Firenze: l’edizione 2020 di Scripta Festival porta la critica d’arte (anche) nelle Case del Popolo
Curata, come sempre, da Pietro Gaglianò l’edizione 2020 di “Scripta Festival. L’arte a parole” coinvolge la Libreria Brac e tre Case del Popolo fiorentine. Perché “i fortini della cultura vanno aperti e resi accessibili, anche quando si tratta di argomenti apparentemente destinati a una élite”.
Potrebbe sembrare un azzardo, se non addirittura una provocazione, adottare l’espressione La città che sale, con esplicito riferimento all’omonima opera di Boccioni del 1910, come sottotitolo per un qualsiasi evento datato 2020. Mai, come negli ultimi mesi, abbiamo letto e ascoltato opinioni che profetizzano l’avverso destino di decadenza dei densi centri urbani del pianeta nel (sempre più distante) orizzonte post-pandemico. Appare dunque legittimo chiedersi come mai proprio tale formula sia stata scelta quest’anno per Scripta Festival. L’arte a parole, il progetto fiorentino giunto alla quarta edizione, esito della fortunata evoluzione della rassegna ideata da Pietro Gaglianò per la Libreria Brac. “Innanzitutto volevamo invertire la tendenza, dopo Cuore di tenebra e Fronteggiare il disastro”, racconta ad Artribune il critico d’arte e curatore Pietro Gaglianò. “Abbiamo fortemente voluto dare non tanto un segnale di ottimismo, ma l’indicazione di un lavoro necessario da fare insieme. Sono molto legato a quell’opera e, ancora di più, alla sua storia. Viene considerata il primo dipinto futurista di Boccioni, ma di fatto appartiene a una fase in cui l’artista è ancora lontano dalle retoriche e dalle estetiche di quella corrente. L’opera venne esposta alla Prima Esposizione di Arte libera, una mostra destinata a un pubblico principalmente di operai che si tenne alla Casa del Lavoro di Milano. Dunque, nel sottotitolo ‘La città che sale’ va individuato il bisogno di ripensare la cultura in un modo diverso e di ricollocarla al centro della crescita sociale”.
PRESENTAZIONI DI LIBRI, DISEGNO DAL VERO E LETTURE
Nel programma esteso di quest’anno – fino al 31 ottobre, ogni sabato – tale posizione si è tradotta, in primis, nell’uscita del Festival dal centro storico di Firenze, scenario solo della prima iniziativa: l’installazione Tableau Vivant 2020 di Marta Dell’Angelo, allestita alla Libreria Brac fino al 16 novembre 2020. Dopo il Museo Marino Marini, Villa Romana, l’Accademia di Belle Arti e la Libreria Todo Modo, Scripta Festival. L’arte a parole si terrà infatti in tre Case del Popolo dell’area fiorentina, arrivando così “in quei luoghi che nella cultura toscana e centroitaliana sono degli autentici crogiuoli di cultura sociale e di produzione culturale, vera patria del mutualismo sociale e della trasversalità delle relazioni”. E la ragione è semplice: “Secondo me è proprio da qui che bisogna ripartire: dalla comprensione che la libertà, di cui in molti parlano in queste settimane, non può essere concepita senza sentimenti di solidarietà e di uguaglianza”, precisa Gaglianò. Un processo in cui anche la critica d’arte contemporanea è chiamata a mettersi in discussione, smettendo di essere “pensata come un argomento elitario, con un target di destinatari già definito”, per diventare “un’arena di confronto, condivisa e contaminata, che deve necessariamente aprirsi, con spirito di costruzione”.
IL PROGRAMMA DI SCRIPTA 2020
Ogni sabato, a partire dal 17 ottobre, si susseguiranno una sessione della Scuola di Santa Rosa (dalle ore 17) – a cura degli Francesco Lauretta e Luigi Presicce, prevede un simposio di disegno dal vero aperto a tutti –, la presentazione di un libro (dalle 18.30), un concerto o una lettura di testi poetici (dalle 21.30). Il festival prenderà il via alla Casa del Popolo di Settignano, per poi fare tappa alla Casa del Popolo “Il progresso” (sabato 24 ottobre) e concludersi alla Società di Mutuo Soccorso Ricreativo Peretola (sabato 31 ottobre). In perfetta coerenza con gli obiettivi di Scripta Festival 2020, che dopo la recente costituzione in associazione da quest’anno debutta all’interno del palinsesto dell’Estate Fiorentina, si colloca infine la selezione dei volumi protagonisti quest’anno, in numero volutamente ridotto rispetto alla tradizione del progetto. “I libri li ha scelto immaginando dei possibili punti di convergenza tra i temi che attraversano le dinamiche della produzione artistica e quelli che caratterizzano la storia e la vita delle case del popolo”, indica Gaglianò. “Ho dunque pensato a testi e autori che si fossero interessati, anche in modo tangente, poetico o non legato a una dimensione di attivismo, agli ambiti del vivere sociale e della forma della città, alla parità e all’aspetto patriarcale dell’arte e della narrazione dell’arte in Italia, e alla percezione dell’arte nel nostro Paese”. Rispettivamente i volumi in questione sono Hyperpolis. Architettura e Capitale, scritto da Serge Latouche e Marcello Faletra, L’altra metà dell’avanguardia quarant’anni dopo, in cui Angela Maderna ripercorre la vicenda della mostra del 1980 in cui Lea Vergine riunì le opere di oltre cento artiste appartenenti ai movimenti d’avanguardia d’inizio Novecento e Bologna la rossa di Flavio Favelli, la cui presentazione sarà curata dallo stesso Gaglianò, dal giornalista Stefano Fabbri e dall’Assessore alla Cultura del Comune di Firenze Tommaso Sacchi.
– Valentina Silvestrini
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