Già un paio di anni fa, su queste stesse pagine, abbiamo segnalato un importante studio di Giovanna Ginex su Fernanda Wittgens, un personaggio fondamentale della storia dell’arte italiana, prima donna a dirigere la Pinacoteca di Brera.
Oggi, insieme a Rosangela Percoco, Ginex, valente storica dell’arte, torna su Wittgens con un romanzo, L’allodola, pubblicato da Salani. La prefazione del libro è dell’attuale direttore del grande museo, James Bradburne.
IL ROMANZO SU FERNANDA WITTGENS
Il romanzo è scritto in prima persona. Fernanda racconta la sua vita faticosa, segnata da molti lutti, da tante difficoltà. Un percorso in salita per una donna, nata a Milano nel 1903 da una famiglia colta, ma non ricca, che entra in contatto, dopo essere stata insegnante, giornalista sulle pagine dell’Ambrosiano, con il suo mentore, Ettore Modigliani, storico direttore di Brera, poi bandito perché ebreo. Modello della Wittgens, che soprannomina sin dall’inizio del loro rapporto “allodola” per la sua grandezza discreta, evidente soltanto quando le ali si aprono in volo. Da ragazza, al Liceo Parini, la sua compagna di studio è Fiammetta Sarfatti, figlia di Margherita, che apprezza l’intelligenza di Fernanda e con la quale rimarrà in contatto per il resto della vita. Wittgens, che salva le opere di Brera dalla distruzione durante il secondo conflitto mondiale, in compagnia di suo cugino-fratello, il collezionista Gianni Mattioli, nella vita e nella professione prende posizioni chiare di antifascismo, di socialismo libertario.
Riapre anche il Poldi Pezzoli, non sacrificando ancora una volta “quello che per me era il senso più profondo della ‘ricostruzione’: una cerimonia di purificazione del lutto del conflitto mondiale”.
FERNANDA WITTGENS E IL SOGNO DELLA GRANDE BRERA
Come tutte le donne dotate di personalità e carattere, passa per una persona di cattivo carattere, per una valchiria che mette paura anche agli uomini di un certo potere.
È questo un libro di studio, scritto come un gradevole romanzo. Parecchi passi sono di grande attualità: “Era necessario che Brera, e con lei gli altri musei, si tramutassero da raccolte di oggetti catalogati, cioè da ‘archivi’, in luoghi di confronto, così che il visitatore potesse uscirne con la convinzione che il mondo delle arti figurative non apparteneva a una classe di iniziati ma era accessibile ad ogni uomo”. È il sogno della “grande Brera” un museo per e della città, per il quale che sin dall’inizio degli Anni Cinquanta, Wittgens dà vita a un’intensa attività didattica, per i ragazzi e per gli adulti. Un museo vivente, un tramite che doveva mettere in comunicazione le opere d’arte con la gente.
Oggi un cippo la ricorda nel Giardino dei Giusti, per avere salvato la vita di molte ebrei e per avere pagato in prima persona, anche con il carcere, ognuna delle sue scelte.
‒ Angela Madesani
Giovanna Ginex & Rosangela Percoco ‒ L’allodola
Salani, Milano 2020
Pagg. 320, € 16,90
ISBN 9788831005487
www.salani.it
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