Il mondo del design è solitamente raccontato dagli addetti ai lavori: nelle riviste, nelle aziende, nelle accademie, chi parla o scrive di questa materia sono spesso giornalisti di settore, critici, designer, imprenditori o altre figure specializzate. Questo ha portato a creare un linguaggio specifico, il linguaggio del design, fatto di parole, riferimenti, codici, tutti rapidamente traducibili per chi conosce la materia ma più difficili da tradurre per chi ne sta al di fuori. Cercare di parlare a un pubblico più vasto non sembra essere mai stata una priorità per chi si occupa di critica. Il riferimento è sempre stato un pubblico esperto, a volte scartando l’ipotesi che il design possa essere un tema che interessa a tutti. Conferenze, lezioni universitarie e mostre erano luoghi dove ci si trovava a parlare con il proprio pubblico. La pandemia ha eliminato buona parte degli spazi canonici nei quali si discuteva di progetto, e questo ha portato a sperimentare altre formule di racconto intercettando nuovi pubblici.
IL LOCKDOWN E IL DESIGN
Chiara Alessi, critica e storica del design, durante il primo lockdown decide di pubblicare giornalmente su Twitter un video in cui racconta un progetto o un tema legato al design. Ogni video dura al massimo due minuti e venti secondi, Twitter non permette tempi più lunghi.
Il linguaggio utilizzato è colloquiale, una chiacchierata (spesso serale) sugli oggetti che circondano il nostro quotidiano: l’operazione spontanea prenderà il nome di Design in pigiama e sarà sin da subito un enorme successo. Alessi quintuplica in pochissimo tempo i suoi follower, crea discussioni e un pubblico sempre più variegato comincia a interessarsi alla cosa. Persino un medium poco propenso a parlare di progetto e design come la televisione generalista la invita in trasmissione.
LA STORIA DEGLI OGGETTI CON PAROLE SEMPLICI
Con Tante care cose, edito da Longanesi, Chiara Alessi propone un libro che parla di oggetti con un linguaggio semplice ed emozionato. Racconta i prodotti classici del design italiano come il telefono Grillo di Richard Sapper, l’orologio Cifra di Gino Valle, oppure si rifà al quotidiano con il packaging del Bacio Perugina, il vasetto della Nutella o l’interruttore Rompitratta. Sono oggetti che più o meno abbiamo conosciuto e probabilmente utilizzato, fanno parte della nostra vita ma soprattutto sono portatori di tante storie, raccontate in questo libro in forma breve. L’autrice tralascia linguaggio tecnico o riflessioni filosofiche per far posto a riferimenti storici, alla narrazione, a ricordi anche personali. Il racconto e le emozioni prima che la riflessione critica.
Le illustrazioni sono di Paolo d’Altan. Gli oggetti rappresentati vengono appena abbozzati, il disegno serve a richiamare la nostra memoria: non deve descrivere, ma approfondire quello che abbiamo già interiorizzato, vissuto. “La storia è una guida alla ricerca dell’uomo”, scriveva Enzo Biagi. Gli oggetti che ci circondano sono le mille storie che hanno inconsapevolmente definito la nostra esistenza: conoscerle dovrebbe essere patrimonio di tutti. Raccontarle in modo che non siano patrimonio di pochi ha una funzione anche civica. Speriamo che l’esperimento di questo libro non rimanga isolato.
‒ Tommaso Bovo
Chiara Alessi – Tante care cose. Gli oggetti che ci hanno cambiato la vita
Longanesi, Milano 2021
Pagg. 264, € 18,90
ISBN 9788830456471
www.longanesi.it
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