A Lecce apre il Museo della Fabbrica delle Parole
Inaugura nelle sale del Convitto Palmieri di Lecce un percorso permanente dedicato all’arte della stampa. Da un primo esemplare di epigrafe messapica, fino ai primi modelli Apple, passando per i grandi macchinari a stampa di otto e novecento. La Fabbrica delle Parole è un progetto museale e partecipativo di grande respiro culturale.
Siamo consapevoli di quanto il lockdown abbia innescato in questi mesi una serie di cambianti sociali e culturali, modificando e accelerando anche le dinamiche relative al mondo della comunicazione. Per comprendere meglio il presente, in questo periodo di continui mutamenti, è fondamentale fermarsi un istante e riflettere sull’evoluzione dei processi tecnologi che, nel corso degli ultimi venticinque anni, hanno rivoluzionato il nostro stile di vita. Un’importante iniziativa, avviata dalla Regione Puglia – Assessorato all’Industria Turistica e Culturale, Provincia di Lecce e Polo biblio museale di Lecce, promuove all’interno delle sale del Convitto Palmieri, adiacenti alla Biblioteca Bernardini, la Fabbrica delle parole, un museo permanente dedicato all’arte della stampa. L’intera operazione museale che debutta sabato 20 giugno 2020, con l’introduzione di visite guidate (su prenotazione) della compagnia Improvvisart, presenta un itinerario visivo, immersivo e didattico, incentrato sull’esposizione delle antiche macchine tipografiche, dei primi computer e di altri caratteristici strumenti che hanno rappresentano l’evoluzione della tipografia.
MUSEO DELLA FABBRICA DELLE PAROLE DI LECCE: COSA C’È IN MOSTRA
In mostra saranno presenti un esemplare di epigrafe messapica, vari modelli di torchio realizzati tra Otto e Novecento e una serie di strumenti per il ciclostile, sistema per la copiatura che ha anticipato le macchine fotocopiatrici degli anni Sessanta, fino ad arrivare alle serie di computer Macintosh, tra cui il modello Apple 1976, primo personal computer della storia. In esposizione nelle ampie sale del Convitto anche una sezione dedicata ai periodici culturali che, tra la fine dell’Ottocento e la fine del XX secolo, hanno contrassegnato la storia dell’editoria in Terra d’Otranto come “L’Albero”, rivista collegata a Girolamo Comi, “L’esperienza poetica” di Vittorio Bodini e quella degli anni Settanta e Ottanta portata avanti da Antonio Verri.
MUSEO DELLA FABBRICA DELLE PAROLE DI LECCE: IDENTITÀ INTERDISCIPLINARE
Il progetto espositivo, curato da Brizia Minerva, Sara Saracino e Anna Lucia Tempesta con Alessandra Berselli, Vincenzo, Sonia e Luca Martano, presenta anche una sezione video-documentaria di Mauro Marino e Stelvio Attanasi, mentre l’identità visiva e l’allestimento grafico sono di Donata Bologna. Nel museo de’ La Fabbrica delle parole si fondono più anime che riguardano non solo quella museale, ma anche quella esperienziale, dinamica, laboratoriale e partecipativa che, in stretto dialogo con la Biblioteca Bernardini, rappresentano una visione plurale incentrata sulla cultura del libro e della lettura. La Fabbrica delle Parole, che insieme alle associazioni del territorio ampliano l’offerta culturale con mostre, pubblicazioni, spettacoli teatrali, musicali e cinematografici, è un progetto museale e partecipativo di grande respiro culturale. Per l’occasione abbiamo raggiunto Luigi De Luca, direttore del Polo biblio-museale di Lecce. “Nell’evoluzione delle macchine tipografiche c’è il desiderio dell’uomo di comunicare al di là delle epoche e delle geografie”, ha raccontato il direttore ad Artribune. “Abbiamo rappresentato questo spinta irrefrenabile dell’umanità aprendo l’esposizione con un’epigrafe messapica e uno dei primissimi Macintosh. Abbiamo voluto contestualizzare la collezione dei tipografi Martano, negli spazi e tra i libri della Biblioteca Bernardini, nel contesto del Convitto Palmieri che sempre più si propone alla comunità come laboratorio di relazioni e di conoscenza. Un angolo speciale è dedicato alle riviste che animarono nei secoli la vita intellettuale del Salento e rappresentano un pezzo fondamentale della storia della cultura di questa terra”.
– Giuseppe Amedeo Arnesano
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