La Divina Commedia illustrata dall’artista Agostino Arrivabene. Immagini in anteprima

Vi regaliamo un'anteprima delle illustrazioni di Agostino Arrivabene per la celeberrima Commedia dantesca. Voi intanto riprendete dalla libreria il testo o l'edizione curata da Giorgio Petrocchi per Einaudi e messa gratuitamente online da letteraturaitaliana.net.

In occasione dell’importante anniversario dantesco del 2021, l’artista Agostino Arrivabene (Rivolta d’Adda, 1967) e la sottoscritta, curatrice e critica d’arte, in collaborazione con Hapax Editore (Torino), proponiamo la pubblicazione di una nuova edizione illustrata della Divina Commedia. Il corredo iconografico, frutto di un’attenta analisi del testo tratto dall’innovativa edizione – che verrà pubblicata sempre nel 2021 e che rappresenterà un punto di svolta nella lettura della Commedia – del filologo ed editore Enrico Malato (Salerno Editrice), consterà di circa trenta illustrazioni di grande formato. L’apparato sarà accompagnato anche da un volume di commento alle immagini, dove si giustificheranno le scelte stilistiche intraprese. I volumi saranno ulteriormente impreziositi da un’accurata e pregevole scelta dei materiali (prestando attenzione a ogni minimo particolare, dalla carta alla legatura). Una vera e propria edizione d’artista.

LE ORIGINI DEL PROGETTO

Scrivere del proprio progetto è difficile; molte sono le particolari vicissitudini e le curiosità da raccontare. Partendo dall’inizio: ho conosciuto Agostino Arrivabene circa due anni fa, nella sua casa-studio nei pressi di Pandino (CR). Una delle prime cose di cui abbiamo discusso fu proprio la Divina Commedia. Agostino sognava di illustrarla; e, del resto, la sua poetica e le sue molteplici – azzarderei infinite! – capacità tecniche rimandano naturalmente all’immaginario dantesco. Dal mio canto, sognavo da tempo di curare un’edizione illustrata della Commedia; chi non vorrebbe, da studente di Filologia italiana, sviscerare le parole e il contenuto di una delle fondamentali e indispensabili opere dell’umanità? Abbiamo allora cominciato a studiare – nel senso etimologico del termine: “applicazione, impegno, cura, diligenza, devozione” – non solo il testo, ma anche la storia della sua ricezione e della mentalità che ha accolto la visione della Commedia nel corso dei secoli. Volevamo soprattutto questo: sintetizzare con passione, grazie all’incredibile competenza pittorica di Agostino, la concezione del testo dalle sue origini fino a oggi, rinnovando così l’apparato iconografico partendo dai suoi stessi modelli. Dopodiché, la fortuna è stata dalla nostra: lungo il percorso, grazie alla fiducia riposta nell’idea da parte del Professor Donato Pirovano (Direttore del Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università di Torino), abbiamo incontrato Giovanni Saccani (Presidente del Comitato di Torino della Società Dante Alighieri), che ha inserito il progetto tra le iniziative di Dante 700 ‒ Eventi per il Settecentesimo anniversario della morte di Dante, e Riccardo Lorenzino di Hapax Editore (Torino), un editore visionario che, al posto di frenarle, ha coadiuvato le nostre “follie”.

Agostino Arrivabene, illustrazione per la Divina Commedia, Canto VIII Purgatorio (I due verdi angeli della valletta dei principi negligenti)

Agostino Arrivabene, illustrazione per la Divina Commedia, Canto VIII Purgatorio (I due verdi angeli della valletta dei principi negligenti)

INFERNO E PARADISO

Cito qui delle brevissime dimostrazioni, aiutando a comprendere la mole di lavoro – emotivo e filologico – che Agostino in primis affronta per ogni dettaglio pensato e creato. Per la prima tavola scelta, quella di Inf. XVII (gli usurai), ad esempio, si è scelto di rappresentare Gerione nella maniera più filologicamente attinente: il mostro, infatti, non ha le ali (presenti invece nell’illustrazione di Doré) perché Dante lo descrive come un essere fluttuante e non specifica il dettaglio delle ali. La bestia è rivelata, tra gli altri particolari, con una livrea portatrice di un fetore appestante: Agostino ha perciò campionato centinaia di immagini di batteri e insetti al microscopio per riprodurre un manto che rendesse l’idea di pestilenziale, disgustoso ma allo stesso tempo ricco di texture (infatti, il dorso di Gerione è comparato ai tessuti variopinti di Tartari e Turchi). “Ho analizzato le tavole di studi biologici dei radiolari, di dettagli di anemoni e di spugne di mare, tra cui anche quelli interpretati dal lavoro fantastico di Ernst Haeckel”.
Per disegnare i minuscoli particolari, Agostino ha utilizzato diversi tipi di lenti: un lavoro da orafo!
Altro esempio: Par. III (primo Cielo della Luna). In questo caso, abbiamo optato per illustrare, ben visibile, non Costanza d’Altavilla (che si avvicina, come una macchia di luce creata partendo dalla tecnica dell’encausto, sullo sfondo), ma Piccarda Donati. Le motivazioni sono parecchie: riassumendo, Piccarda è un’anima desiderosa di parlare, vuole comunicare e apparirci; è lei che spiega i gradi di beatitudine e il concetto di essere-in-carità a Dante – e a noi. Per il Cielo della Luna, Agostino ha studiato i giochi cromatici e l’iridescenza lattiginosa degli opali: i colori sono resi da una stratificazione leggerissima di tempera diluita, cui si aggiungono particolari ben definiti. “Ho adagiato il mio sguardo su quelle campionature cromatiche di latteo bagliore e ho intrapreso il viaggio verso il Cielo della Luna utilizzando solo pochissimi colori: il bianco, i rosa magenta, gli azzurri di manganese fino ai verdi più squillanti, che ho attutito per farli vibrare nell’iridescente soprannaturale. Piccarda Donati appare come una rifrazione vitrea, esattamente come un’immagine che si rifrange su una superficie trasparente. Una teofania di luce. Riguardo al volto di Piccarda, l’ispirazione è giunta grazie alla pittura fiamminga: senza ancora essere astratta, abbiamo immaginato l’anima simile a una delle Madonne di Rogier van der Weyden o di van Eyck, dall’esile emaciato pallore e dalla severa e filiforme serenità. Ogni particolare è frutto di un confronto tra Agostino e me – e alle volte anche tra noi e Pirovano, Lorenzino e Saccani – e comporta l’esercizio di una lettura che non è semplicemente filologica, ma soprattutto in corde, pronta a captare i segnali taciti e i sussurri sottili dell’Arte e della Storia.

Agostino Arrivabene, illustrazione per la Divina Commedia, Canto III Paradiso (Piccarda Donati e Costanza d'Altavilla)

Agostino Arrivabene, illustrazione per la Divina Commedia, Canto III Paradiso (Piccarda Donati e Costanza d’Altavilla)

PAROLA ALL’ARTISTA

La lettura della ‘Commedia’ dantesca è innanzitutto un cammino di iniziazione che dal peccato ci porta alla grazia. Dante è un maestro che ci mostra la sua ardua discesa nell’abisso infernale, dove la mappatura del peccato si insinua in ogni anfratto roccioso o architettonico; cosi ho intrapreso il percorso adagiando lo sguardo ovunque nella mia vita quotidiana e osservando il mondo naturale. Il punto di osservazione sulle cose non è nella sua normale realtà visiva, ma si distorce con macro o micro sproporzioni e salti di scala. Illustrare Dante è un’occasione di confronto, una pietra d’inciampo per riconsiderare il senso dell’esistenza, le vanità da recidere. È un’opportunità per rendere l’uomo più consapevole. Egli è testimonianza della ricerca della verità; attraverso il suo sommo talento lirico siamo portati a riscoprirlo e a seguirne le orme. Finalmente cercherò, con umiltà, di miniare questo viaggio ascetico per comprendere il significato ultimo delle mie azioni d’uomo e d’artista”.

Federica Maria Giallombardo

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Federica Maria Giallombardo

Federica Maria Giallombardo

Federica Maria Giallombardo nasce nel 1993. Consegue il diploma presso il Liceo Scientifico Tradizionale “A. Avogadro” (2012) e partecipa agli stage presso l’Assessorato alla Cultura della Provincia di Biella (2009-2012). Frequenta la Facoltà di Lettere Moderne presso l’Università degli Studi…

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