L’erotismo analogico di Kim Roselier
Pittore, illustratore e graphic designer, Kim Roselier è capace di riportare la rappresentazione dell’erotismo alle tecniche artistiche più tradizionali.
Negli ultimi anni il progressivo imporsi delle tecniche digitali di rappresentazione ha in modo inevitabile raffreddato la temperatura degli esiti visivi e, di conseguenza, pure l’immaginario correlato. L’immediatezza di un tratto di matita, di una pennellata, persino di un errorino anche non del tutto trascurabile, ha lasciato il campo a effetti più levigati, controllati, lucidi, perfettini in maniere che, per chi guarda, si fanno a volte quasi sconfortanti. Ne ha fatto le spese soprattutto l’immagine narrativa, quella coinvolgente, “sentimentale”. E, ça va sans dire, l’immagine erotica. D’altronde è l’erotismo stesso, a giudicare dalle sue rappresentazioni, che nel frattempo si è fatto meno romantico e più asettico. E chissà quali saranno gli effetti, anche a lungo termine, dei forzati distacchi innescati dal Covid-19 col suo corredo di “dispositivi di protezione individuale”, che purtroppo si rivelano fatidici preservativi comportamentali e affettivi.
ROSELIER TRA ANALOGICO E DIGITALE
C’è un figurativo francese, il 34enne parigino Kim Roselier, alternativamente pittore, illustratore e graphic designer, che incarna bene questo conflitto espressivo tra un prima sempre più lontano e un adesso sempre più presente. In genere per l’editoria lavora in digitale, perché giustamente un artista applicato in pratica oggi non può farne a meno, pena restare escluso dal mercato; e tuttavia ha nostalgia delle tecniche tradizionali, con le quali si è formato, e cerca di tornare a praticarle ogni volta che può. Ciò appare evidente più spesso nelle immagini che crea non su diretta commissione ma per puro piacere personale. Le quali sono perlopiù, manco a dirlo, di carattere erotico. Roselier diviene pertanto un possibile emblema della contraddizione che vivono molti artisti contemporanei di sangue caldo.
LO STILE DI ROSELIER
Il sangue freddo resta evidente nella costruzione delle scene: rigore grafico nella composizione, geometrie elegantemente progettate, calibratura importante del bianco di complemento a contrasti cromatici ben ritmati. Invece poi il sangue caldo, che ribolle sottostante, viene a galla nella sensualità curvilinea e nel senso dell’umorismo, ma ancor di più nella stesura del colore, che si spande – a questo punto a sorpresa – sotto pennellate qui di acquerelli e qui di tempere, in modo da far risultare campiture non piattamente scivolose bensì leggermente diseguali e idealmente quasi tattili.
KIM ROSELIER E I PREGIUDIZI
Le immagini stuzzicanti di Roselier, anche quando rappresentano accoppiamenti diretti di corpi, non sono però mai troppo esplicite. Calde sì, ma non bollenti. Anzi, l’emotività controllata che sono capaci di esprimere, relativamente rara in un campo che tende volentieri allo hot più che al soft, ha generato un curioso equivoco: Kim viene preso in più di un caso per una donna. Dalla quale evidentemente ci si aspetta un approccio più “beneducato” alla materia comunque scottante. Equivoco curioso, sì, ma anche rivelatore di un diffuso pregiudizio, oggi senz’altro meno valido di ieri.
‒ Ferruccio Giromini
Articolo pubblicato su Artribune Magazine #57
Abbonati ad Artribune Magazine
Acquista la tua inserzione sul prossimo Artribune
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati