Le donne dimenticate dall’architettura. Nel libro di Zaida Muxí
Nel suo ultimo libro, l’architetta e urbanista argentina Zaida Muxí contribuisce a una rappresentazione più equa della storia dell’architettura, includendo il lavoro di oltre settanta donne del passato e svelando la falsa universalità e neutralità della trasmissione della conoscenza.
Il 25 maggio 2018 i Giardini dell’Arsenale di Venezia sono stati teatro di un flash mob organizzato dal collettivo Voice of Women, gruppo attivo a livello internazionale, in collaborazione con RebelArchitette, un’organizzazione italiana che dal maggio 2017 opera soprattutto a livello nazionale. L’intento delle donne e degli uomini presenti alla manifestazione era quello di porre sotto gli occhi di tutti il tema della disparità di genere nel mondo dell’architettura. Gli ultimi anni hanno visto una presenza crescente di gruppi come questi e i loro obiettivi seguono principalmente due direttrici: da un lato l’ottenimento di pari retribuzione e pari opportunità, vista la persistente assenza delle donne nei ruoli di responsabilità, dall’altro l’adeguata visibilità e rappresentazione delle professioniste contemporanee e delle donne nella storia. Con questo scopo sono nate alcune piattaforme che raccolgono profili di architette e che oggi costituiscono veri e propri archivi: RebelArchitette ha pubblicato lo scorso anno 365 biografie, una al giorno, con lo scopo di “promuovere professioniste dell’architettura nazionali e internazionali affinché le nuove generazioni di architette abbiano dei modelli al femminile a cui ispirarsi”.
UN LUNGO LAVORO DI RICERCA
Tra le loro principali fonti d’ispirazione c’è un blog, Un día | una arquitecta, che ha iniziato raccogliendo biografie di professioniste con l’intento di pubblicarne una al giorno per un anno e che, visto il successo dell’iniziativa, è attualmente al quarto anno di attività. Da questo lavoro di catalogazione nasce Mujer, Casas y Ciudades. Más Allá del Umbral, un libro uscito nell’ottobre 2018, in cui Zaida Muxí Martínez, membro della redazione del blog, ha condensato gli ultimi quattordici anni delle sue ricerche. Il libro è attualmente disponibile solo in spagnolo ed è pubblicato dalla DPR-Barcelona, una casa editrice che si occupa di critica dell’architettura caratterizzata dall’interesse per gli ambiti a cavallo tra architettura e politica, società, economia, tecnologie. Zaida Muxí è professoressa all’università di Barcellona, co-direttrice del master La vivienda del siglo XXI e in passato ha preso parte a Col.lectiu Punt6, occupandosi di urbanistica con prospettiva di genere, ambito di cui può essere considerata pioniera.
ALLE ORIGINI DELLA DISUGUAGLIANZA
“Mujer, Casas y Ciudades si propone come una riscrittura della storia dell’architettura includendo il lavoro delle donne che, per ragioni diverse, sono state escluse dalla storiografia maggioritaria”. L’introduzione del libro indaga esattamente queste ragioni procedendo con una graduale analisi e decostruzione dei metodi della narrativa storica tradizionale e svelando la falsa universalità e neutralità della trasmissione della conoscenza.
I capitoli successivi contengono oltre settanta storie di donne che hanno operato nell’ambito dell’architettura, dell’urbanistica, del paesaggio e della politica in materia di urbanistica dal XVI secolo agli Anni Ottanta del secolo scorso in diverse parti del mondo, restituendo un quadro che ci permette di comprendere che “le donne sono state presenti attivamente in tutti i momenti storicamente decisivi della cultura occidentale, però sono state invisibilizzate”.
Ogni capitolo del libro avrebbe potuto costituire un libro a sé stante, vista la quantità di informazioni, spunti e riflessioni; la stessa autrice ammette di non aver potuto inserire tutte le donne che avrebbe voluto ma di aver selezionato quelle il cui lavoro è stato meno riconosciuto: una mancanza colmata dalla vasta bibliografia che completa l’opera.
Le biografie di queste donne ci raccontano del difficile percorso per l’accesso all’istruzione, gli ostacoli affrontati per inserirsi in un contesto lavorativo di predominanza maschile e per ottenere incarichi di rilievo, l’attività delle mecenate, l’azione politica per il diritto all’abitare e la lotta dei collettivi che operano oggi per un’urbanistica più inclusiva. Tra gli esempi di rilievo ci sono le vicende che portarono alla realizzazione di casa Schröder, i coniugi Drew che coinvolsero Le Corbusier nella progettazione di Chandigarh e le storie di donne il cui contributo è rimasto nascosto nell’ombra dei loro mariti o colleghi come Lilly Reich, Charlotte Perriand, Aino Aalto ed Elissa Kaisa Mäkiniemi, Lillian Gilbreth e Marion Mahony Griffin.
LA CASA E L’ESPERIENZA DALL’INTERNO
Di notevole interesse è il periodo a metà del XIX secolo, che ha visto la diffusione dei trattati di economia domestica nei quali autrici, tra cui Catharine Beecher e Christine Frederick, fornirono indicazioni sulla progettazione degli interni basate sull’esperienza diretta, dal momento in cui il ruolo di mogli e madri le vedeva relegate all’ambiente domestico.
Tale materiale fornì la base teorica per la realizzazione di abitazioni razionali ed efficienti, che facilitarono alle donne il compito non retribuito di cura della casa, costituendosi di fatto come punto di partenza dei grandi temi dell’architettura moderna come l’alloggio minimo, la gestione scientifica della cucina e la flessibilità funzionale. Nella narrazione non mancano nomi più noti come ad esempio quelli di Margarete Schütte-Lihotzky, Lina Bo Bardi e Jane Jacobs.
RISCRIVERE IL PASSATO CON UNO SGUARDO AL FUTURO
Le biografie di Muxí non prescindono dalla vita personale delle sue protagoniste in quanto, come precisa lei stessa, “non si tratta di fare pettegolezzi, ma di capire che le persone sono un insieme in cui il personale, il privato e il pubblico sono sfere inseparabili, e conoscere le vicissitudini della vita privata o personale ci aiuta a comprendere le azioni pubbliche”. A partire dalle sue riflessioni, che vedono il genere come una costruzione sociale, e la consapevolezza che è in questa costruzione che viviamo e realizziamo le nostre vite, carriere e relazioni, si comprende la necessità di avere modelli positivi nei quali le giovani generazioni possano riconoscersi per costruire il loro racconto. Un día | una arquitecta precisa che non è un lavoro di ricerca, bensì “un’azione di visibilizzazione”, mentre la stessa Muxí, in un recente articolo sullo sciopero dell’8 marzo, argomenta: “Non è solo una questione di quantità, dobbiamo lavorare tutti insieme sulla visibilità e sul riconoscimento di coloro che ci hanno preceduto per non commettere l’errore di pensare che ogni generazione sia la prima”.
‒ Miriam Pistocchi
Zaida Muxí Martínez ‒ Mujeres, casas y ciudades. Más allá del umbral
DPR-Barcelona, Barcellona 2018
Pagg. 336, € 20
ISBN 9788494752360
www.dpr-barcelona.com
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