Consigli letterari per l’estate. 5 libri da leggere in vacanza
È tempo di tirare il fiato per qualche giorno o, per i più fortunati, per qualche settimana. È quindi anche tempo di dedicarsi alla lettura. Qui vi consigliamo cinque romanzi o, meglio, cinque ottimi esempi di letteratura, che spaziano dalle questioni razziali alle scoperte scientifiche.
Il libro dell’israeliano Eshkol Nevo che ha ispirato il nuovo film di Nanni Moretti, l’opera cult di Benjamín Labatut sulla storia della scienza moderna, il romanzo vincitore del Booker Prize 2021 sui fucilieri senegalesi coinvolti nella Grande Guerra, il grande affresco di Bernardine Evaristo sulle donne nere nella Gran Bretagna di oggi e l’ultima fatica di Mario Desiati, una delle migliori uscite italiane di questo primo semestre del 2021.
Se non li avete ancora letti, mettete in valigia questi straordinari romanzi.
– Marcello Giannangeli
ESHKOL NEVO – TRE PIANI
Sono passati già sei anni dall’uscita di Mia madre, ultimo film scritto e diretto da Nanni Moretti. Per gli appassionati del regista romano, l’attesa sta per terminare: il suo Tre Piani, appena presentato a Cannes e accolto da undici minuti di applausi, uscirà in sala il 23 settembre, dopo diversi rinvii dovuti alle restrizioni anti-Covid che hanno duramente colpito le ultime stagioni cinematografiche.
Il film, interpretato tra gli altri da Riccardo Scamarcio, Margherita Buy, Alba Rohrwacher, Adriano Giannini e dallo stesso regista, è tratto dallo straordinario omonimo romanzo dello scrittore israeliano Eshkol Nevo. Un’opera ispirata alla teoria delle tre istanze freudiane delle personalità – Es, Io e Super-Io – e dedicata alla necessità della confessione, della condivisione dei segreti e delle colpe più profonde che ciascuno custodisce in sé.
Ambientato in una palazzina qualunque alle porte di Tel Aviv, il libro si compone di tre romanzi brevi intrecciati tra loro e incentrati sul tema della fragilità dei legami familiari. Un tragicomico monologo, una lettera spedita oltreoceano e la registrazione di una lunga serie di messaggi sui vecchi nastri di una segreteria telefonica sono i tre scritti nella bottiglia che i protagonisti devono necessariamente spedire per non sprofondare nella solitudine e nel senso di colpa.
Il condominio diventa così metafora di un sistema di relazioni mancate. Così vicini e così lontani, i personaggi-narratori s’incontrano senza mai veramente conoscersi, si salutano eppure non provano mai a entrare davvero in contatto tra loro. I temi dell’isolamento e di un’insopprimibile e improvvisa necessità di condivisione – esplorati in profondità, ma con toni mai troppo drammatici – sono al centro di questo originale meccanismo narrativo, che Nanni Moretti ha scelto come soggetto della sua nuova fatica cinematografica.
Eshkol Nevo – Tre Piani
Neri Pozza, Vicenza 2017
Pagg. 255, € 17
ISBN 9788854512696
https://neripozza.it/
BENJAMÍN LABATUT – QUANDO ABBIAMO SMESSO DI CAPIRE IL MONDO
Quando abbiamo smesso di capire il mondo, il terzo libro del cileno Benjamín Labatut, ha riscosso un sorprendente successo di pubblico e critica, divenendo un autentico cult. Un oggetto letterario non identificato, che miscela in parti uguali realtà e finzione, per raccontare in maniera del tutto originale alcuni dei più affascinanti episodi della storia della scienza moderna. Un intrico di racconti, aneddoti, frammenti di biografie e romanzi brevi, dedicati a chimici, fisici e matematici che hanno cambiato il nostro modo di concepire la realtà.
La grande attenzione riservata dai lettori a questo tipo di pubblicazione è forse dovuta alla centralità che la scienza ha riacquisito nel dibattito pubblico, dopo l’esplosione della pandemia nel 2019. In questi ultimi due anni abbiamo ricominciato a credere o a sperare nella ricerca, a studiare i precedenti storici delle grandi epidemie e a interpretare dati e curve logaritmiche, cercando di ricostruire il senso di quanto ci accadeva, andando in cerca di una luce in tempi di tenebre e spavento.
