Addio a Sergio Staino, ostinato “compagno satiro”
L’attività satirica del vignettista italiano era anche e soprattutto politica. Questo e molto di più nel ricordo del critico Ferruccio Giromini
Ecco, adesso se n’è andato un altro compagno di lungo corso nell’agone disegnato della vita politica nazionale. È dal 1979 che il suo personaggio alter ego Bobo, inizialmente su Linus, ha accompagnato passo passo le piccole gioie e i grandi dolori dell’homo italicus sinistrorsus. Il toscanaccio Sergio Staino, nato nel 1940 a Piancastagnaio e radicatosi tra Firenze e Scandicci, a 83 anni ha appena concluso il suo dolceamaro percorso guerrigliero nell’insidiosa giungla dell’opposizione al potere; e oggi tutti – anche quelli che ne malsopportavano la voce critica – com’è costume diffuso lo incensano e lo rimpiangono. E vabbè, sembra inevitabile. Per chi gli era amico sincero, come persona più ancora che come satiro, la costernazione e la mancanza sono differenti.
Sergio Staino, tra satira e politica
Di Sergio non si potrà dimenticare la pervicacia quasi cieca (e scusate la caduta di gusto, per uno che negli ultimi anni è vissuto quasi cieco sul serio), portata al limite del candore, e forse pure al di là, nel credere nei valori fondanti del sentire sociale e perfino nei loro autonominatisi e presunti rappresentanti partitici. Sergio Staino voleva continuamente convincersi – e magari convincere gli altri – di crederci. E quella sua magnifica, quant’anche perdente, ostinazione ci generava una grande tenerezza: un po’ avremmo voluto essere come lui e un po’ non ce la sentivamo.
Essere come Staino non era facile, oggettivamente. Non solo per la sua invincibile e totalizzante passione politica, ma per le molte qualità di intellettuale a tutto campo. Mica solo Bobo nella sua vita, suvvia, non banalizziamolo. A parte le collaborazioni satiriche, da Il Messaggero a naturalmente L’Unità, ma anche a L’Avvenire e infine a La Stampa, e a parte le ovvie e un po’ tristanzuole migrazioni di militanze partitiche, da PCI a PDS a DS a PD, ha portato il cartaceo Tango nell’etere con Teletango, ha perseverato in Rai con il varietà satirico Cielito Lindo, è stato sceneggiatore e regista di due film davvero singolari come Cavalli si nasce e Non chiamarmi Omar (si provi a recuperarli e si resterà stupiti), è stato ideatore-fondatore-direttore del Teatro Puccini di Firenze (“Teatro Stabile della Satira e della Contaminazione dei Generi”), ha militato fattivamente tra i Presidenti dell’Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti, e fino all’ultimo è stato pure Presidente del benemerito Club Tenco di Sanremo.
L’attività intellettuale di Sergio Staino
Autore satirico, fumettista, giornalista, sceneggiatore, regista, imprenditore, politico, polemista, Sergio Staino, “quel signore di Scandicci”, va ricordato compiutamente come un intellettuale totale, organico, di quelli di cui ormai si è perso lo stampino. Giocandosi sempre il suo ruolo in prima persona, ha continuato a gettare il cuore oltre tutti i fili spinati, con quell’audacia anche autolesionista di chi si era formato faticosamente negli anni in cui si affermava che “il personale è politico”. Campionissimo di autoironia, l’amico Sergio: così lo ricorderemo, così ci mancherà.
Ferruccio Giromini
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