere fumettista vuol dire raccontare storie, creare nuovi mondi, aprire nuove possibilità e dare un’altra chiave di lettura a quello che ci succede attorno. Fare fumetti secondo me non è tanto distante dall’essere un cantastorie o un burattinaio che tempo fa si spostava di paese in paese per meravigliare le persone con le sue storie così assurde, ma così vicine. 

Nasci ad Urbino nel 1997. E poi? Mi racconti in breve il tuo percorso? 
Poi sono cresciuto a Pesaro, dove ho fatto elementari e le medie, anni in cui mi sentivo incompreso. Successivamente ho studiato alla Scuola del Libro di Urbino, indirizzo cinema d’animazione e fumetto, dove ho conosciuto persone splendide. Gli anni dell’adolescenza sono stati incredibili, pieni di scoperte, di condivisione, di accrescimento culturale ed emotivo, di tante risate e qualche dolore. Finite le superiori mi sono un po’ perso, ho sempre voluto disegnare fumetti ma non sapevo da che parte iniziare, quindi ho avuto la splendida idea di imparare a strimpellare la chitarra! Da lì una serie di pazze coincidenze mi hanno portato a suonare in giro per l’Italia e a conoscere tanta gente, portando per locali, case e piccoli festival le mie canzoni. 

Eppure sei ritornato al fumetto… 
Sì, dopo aver riscoperto i fumetti sono partito con le prime autoproduzioni, che ho incominciato a presentare con spettacoli a metà tra un concerto e un racconto. Poi le autoproduzioni sono arrivate in mano a qualche editore e da lì ho iniziato a pubblicare le mie prime storie lunghe che ho continuato e che continuo a presentare suonando e raccontando tra locali, festival, case, libri, auto, viaggi, fogli di giornale. Ora ho tanti progetti in testa, spero di realizzarli tutti; anche perché al momento vivo a Milano e la vita qui è velocissima (e costosa). Quindi mi sono trovato un lavoro: insegnante la mattina e fumettista di notte! 

Il fumetto di Guido Brualdi per Artribune Magazine
Il fumetto di Guido Brualdi per Artribune Magazine

I fumetti di Guido Brualdi 

Il tuo primo fumetto si intitola Stagione, risale al 2021, e racconta la storia di un amore estivo, sbocciato in un contesto di provincia con l’arrivo del primo sole. Si tratta di un racconto generazionale dal sapore autobiografico. Cosa ti interessa raccontare? 
Con Stagione e il successivo Ostralia, entrambi pubblicati da Edizioni BD, ho voluto concentrarmi sulle mie esperienze passate, su situazioni molto vicine a me, e con me come protagonista. Ho avuto la necessità di vivere il fumetto come una sorta di diario, ma ora sento che quella parte lì è finita, ho bisogno di cercare altro. Ho voglia di esplorare nuovi mondi, personaggi fantastici, muovermi tra situazioni oniriche e reali, creare un mix tra finzione e realtà e allontanarmi così dall’autobiografia. 

In tutto questo la musica è qualcosa di secondario o di parallelo al disegno? 
La musica è stata il mio appiglio quando mi sentivo totalmente perso e fluttuante in un mare di indecisione e di ignoto. La musica aiuta a esplorarmi, concretizza alcune cose che non riesco a dire normalmente, e alimenta tantissimo la mia ricerca nel disegno e nei fumetti. Diciamo che la musica alimenta il mio modo di fare i fumetti e i fumetti alimentano il mio modo di fare musica.

Quindi non c’è una modalità di espressione che prevarica sull’altra. 
Non mi sento un vero e proprio musicista e neanche un vero e proprio fumettista: quando presento i miei fumetti ai festival musicali mi sento fuori luogo, e quando suono nei festival dei fumetti mi sento comunque fuori luogo. Musica e disegno sono due mondi che cercano di mescolarsi, ma spesso finiscono per rincorrersi, quindi quello che viene fuori è un vortice continuo e un casino enorme nella mia testa! Confusione a parte, è una ricerca continua. 

Pensi che avere un’anima “plurale” per un artista sia un limite o una risorsa? 
Non saprei dire in generale se sia un limite o una possibilità, ma per me è una necessità. Ho provato a farne a meno, a cercare di darmi una definizione più semplice, perché a volte la società tenta di incasellarti in qualcosa, ma sto capendo che per me è difficile trovare una vera e propria posizione. Preferisco definirmi come uno che racconta storie, e finora mi è capitato di farlo attraverso i fumetti e la musica, ma non escludo altro se dovesse venire fuori! Chissà, magari fra qualche anno sarò la nuova stella in qualche musical di Broadway. 

Il fumetto di Guido Brualdi per Artribune Magazine
Il fumetto di Guido Brualdi per Artribune Magazine

Fumetto, arte e lavoro secondo Guido Brualdi 

Il fumetto che hai realizzato per Artribune di cosa parla? 
Questo fumetto parla della griglia in cui noi esseri umani ci siamo andati a incastrare, un sistema chiuso dove ognuno deve produrre, deve fare qualcosa, deve essere parte di qualcosa ed essere definito per quello che fa. Trovo che il lavoro sia una delle più grandi fregature della vita! Non è assurdo che abbiamo costruito palazzi grigi, fabbriche inquinanti, abbiamo inventato i soldi, i pregiudizi, gli orologi, le paghe orarie, mentre ci ci basterebbe solamente esistere? E magari anche trovare un po’ di pace? Forse quella pace la possiamo sentire in alcuni momenti, attraverso ciò che ci rende umani: l’arte. 

Alex Urso 

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Alex Urso

Alex Urso

Artista e curatore. Diplomato in Pittura (Accademia di Belle Arti di Brera). Laureato in Lettere Moderne (Università di Macerata, Università di Bologna). Corsi di perfezionamento in Arts and Heritage Management (Università Bocconi) e Arts and Culture Strategy (Università della Pennsylvania).…

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