Un festival di tipografia a Faenza? Ecco spiegato il successo di Kerning
Il Kerning di Faenza rappresenta il più importante appuntamento italiano dedicato al mondo della tipografia. La sua terza edizione ha proposto una giornata di conferenze con grandi nomi del settore e quattro diversi workshop, il tutto rivolto a un pubblico internazionale ma pensato all'interno di un piccola realtà locale che consente di vivere a pieno la manifestazione.
QUANDO IL FESTIVAL SI FA LOCAL
Se non si è mai sentito parlare del Kerning a primo impatto può sembrare di essere precipitati all’interno del grapich novel Gli Amatori, firmato dal talentuoso fumettista Brecht Evens, dove il protagonista prende parte a una Biennale che di fatto è solamente un piccolo festival di un’anonima provincia, gestito in maniera familiare da un’organizzazione impossibile; ma in merito alla kermesse faentina la realtà è ben diversa, e lo si percepisce chiaramente.
È vero che la manifestazione prende vita tra le mura delle location di un Comune da appena 60mila abitanti, in bilico tra l’Emilia e la Romagna, questo però rappresenta proprio la forza di Kerning, che essendo proposto in una piccola realtà locale permette ai partecipanti di fare rete e di interagire concretamente con gli ospiti, creando così al tempo stesso una comunità di appassionati che anno dopo anno si ritrova e cresce insieme.
SE IL PROFESSORE DIVENTA STUDENTE
“Iniziative come questa sono molto interessanti, e se si pensa ai designer affermati che sono passati per Kerning il numero è davvero notevole”. Queste le parole di Francesco Franchi, art director di IL Magazine, che per l’edizione 2015 del festival ha tenuto un workshop di due giorni insieme a Nicholas Felton sulle storie nascoste dietro ai dati.
Ciò che stupisce infatti è che la manifestazione riesce a richiamare grandi nomi di livello internazionale in un così piccolo scenario, come Tobias Frere-Jones, Oliver Reichenstein o Vitaly Friedman, passando per il meglio del made in Italy grazie anche alle presenze di Barbara Calzolari e Marco Goran Romano.
Molti degli ospiti inoltre non sono nuovi all’équipe organizzativa, in quanto durante le edizioni precedenti si erano registrati come studenti, a conferma dunque dell’alta qualità degli appuntamenti in programma, dedicati anche a un pubblico di professionisti: “Lo scorso anno ero qui come semplice partecipante”, dice Goran, “mentre per questa edizione sono salito anche sul palco. È abbastanza raro vedere qualcosa di così ben fatto e interessante in Italia: si crede che il mondo dell’illustrazione faccia riferimento solo alla scena dei grandi centri, ma questo festival dimostra che non è sempre così”.
FAENZA NON È MILANO
La tre giorni di conferenze e workshop nasce da un’idea di Enrico Stradaioli e Francesco Fullone ed è stata fin da subito pensata in chiave locale: una curiosità più che una garanzia di qualità, questa, ma l’aria familiare che si è andata man mano a formare intorno al festival rappresenta la prova ultima di un’attitudine organizzativa che piace agli studenti quanto ai professionisti. “I numeri della conferenza sono volutamente limitati”, afferma Francesco, “in modo da avere un relatore ogni quindici persone. L’idea dunque è continuare su questo binario mantenendo la manifestazione piccola ma fatta bene, senza puntare al classico evento da grandi affluenze”.
L’essenza del festival sta proprio nel rivolgersi anno dopo anno a una nicchia di persone che credono nel Kerning inteso come luogo di crescita professionale, interazione e incubatore per progetti futuri, e questo si allinea perfettamente con gli intenti originari di Stradaioli: “Volevamo che gli studenti uscissero dal Kerning dicendo di essere stati bene, perché hanno conosciuto persone interessanti e hanno parlato con figure del settore che in un altro posto non avrebbero potuto incontrare direttamente, in quanto erano sul palco e basta, tipo rockstar. Lo stesso vale quando contattiamo gli speaker: non nascondiamo loro che siamo una piccola comunità, non siamo a Milano, ma è comunque un posto piacevole, ed è forse per questo che poi tornano l’anno successivo”.
COSA C’È SOTTO
Il festival può essere considerato l’affascinante residuo di una florida tradizione tipografica che investì Faenza a partire dagli inizi del Novecento, senza mai abbandonarla del tutto: infatti, come ricorda Damiano Bandini de La Vecchia Stamperia, magico luogo di grande artigianato in cui si tiene uno dei workshop targati Kerning, “la città era un punto di riferimento per la tipografia, c’era una scuola di incisori molto nota ed autorevole, la scena degli xilografi era attiva e vi erano numerose botteghe che operavano sull’intero panorama nazionale, e a farci caso qui tuttora sono tanti gli studi in rapporto al numero di abitanti”.
Il tema dell’edizione 2015 di Kerning è proprio What lies beneath e si riferisce per certi aspetti alla tradizione artistica che ha plasmato il design così come lo conosciamo oggi, in tutte le sue forme: “L’obiettivo di quest’anno è esplicitare i progetti delle più famose figure del mondo del design”, dichiara Beatrice Bassi, curatrice del festival insieme, tra gli altri, a Maurizio Piacenza, “analizzando il percorso che li ha portati a produrre le loro realizzazioni più note: cosa c’è effettivamente di buono dietro alle infografiche di Nicholas Felton o ai lavori di grandi type designer come una Barbara Calzolari? perché i loro progetti piacciono?”.
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