Una camera delle meraviglie nella Mole Antonelliana. La mostra di Stefano Bessoni a Torino

È la settima arte il fil rouge della ricerca del regista e illustratore romano, che rende omaggio alla storia del Museo Nazionale del Cinema di Torino con una mostra-Wunderkammer

La mostra La Mole delle meraviglie, ospitata al piano di accoglienza della Mole Antonelliana, è un omaggio al regista, illustratore e animatore Stefano Bessoni (Roma, 1965) e, parallelamente, anche a Maria Adriana Prolo, fondatrice del Museo Nazionale del Cinema.
Le oltre 150 opere esposte ‒ provenienti dall’archivio privato dell’artista e dalle collezioni del museo ‒ raccontano il percorso creativo di Bessoni, che si è mosso in ambiti diversi, dal cinema al disegno fino all’animazione stop-motion e alla fabbricazione di puppet.
Immaginata come un itinerario all’interno di una grande Wunderkammer, la mostra si articola in varie stanze tematiche dedicate ad Alessandro Antonelli, Charles Darwin, Cesare Lombroso, Peter Greenaway e, appunto, a Maria Adriana Prolo. “Ho voluto raccontare la Mole Antonelliana” ‒ spiega Bessoni ‒ “come una mastodontica camera delle meraviglie, progettata e costruita da quell’architetto visionario che era Alessandro Antonelli, sognatore di un’architettura colossale e dal simbolismo drammatico”. Per una curiosa casualità, l’edificio simbolo di Torino ha visto la sua storia intrecciarsi con quella del Museo del Cinema, prima come semplice deposito per le tante meraviglie legate alle origini della settima arte raccolte con pazienza dall’instancabile Maria Adriana Prolo, poi, dal 2000, come sua sede definitiva.
La singolarità di questo intreccio sta anche nel fatto che i due artefici del contenitore e del contenuto siano nati a pochi chilometri di distanza, nella provincia novarese. Alessandro Antonelli a Ghemme e Maria Adriana Prolo a Romagnano Sesia, dove la passione per raccogliere e catalogare oggetti della “signorina del cinematografo” diede vita nel 1973 anche a un altro progetto, il Museo Storico Etnografico della Bassa Valsesia. Oggi questa raccolta meno conosciuta, nata con il contributo di un altro romagnanese illustre, l’italianista Carlo Dionisotti, è visitabile a Villa Caccia, guarda caso un edificio progettato dall’Antonelli.

Stefano Bessoni alla mostra La Mole delle Meraviglie. Mole Antonelliana, Torino, 2023

Stefano Bessoni alla mostra La Mole delle Meraviglie. Mole Antonelliana, Torino, 2023

LA MOSTRA DI STEFANO BESSONI A TORINO

Al centro del percorso della mostra torinese che Stefano Bessoni ha ideato in collaborazione con il direttore del Museo Nazionale del Cinema, Domenico De Gaetano, è stata sistemata la scrivania originale che Prolo utilizzava a Palazzo Chiablese, prima sede del museo, con esposta una copia originale dell’ormai preziosissimo volume Storia del cinema muto italiano pubblicato nel 1951. La ristampa anastatica, revisionata e edita in cofanetto, è stata presentata al Salone del libro per celebrare i settant’anni anni dalla nascita dell’Associazione Museo Nazionale del Cinema, costituita da Prolo insieme ad altri nomi famosi come Giovanni Pastrone, il regista di Cabiria, e nucleo fondante dell’attuale istituzione.
L’attenzione di Stefano Bessoni si concentra anche su altri visionari che lo hanno ispirato. Per realizzare i suoi film sperimentali e per i tre lungometraggi Frammenti di scienze inesatte, Imago Mortis e Krokodyle, realizzati fra il 2005 e il 2010, ha avuto come principali punti di riferimento Peter Greenaway e Jan Švankmajer. Nella sua carriera di illustratore ha pubblicato biografie dedicate a figure come Charles Darwin (“il mio eroe da bambino”) e Cesare Lombroso (il mattoide lombrosiano ispira molti suoi personaggi).

Maria Adriana con lanterna magica, Maria Adriana Prolo. La signorina del cinematografo, Logos Edizioni, 2023

Maria Adriana con lanterna magica, Maria Adriana Prolo. La signorina del cinematografo, Logos Edizioni, 2023

STEFANO BESSONI E IL CINEMA

Il percorso artistico di Bessoni nasce nel cinema e si nutre di cinema”, spiega Domenico De Gaetano. “Un certo tipo di cinema, quello visionario, fatto di registi che contaminano i film con altri linguaggi artistici, che ampliano e liberano l’immaginazione per sperimentare nuovi percorsi espressivi e svincolarsi da costrizioni e strutture narrative consolidate”.
Gli spunti arrivano da film come Lo zoo di Venere di Peter Greenaway, in cui si mescolano i temi della zoologia (Bessoni è anche un allevatore di coleotteri), della catalogazione, della simmetria, della decomposizione e della morte. Un universo tra il fantastico e il fiabesco, popolato di burattini, disegni, filmati, reperti scientifici o fantascientifici, animali immaginari e reali a cui la bella esposizione della Mole tenta, forse vanamente ‒ e Bessoni ne è lucidamente consapevole ‒ di dare un ordine.
In occasione della mostra sono stati pubblicati due volumi. Il catalogo edito da Silvana Editoriale con le opere in mostra, le introduzioni di Enzo Ghigo e Martino Gozzi e i testi di Domenico De Gaetano, Alfredo Accatino, Santo Alligo, Ivan Cenzi e Telmo Pievani, ai quali si aggiunge un’intervista a Stefano Bessoni realizzata da Claudia Gianetto e Marco Grifo.
Contestualmente, Logos Edizioni ha pubblicato un volume che Stefano Bessoni ha voluto dedicare a Maria Adriana Prolo, la signorina del cinematografo e che racconta la storia di colei che ha portato alla nascita del Museo Nazionale del Cinema.

Dario Bragaglia

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Dario Bragaglia

Dario Bragaglia

Dario Bragaglia si è laureato con Gianni Rondolino in Storia e critica del cinema con una tesi sul rapporto fra Dashiell Hammett e Raymond Chandler e gli studios hollywoodiani. Dal 2000 al 2020 è stato Responsabile delle acquisizioni documentarie e…

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