Ed è proprio questa polarità tra luce e ombra il tema fondamentale del libro di Labatut. L’invenzione del primo pigmento sintetico della storia, il Blu di Prussia, con cui van Gogh e altri grandi artisti moderni danno vita a tele innovative e iconiche, apre la strada alla formulazione del cianuro, con cui centinaia di gerarchi nazisti si tolgono la vita quando il sogno del Terzo Reich si sgretola sotto i colpi delle forze alleate. La scoperta di uno straordinario diserbante a base di azoto, che risolve una crisi agricola di proporzioni planetarie, porta alla produzione dello Ziklon B, il letale gas utilizzato ad Auschwitz, Treblinka e Sobibor. Dietro ai prodigiosi effetti di ogni avanzamento tecnologico si nasconde sempre una minaccia da fronteggiare. Le magnifiche sorti e progressive e la faccia oscura della Luna.
Ma al di là di questi singoli episodi, che l’autore collega tra loro in maniera brillante nella prima parte del libro, la questione si fa sempre più interessante quando la narrazione si sposta sui processi di elaborazione delle teorie scientifiche, che nel testo nascono sempre da una vertigine creativa, in cui vorticano follia e intuizione. I più grandi fisici e matematici dell’epoca contemporanea vengono infatti descritti, in tutto e per tutto, come personaggi romanzeschi, figure romantiche e misteriose, perennemente in bilico tra rivelazione e tenebra. Pur cercando di riportare con fedeltà le loro teorie, Labatut si muove in un territorio di confine tra divulgazione e invenzione, ricostruendo e reinventando le vicende biografiche, tragiche e rocambolesche, di questi straordinari innovatori. Da un lato c’è la dicotomia tra luce e ombra, tra comprensione e inconoscibilità dell’universo, dall’altra la miscela d’invenzione e non fiction che caratterizzano la narrazione. Labatut, da sempre appassionato tanto di scienza quanto di pensiero magico, sceglie questa singolare via per ricondurre l’appassionante storia del pensiero scientifico alla sua ineludibile dimensione di complessità.
Benjamín Labatut – Quando abbiamo smesso di capire il mondo
Adelphi, Milano 2021
Pagg. 180, € 18
ISBN 9788845935183
www.adelphi.it
DAVID DIOP – FRATELLI D’ANIMA
Vincitore del Premio Strega Europeo, del Booker Prize 2021 e di molti altri riconoscimenti internazionali, Fratelli d’anima racconta la storia di Alfa Ndiaye e Mademba Diop, due degli oltre 130mila fucilieri senegalesi arruolati dall’esercito francese e richiamati nel 1914 in Europa, per combattere alcune delle più terrificanti battaglie della Grande Guerra. Una vicenda poco nota, almeno in Italia, che merita invece di essere conosciuta, per comprendere al meglio la storia di uno dei più importanti conflitti della storia occidentale e le dinamiche di dominazione d’inizio Novecento tra le grandi potenze europee e le loro colonie in terra d’Africa.
Lo scrittore franco-senegalese David Diop, nipote di uno dei tiratori coinvolti nel conflitto, compie questo racconto dal proprio punto di vista privilegiato, descrivendo, attraverso un episodio romanzesco ed esemplare, le vicende vissute da migliaia di ragazzi provenienti dal West Africa animista durante la prima mattanza industriale della storia. I soldati senegalesi si ritrovano a combattere con un fucile in una mano e un machete nell’altra, tra le gelide e fradice trincee del settore orientale. Molti non comprendono il francese con cui gli ufficiali impartiscono gli ordini, tutti hanno il compito di terrorizzare il nemico con la propria leggendaria ferocia. La Grande Guerra diventa così anche il conflitto tra “i cioccolatini neri” d’Africa e “gli occhi azzurri” di Germania.
Nel suo romanzo, Diop non concede molto spazio all’analisi politica e all’approfondimento storico. Sceglie invece di costruire una narrazione lirica, composta da immagini evocative e continue ripetizioni, che ricordano i canti mitici dei griot. Il conflitto è visto attraverso gli occhi dei protagonisti, nel particolare, con una visione in primo piano che intende coinvolgere il lettore nell’azione e a fargli percepire il surreale senso di estraneità che deve aver travolto i soldati senegalesi, intenti a combattere per una causa a loro incomprensibile a migliaia di chilometri da casa.
David Diop – Fratelli d’anima
Neri Pozza, Vicenza 2019
Pagg. 122, € 16
ISBN 9788854517615
https://neripozza.it/
BERNARDINE EVARISTO – RAGAZZA, DONNA, ALTRO
Chi sono le donne nere britanniche oggi? Il fortunato libro di Bernardine Evaristo, prima autrice di colore ad aggiudicarsi il Booker Prize, ex-aequo con I Testamenti di Margaret Atwood, prova a rispondere a questa domanda impossibile. Lo fa raccontando le storie di dodici personaggi al femminile. Adolescenti e novantenni, lesbiche ed eterosessuali, artiste, femministe radicali e insegnanti frustrate. Quello che la scrittrice anglo-nigeriana intende definire è un’articolata pluralità d’identità, una costellazione di differenti personalità e punti di vista.
Origine, classe sociale, orientamento sessuale, convinzioni politiche, passioni personali sono i cromosomi letterari che Evaristo si diverte a scomporre e ricombinare, per dare vita a una galleria di personaggi eccentrici e al contempo del tutto credibili e riusciti. Seguendo le loro storie, assumendo il punto di vista di ciascuno di essi, l’autrice costruisce un romanzo polifonico e intersezionale. Questa coralità è anche il cuore politico di un’opera che intende rappresentare soprattutto la multiculturalità della Gran Bretagna contemporanea, come dato di fatto e come risorsa da difendere con sfrontatezza e leggerezza.
Per fare questo, l’autrice sceglie di mettere da parte la struttura classica del romanzo di trama, per comporre un flusso narrativo torrenziale e ritmato insieme. Abbandona la punteggiatura tradizionale, i punti e le maiuscole, e si abbandona allo scorrere dei pensieri e delle azioni delle protagoniste, senza però lasciare che il lettore si perda nella fitta trama degli avvenimenti. Come punti di riferimento non occorrono direzioni e convergenze narrative, che pure non mancano: bastano i personaggi, i loro corpi e le loro personalità.
Bernardine Evaristo – Ragazza, donna, altro
SUR, Roma 2020
Pagg. 520, € 20
ISBN 9788869982279
www.edizionisur.it
MARIO DESIATI – SPATRIATI
Spatriati sono gli irregolari, raminghi, in cerca d’identità sessuale e collocazione sociale. Persi in un’interminabile adolescenza. Irrisolti e incompiuti, un po’ per scelta, un po’ per natura. Spatriati sono Claudia Fanelli e Francesco Veleno, due ragazzi di Martina Franca, che sin da giovanissimi si ritrovano indissolubilmente legati e apparentati dalla loro comune e insopprimibile irrequietezza. Migliori amici, amanti, fratelli, fidanzati: impossibile scegliere la casella giusta da spuntare per definire la natura della loro relazione. Claudia e Francesco crescono insieme in maniera simbiotica, allontanandosi e ritrovandosi continuamente, in una perenne migrazione tra i muretti a secco della Puglia, il vetro e l’acciaio di Milano e i templi sintetici della scena techno di Berlino.
Nella sua ultima uscita per Einaudi, Mario Desiati compie una descrizione estremamente raffinata del senso di estraneità che accomuna i due personaggi. Essere spatriati è una condizione esistenziale e insieme un elemento caratteristico della contemporaneità. I temi della fluidità dell’identità sessuale e dell’impossibilità d’accedere a una condizione sociale solida e definitiva, ad esempio, ci paiono come tratti caratteristici del nostro tempo. Al contempo, però, “spatriati” è un termine dialettale, tradizionale, con cui da sempre, in certi luoghi della Puglia, vengono descritti gli spiantati, quelli che non si accaseranno mai. Il termine “patria”, che normalmente associamo a una dimensione territoriale e politica, deriva dal latino pater e rimanda a un concetto di discendenza che ha un valore tanto biologico quanto culturale. Si è spatriati, semplicemente, quando non ci si sente a proprio agio all’interno di una comunità che condivide valori e riferimenti che provengono dal passato.
La bellezza del romanzo risiede in gran parte nella capacità di definire in maniera così precisa e sincera la condizione che collega i due protagonisti. C’è una tenerezza profonda nel loro comune senso d’irregolarità che, nonostante tutto, rende Claudia e Francesco meno soli e infelici di quanto sarebbero se non si fossero mai incontrati. Per restituire tutte le sfumature di questo legame, Desiati utilizza una prosa calda ed elegante, il cui lirismo viene compensato dalla schietta ironia dei personaggi e dal disagio che trasuda da certe ambientazioni, soprattutto della provincia pugliese, rassicurante e ostile insieme.
Mario Desiati – Spatriati
Einaudi, Torino 2021
Pagg. 288, € 20
ISBN 9788806247416
www.einaudi.it
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati