Piero Manzoni sotto plexiglas
Facciamo sempre così nella rubrica “Fedex”: vi segnaliamo il catalogo di una mostra. Significa che è innanzitutto la mostra stessa che dovreste andare a vedere, distanze e tempistiche permettendo. E, a supporto della visita, c’è un catalogo che merita di essere acquistato: un oggetto al quale non si demanda la mera documentazione della suddetta mostra, ma che la completa per alcune particolari caratteristiche, di volta in volta uguali o diverse.
La mostra di cui parliamo stavolta è Achromes: Linea Infinita di Piero Manzoni, curata da Gaspare Luigi Marcone nella sede londinese della Galleria Mazzoleni – la cui sede madre sta a Torino.
Di quanto il mercato, e in particolare le aste londinesi, stiano apprezzando in questo periodo certa arte italiana, ve lo abbiamo raccontato a più riprese, così come vi abbiamo raccontato il fenomeno delle gallerie italiane che hanno scelto di aprire nella capitale britannica sedi assai operative.
Qui ci possiamo invece concentrare su un’esposizione (tenutasi da febbraio ad aprile scorsi) che merita attenzione già solo per il fatto che permetteva di vedere una delle Linee di lunghezza infinita del 1960, un lavoro manzoniano riscoperto di recente. Ma in realtà – come sempre nei progetti di Marcone, che dell’artista è ormai uno dei maggiori esperti – era l’intera rassegna a essere solidamente progettata, e nella fattispecie incardinata sul concetto di infinito che lega le Linee su carta con gli Achromes in tela cucita: in questo modo, “le cuciture diventano sia concettualmente sia visivamente delle ‘linee di sutura’ che permettono appunto un’espansione all’infinito della stoffa”, ci ha spiegato il curatore, in una “prassi artistica totalizzante che supera la bidimensionalità dell’opera”.
In tutto ciò, il catalogo – prodotto in due versioni: contenuto in un box trasparente in plexiglas oppure in plastica più leggera – edito da Mazzoleni Art con Carlo Cambi Editore diventa una traccia mnestica fisica della mostra. Fisica poiché la copertina riproduce in scala 1:1 un Achrome del 1960-61 in panno cucito. Trenta centimetri per venticinque da accarezzare prima di addentrarsi nelle pagine, fra saggi (colti) e riproduzioni (impeccabili). Non è un’alternativa alla mostra, sia ben chiaro. Ma una gran bella consolazione per chi non fosse riuscito a visitarla.
Marco Enrico Giacomelli
http://mazzoleniart.com/it/
http://www.carlocambieditore.it/
Articolo pubblicato su Artribune Magazine #30
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