World Press Cartoon 2017. Vince l’iraniano Alireza Pakdel con una vignetta sui migranti
È il più importante festival al mondo dedicato a vignette e illustrazioni. E ha una grande attenzione ai temi forti dell’attualità. Quest’anno lo ha vinto un iraniano di 36 anni. Con un disegno sui migranti: tanto duro, quanto efficace.
Si può essere taglienti con grazia? Si può raccontare l’orrore, sbattendo il vizio del cinismo in primo piano, e farlo con delicatezza, con una certa, apparente leggerezza? La vignetta dell’iraniano Alireza Pakdel (Mashhad, 1981), vincitrice del 12° World Press Cartoon – manifestazione internazionale dedicata ai comics, ospitata ogni anno in Portogallo, a Caldas da Rahina – è un’immagine felicemente ironica. Con una declinazione satirica che si fa, immediatamente, critica sociale. Un’immagine che non porta al riso, né al sorriso, muovendo amarezza e riflessione. In modo dolce. Nonostante la brutalità del tema.
I MIGRANTI NELL’ACQUARIO
Si chiama Immigrants, semplicemente. E mette in scena uno dei tanti naufragi registrati lungo le rotte del Mediterraneo. Il tutto è ripensato, però, come un teatrino fantastico, un luogo d’evasione, l’ennesimo spettacolo di massa: siamo dentro un acquario, con adulti e bambini attaccati ai vetri delle enormi vasche a spiare l’evento acquatico. Niente pesci però, né delfini. C’è un barcone in avaria, da cui cascano corpi come pupazzi, tra valigie, speranze, memorie di fughe e di aspri tragitti. È un ritratto della morte ai tempi della grande “invasione”, come la chiamano i paladini delle frontiere chiuse, i sostenitori della Guerra Santa 2.0, i fomentatori di nuovi razzismi con funzione elettorale. E intanto il mondo resta là, dietro i vetri – e quindi davanti a uno schermo, col dito su una pagina Facebook, a scorrere una fotogallery, tra un summit europeo e una strategia di governo – osservando ciò che resta, comunque, straniero.
Il disegno di Pakdel racchiude, nel silenzio di una scena surreale, una critica a quel sistema di potere che mostra tutta la sua inadeguatezza dinanzi a un fenomeno certo complesso, ma non risolvibile con l’edificazione di muri, col cinismo o col revival del pregiudizio.
L’ACCOGLIENZA IN IRAN
E se a dirlo, in punta di matita, è un autore iraniano, la cosa acquista un significato speciale: a marzo 2017 l’Alto commissariato per i rifugiati dell’Onu (Unhcr) elogiava a sorpresa l’approccio di Teheran al problema dei rifugiati. Un impegno definito “esemplare”, soprattutto se confrontato alle dimostrazioni d’intolleranza o di mollezza registrate sovente tra Europa e Usa. Sono circa 950mila gli afghani e 28mila gli iracheni presenti in Iran. E secondo le Ong vanno aggiunti altri due milioni non registrati. “Una storia di cui non si parla abbastanza spesso”, aveva commentato Sivanka Dhanapala, a capo dell’ufficio iraniano dell’Unhcr, mettendo in evidenza alcune delle buone pratiche adottate: una su tutte il decreto del 2015 dell’ayatollah Ali Khamenei, che ha aperto le scuole ai bambini afghani, anche quelli privi di documenti, consentendo l’istituzione di 15mila nuove classi per 350mila minori integrati nel sistema educativo nazionale. Due anni dopo in Italia ci si accapiglia ancora intorno a un disegno di legge – subito congelato – che promuove per i minori figli di stranieri lo Ius Soli temperato (“diritto legato al territorio”, in cui tra i vari requisiti conta la conoscenza dell’italiano ) e lo Ius Culturae (“diritto legato all’istruzione”). Scuola, cultura, diritti dei minori: il lungo processo per il rispetto e l’integrazione non può che passare da qui, con la massima attenzione.
GLI ALTRI VINCITORI E LA MOSTRA
Oltre alla vignetta di Pakdel, vincitore sia del Grand Prix che della categoria Editorial – con un premio in denaro pari a 10mila euro – sono molti i lavori ispirati al tema “immigrazione”, ma anche ad altri argomenti politici caldi, dal terrorismo alla Brexit, dalla censura all’elezione di Trump. Scelte in linea con una delle missioni del Festival: evidenziare ruolo e peso di fumettisti, disegnatori satirici, illustratori, nelle dinamiche del dibattito pubblico, tra impegno civile e stimolo continuo alla riflessione.
Subito dopo Pakdel si è piazzato il greco Michael Kountouris, con il sintetico, cruento Nice Attack (pubblicato sul giornale Efimerida Ton Syntakton), ritratto ravvicinato di un terrorista alla guida, che lava via il sangue col tergicristallo: il riferimento è alla strage di Nizza del 14 luglio 2016; il terzo premio è andato invece al francese Sunnerberg Constantin per Welcome, apparso sul Courrier International, ancora una critica alla UE in tema rifugiati, con tanto di filo spinato coronato dalle 7 stelle della bandiera europea.
Tra i vincitori anche un’italiana, Mariagrazia Quaranta, per il suo pittorico e raffinatissimo Trump Punk pubblicato sull’Unità, aggiudicatosi il terzo posto della categoria Caricature; il primo è andato al Fidel Castro di Luiz Carlos Fernandes, per la rivista Veja, e il secondo al Bob Dylan di Eduardo Baptistã (Diário do Grande ABC).
Per la Categoria Gag, infine, primo premio al serbo Toshow Borkovic con The Speaker, secondo a Rio dello svizzero Silvan Wegmann e terzo a Ludopatia dell’ecuadoriano Xavier Bonilla. I 267 lavori scelti dalla giuria tra le molte centinaia esaminate – tutti pubblicati su importanti testate internazionali e realizzati da autori di cinquantuno nazionalità diverse – sono esposti al Cultural Center Congress di Caldas da Rainha, con ingresso gratuito, fino al prossimo 10 agosto.
– Helga Marsala
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