L’ingegner Emilio Clara, uno dei più attivi progettisti della Torino del secondo dopoguerra mancato nel 2014, ha lasciato la villa di famiglia in borgata Campidoglio stipata di volumi d’arte. Dal seminterrato all’abbaino ogni angolo della casa era occupato da mobili, spesso costruiti su misura, adatti a contenere i libri che l’ingegnere, appassionato di mostre d’arte e bibliofilo, aveva accumulato nei decenni. Alle figlie Maria Paola e Maria Elena aveva espresso il desiderio che, dopo la sua morte, l’enorme collezione tematica di oltre 17 mila titoli non andasse dispersa e fosse destinata ad un uso pubblico. L’accordo è stato trovato con le Biblioteche Civiche Torinesi che hanno acquisito il fondo in deposito a titolo gratuito. Dopo la catalogazione (sostenuta a spese della famiglia) i volumi sono ora a disposizione degli studiosi e degli utenti presso la Biblioteca Primo Levi (via Leoncavallo 17).
IL FONDO IRENE E EMILIO CLARA
Il fondo “Irene & Emilio Clara” va così ad arricchire ed integrare l’importante collezione di libri d’arte della città conservata nella Biblioteca Civica Centrale e avviata fin dall’anno della sua fondazione, il 1869, grazie al collegamento con le Scuole cittadine di disegno, architettura, disegno industriale e ornato. I libri testimoniano degli eclettici interessi di Emilio Clara, dall’archeologia classica alla storia dell’arte, con prime edizioni di pregio in lingua italiana, giapponese, francese, inglese russa e tedesca. “Ricordo i sabati pomeriggio in cui io e mia sorella accompagnavamo nostro padre in giro nelle migliori librerie di Torino, da Fogola a Lattes, per comprare cataloghi di mostre o i viaggi in giro per le capitali europee durante i quali si doveva recuperare l’ingegner Clara che si era attardato in qualche bookshop” racconta la figlia Maria Paola. Quella per l’arte fu una passione totalizzante a cui il professionista torinese dedicò gran parte del suo tempo libero, dopo la morte prematura della moglie Irene. Laureatosi per la prima volta nel 1949 in ingegneria industriale e successivamente in ingegneria aeronautica al Politecnico di Torino, nel 1950 decise di intraprendere la libera professione come ingegnere strutturista specializzato nel calcolo del cemento armato. In questa veste è stato uno dei protagonisti della ricostruzione e dell’espansione edilizia torinese negli anni del miracolo economico firmando oltre 3.300 progetti che spaziano dalle civili abitazioni, alle attività commerciali e industriali, dagli impianti sportivi, edifici religiosi e parrocchie, caserme, scuole, monumenti funerari alle opere di pubblica utilità (l’archivio professionale è depositato presso il Politecnico di Torino).
CLARA: I LIBRI, I VIAGGI
“Oltre ad essere in collegamento con le principali librerie in Europa, dove comprava per corrispondenza, l’ingegner Clara amava viaggiare in aereo, forse una passione che era conseguenza della sua laurea in ingegneria aeronautica” commenta Vera Fabro, l’esperta che ha catalogato il fondo, trascorrendo, quasi sempre in solitudine, un paio d’anni nella Villa Clara analizzando circa 630 metri lineari di libri.
“Esaminando il fondo si nota una particolare predilezione per l’arte medievale, il Seicento olandese e tutta l’epoca barocca del Nord Europa, ma anche estrema attenzione per l’arte giapponese, cinese e in genere orientale.” Notevole la raccolta di libri sulle icone e poi rari testi sulla tecnica del lubok, le stampe popolari russe con matrice xilografica con narrazioni di favole, proverbi, precetti religiosi. “La curiosità e l’amore per la conoscenza di altre culture hanno portato mio padre a viaggiare spingendosi verso mete anche lontane, attitudine non così comune per una generazione restia agli spostamenti, ma Torino era la sua città, lì il suo mondo quotidiano e i suoi affetti. Torino città così amata e così vissuta che lo aveva accompagnato in ogni suo passo di vita offrendogli, come spesso ricordava, di diventare un uomo affermato. A Torino, la restituzione del suo patrimonio librario, come ringraziamento e riconoscenza, affinché l’intera comunità possa attingere, ispirarsi, crescere e silenziosamente ricordarlo come silenziosamente aveva vissuto” ha commentato la figlia Maria Paola in occasione della consegna del fondo alle Biblioteche Civiche.
– Dario Bragaglia
Per consultare il fondo scrivere a: [email protected]
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