Hangar, come ti sei fatto grande
Di saggi e cataloghi generali, di narrativa "artistica" e regesti parliamo sulle pagine della rubrica dedicata all'editoria. Ma dal secondo numero di Artribune Magazine ci occupiamo anche di cataloghi. Non di quelli usa-e-getta, e nemmeno di quelli che banalmente riassumono una mostra. Sono libri-cataloghi quelli che ci interessano, che meritano un "Fedex".
In tempi di crisi nera, è già un miracolo che uno spazio espositivo riesca a immaginare e soprattutto a portare avanti un progetto di ampio respiro. Se poi il livello del progetto stesso è come quello sviluppato da Chiara Bertola insieme ad Andrea Lissoni all’Hangar Bicocca di Milano – sotto il titolo complessivo di Terre Vulnerabili – allora c’è di che essere un po’ meno pessimisti sulla situazione italiana.
A tutto ciò si è aggiunto un libro-catalogo (pagg. 322, € 38), affidato alla mantovana Corraini – quella dei libri di Bruno Munari, per intenderci -, che non illustra semplicemente le quattro mostre realizzate, ma costituisce una parte integrante, come recita il sottotitolo del volume, della growing exhibition.
Più che di un catalogo, allora, è corretto parlare di “diario” progettuale, che chiama in causa certo gli artisti e le loro opere, ma anche il progetto nel suo complesso, nel suo avviarsi e procedere. Ampio spazio è correttamente affidato all’apparato iconografico, le cui cure sono state affidate all’occhio allenato e discreto di Agostino Osio. Fra i contributi testuali, invece, si segnala uno scritto di Andrea Zanzotto e la voce di Hans Ulrich Obrist, che nell’Hangar ha il ruolo di appartenente al comitato scientifico.
All’Hangar restano ovviamente le grandi “torri” di Anselm Kiefer, che da sole valgono la pena di una discesa nella landa del quartiere Bicocca. E fino al 4 dicembre c’è un motivo in più per la visita: è infatti allestita in versione site specific l’installazione from here to ear di Céleste Boursier-Mougenot negli spazi del “cubo”. E infine c’è il “servizio aggiuntivo”, quell’ottimo bistrot che meriterebbe senz’altro un maggior afflusso di consumatori.
Marco Enrico Giacomelli
Articolo pubblicato su Artribune Magazine #2
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