La semplicità come atto di resistenza. Il nuovo saggio di Leonardo Caffo

Il nuovo saggio di Leonardo Caffo è un attraversamento filosofico della modernità alla ricerca di nuove modalità esistenziali.

Riavvolge il nastro della Storia il filosofo Leonardo Caffo nel suo Quattro capanne o della semplicità, pubblicato da Nottetempo nella nuova collana Terra. Tra le pieghe della modernità si sviluppa un’avvincente ricerca che afferma e conferma che “esiste un altro modo di vivere, qui e ora“, ma che continuiamo a disattenderlo con “paradossale impegno“.
Tutto comincia dal rifiuto che il filosofo e scrittore americano Henry David Thoreau fa il 4 luglio del 1845 ritirandosi sulla sponda settentrionale del lago Walden, non lontano dalla cittadina di Concord, Massachusetts. È lì che costruisce la sua capanna rendendola manifesto di una scelta di vita votata alla semplicità. Questa essenziale architettura diviene archetipo esistenziale e al contempo dispositivo critico della nascente deriva capitalista avviata dalla Seconda rivoluzione industriale.

Leonardo Caffo ‒ Quattro capanne o della semplicità (Nottetempo, Milano 2020)

Leonardo Caffo ‒ Quattro capanne o della semplicità (Nottetempo, Milano 2020)

LA CAPANNA DI THOREAU, LA FILOSOFIA E LA NATURA

L’umanità occidentale proprio negli anni in cui Thoreau si trova a pensare sta sostanzialmente firmando la sua condanna: l’inizio dell’inquinamento di cui oggi sentiamo gli effetti, l’alienazione definitiva dell’uomo come ‘macchina lavoratrice’, la fine dei grandi spazi ecologici e non colonizzati o, più semplicemente, la perdita generale dell’autonomia e del controllo di sé”.
La capanna per Thoreau è dispositivo sensibile di liberazione del corpo in tutta la sua capacità essenziale di sentire la natura e le sensazioni che la vita urbana rimuove: il freddo, la fatica, la durezza del luogo. Walden e la capanna assumono la forma della semplicità intesa come luogo, spazio concreto per la creazione di mondi possibili, alternativi, dove la filosofia è lo strumento per la loro rappresentazione concettuale. Una dimostrazione filosofica nella vita, nel succedersi del tempo e nell’esposizione del proprio corpo nell’ambiente che lo avvolge. Due anni, due settimane e due giorni dura questo viaggio di costruzione e rifiuto da parte di Thoreau. “La strada della semplicità”, ci avverte Caffo, “non è una strada facile, anzi spesso implica una violenza verso se stessi che coincide con una liberazione dall’infinità di obblighi e relazioni che abbiamo ritenuto necessari e importanti per le nostre vite”. Vita e teoria scorrono insieme, nella stessa direzione. È la semplicità a fare da collante tra prassi e concetto. In Thoreau la vita si fa banco di prova della validità filosofica. Questa prima capanna ci pone di fronte a una domanda che ontologicamente mette a nudo le nostre esistenze. Di cosa riusciamo davvero a fare a meno?

UNABOMBER E LA VIOLENZA

Con un salto nella storia si va al 1971 con Theodor Kaczynsky che più tardi diventerà noto alle cronache mondiali come Unabomber. Dimessosi dall’incarico di docente di Matematica presso l’Università di Berkeley, nel 1971, a Lincoln, Montana, costruisce una capanna senza acqua e elettricità. Lì vivrà fino al giorno del suo arresto, il 3 aprile 1996. Il ragionamento di Caffo si fa filosofico nel senso più pieno del termine, in quanto incarna l’oscurità alla base del pensiero moderno occidentale: è proprio l’ambiguità del razionalismo a supportare la scelta di Unabomber di manifestare il suo rifiuto usando l’arma della violenza. Gli obiettivi di Unabomber sono docenti e attori della rivoluzione tecnologica come si evince dalle lettere spedite alle sue vittime ma soprattutto dal suo manifesto La Società Industriale e il Suo Futuro. Nel suo ragionamento Caffo non giudica, tiene il punto sulla scelta della semplicità da parte di questa figura ambigua della nostra storia recente. “La struttura del principio di semplificazione che adotta Kaczynsky è contraddittorio: mentre comprende di doversi interessare al semplice, continua a essere ossessionato dal complesso”.

Leonardo Caffo

Leonardo Caffo

IL CABANON DI LE CORBUSIER

L’attenzione si sposta su uno dei più grandi architetti della modernità: Le Corbusier. È il 1951 quando l’architetto dà vita al progetto di un Cabanon, una capanna. È il regalo di compleanno alla moglie, che verrà realizzata tale e quale l’anno seguente. La strategia di Le Corbusier verso la semplicità è un atto di fuga, di uscita da un mondo che gli ha dato fama e denaro. Le Corbusier comincia a comprendere che ciò che diventa sempre più interessante ai suoi occhi è “lo spazio esterno alla costruzione, dove inizierà di fatto a trascorrere le sue giornate. Alla fine della sua vita, nelle sere d’estate di fronte alla capanna, Le Corbusier non era più un architetto, era l’architettura stessa”.
Un discorso a sé merita il rifiuto del filosofo Ludwig Wittgenstein e la sua scelta di ritirarsi nel freddo nord norvegese barricandosi a Skjolden, tra i fiordi, in una poverissima capanna di soli sette metri per otto. “In Norvegia Wittgenstein cerca non tanto la solita via d’uscita, ma quella di ingresso, di ingresso al reale… qui la filosofia si risolve nel progetto di una capanna o nella performance di una vita che si isola dalle altre”.
Un viaggio nella semplicità quello tratteggiato da Caffo che ci invita a non nascondere la complessità del presente ma a mantenere inalterato il livello di guardia sulle storture devastanti delle nostre esistenze intrappolate in falsi bisogni e convenzioni.

‒ Marco Petroni

Leonardo Caffo ‒ Quattro capanne o della semplicità
Nottetempo, Milano 2020
Pagg. 256, € 18
ISBN 9788874528066
www.edizioninottetempo.it

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Marco Petroni

Marco Petroni

Marco Petroni, teorico e critico del design. Ha collaborato con La Repubblica Bari, ha diretto le riviste Design Plaza, Casamiadecor, ha curato la rubrica Sud su Abitare.it, è stato redattore di FlashArt. Collabora con l'edizione online di Domus. Curatore senior…

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